RILEY.
I suoi capelli furono la prima cosa che vidi quella notte. Quel liquido nero che formava una scia sui suoi capelli, spargendosi sulla sua schiena, mi fece camminare verso di lei. La caffetteria sembrava tranquilla. Uno studente era appena salito sul palco. Stava cantando attraverso un vecchio microfono e teneva una chitarra, quale sembrava essere più larga del suo fragile corpo. Tutti nella folla sembravano silenziosi e la sua voce ossessiva era l’unico suono che si sentiva.
Come stavo camminando verso la ragazza dai capelli scuri, lei si voltò nella mia direzione. L’azzurro ghiaccio dei suoi occhi colpì qualcosa di familiare dentro di me e mi sentii come se conoscessi già questa estranea. Non riuscivo a ricordare da dove venisse e non sono una di quelle persone che crede nell’amore a prima vista. No, non era amore a prima vista o qualche forza magica, la conoscevo.
Forse la mia mente mi stava ingannando. Forse era solo un puntino a caso nella folla, ma non lo sentivo in quel modo. Si sentiva come se fosse familiare in un modo pericoloso ed al contempo fragile, nei suoi aderenti blu jeans e nella maglietta a stampa floreale. Non ero sicura di come interpretarla o se fosse anche solamente interessata ad essere interpretata, ma avevo bisogno di scoprirlo.
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L’insegna a neon appesa sopra il mio bar preferito è oscurata da mesi. La metà delle lampadine sono fulminate e sono convinta che le persone quali passano per la strada non saprebbero nemmeno dire cosa c’era in quel vecchio edificio di mattoni. Ho detto un centinaio di volte a Donald, il figlio del proprietario, di aggiustarlo, ma a lui non sembra importare. Preferirebbe spendere soldi in un buon caffè o supportando una band locale che in un’insegna di merda, ha detto.
In questo momento, sono in ritardo, dovevo incontrare quì Gina trenta minuti fa, ma dovevo riprendere Devon da scuola, di nuovo. Il mio fratellino sembra essere sempre l’ultimo tra i bambini, aspettando sui gradini, da solo, quando mi precipito a prenderlo. Il lavoro di mio padre stà diventando sempre più impegnativo, in particolare per un presunto lavoro part-time. Ogni giorno di questa settimana sono dovuta uscire durante la lezione di letteratura e precipitarmi alla scuola elementare. La mia vita era molto più semplice quando la mia famiglia era “normale”.
Estraendo il cellulare dalla tasca, controllo la lista dei messaggi non letti mentre cammino all’interno. Quattro da Gina, come sospettavo, e uno da mio padre, chiedendomi di prendere la cena quando rientrerò a casa. Sospiro, provando a pensare come tornerò con un pasto per tre persone quando la cucina è quasi vuota ed io non lavoro fino a domani sera. Da quando mia madre si è trasferita, non ha fatto molto per Devon, anche se vive con lei, trascorre la maggior parte del tempo a casa di mio padre, con me.
Mentre procedo all’interno di Broo, il pacchiano nome del bar, cammino attraverso la folla per trovare il tavolo sul retro. Gina si siede sempre lì, al tavolo più lontano dalla porta. Quando mi vede i suoi occhi marroni diventano più scuri e raddrizza la schiena. Merda.
“Hey, scusami sono in ritardo. Io-” mentre mi chino per baciarla, mi porge la guancia. Le mie labbra toccano i suoi capelli e colgo il suggerimento. Mi siedo di fronte a lei e prende il suo cappuccino, facendo scorrere la lingua lungo il bordo della tazza di porcellana.
Colgo il sarcasmo che mi lancia e cerco di comportarmi con leggerezza. Gina è una testa calda, anche più di me, e questo la dice lunga. È esuberante, spesso incolpa le sue origini dominicane per il suo temperamento e la sua bocca da scaricatore di porto. Io non sono migliore; lei è solo più estroversa di me. Molto più rumorosa.
“Riley, guarda...” Inizia; i corti capelli castani le incorniciano il volto, dandole un look ancora più nitido al di sotto della luce fioca.
“Sono stata molto più che paziente con le tue stronzate.” Dice e mi mordo la lingua, aspettando. “Sei in ritardo. Ancora.”
Mi protendo verso di lei e appoggio le mani sulle strappature dei miei jeans alle ginocchia. “Sì, e tu sai il perchè.” Inizio a spiegare. Lei non sa esattamente la ragione per la quale sono sempre in ritardo o perchè ho dovuto cancellare i nostri appuntamenti più spesso dell’abituale durante queste ultime settimane.
“No, no, non lo so il perchè. È questo il problema. Non mi dici un cazzo.” Lecca le sue labbra piene e prosegue, “Non posso continuare più questa stronzata con te. Sono stufa di aspettarti. Sai quante scuse ho inventato per te?” Gina alza la voce.
Vorrei dirle che mi dispiace e che presterò più attenzione al mio tempo ed al suo ed a tutta questa merda, ma qualcosa mi ferma. Voglio lottare per questo, per lei?
Gina alza gli occhi al cielo ed inizia a picchiettare le unghie ai bordi della sua tazza.
No. Non voglio discutere con lei su questo. Ho visto i suoi alti e bassi da quando si è trasferita alla facoltà del mio college alcuni mesi fa. Era in ritardo il suo primo giorno e mi ha chiesto indicazioni per la classe d’arte, dove mi è capitato di andare. Stava imprecando, per metà in una lingua e per metà in inglese, trovai il suo fuoco affascinante e rinfrescante ma da quando ho potuto conoscerla, ho sentito la scottatura di quel fuoco, non ero più sicura che fosse una cosa buona.
Non stavo cercando niente di serio quando l’ho incontrata e questo non è cambiato da allora. Mi piace il modo con il quale mi fa impegnare anche solo per vederla. Non ho toccato nessun’altra da un po, però mi piacerebbe averne la possibilità.
“Davvero Riley, niente? Non hai intenzione di dire niente?”
Mi guardo attorno nel piccolo bar, assicurandomi di non avere un contatto visivo con nessuno, ed osservo le coppie intorno a noi. La prima coppia, seduta alla nostra destra, è troppo occupata a stare l’uno sull’altra per notare il mio sguardo fisso su di loro. Le braccia della ragazza sono avvolte attorno alle spalle del ragazzo, mentre la bocca di lui è bloccata sul collo di lei.
La seconda coppia, di mezz’età, molto sorridente, mi fa venire i brividi. Sono troppo felici. Nessuno è così felice.
Lampi di Gina nella foga del momento arrivano alla mia mente. Il momento è stato la scorsa settimana, il suo drink era ghiacciato, pieno di vodka e bruciava come l’inferno quando me lo tirò in faccia. Il liquido era freddo, ma il liquore nei miei occhi era anche peggio. Beh, e le voci degli sconosciuti nel ristorante, bisbigliando sulle due ragazze che litigavano di fronte a loro.
Sono abituata alle persone che mi fissano. Sono cresciuta con l’abitudine di chi bisbigliava alle mie spalle ed agli sguardi storti delle persone, come se non avessi lo stesso diritto di tenere la mano alla mia ragazza di quello che hanno loro. Ma Gina non ne è abituata e non vuole abituarsi. Ho fatto un paio di scenate, ma Gina le porta tutte ad un livello superiore. Non posso nemmeno ricordarmi perchè si è arrabbiata con me e perchè io ne ero infastidita, ma era come se fosse stata in missione ed avesse dovuto far sapere a tutti in quel posto quanto era arrabbiata.
“Addio Riley.” Gina si alza dal tavolo ed io non ho ancora trovato delle parole da poterle rivolgere. Semplicemente non le sento; non mi sento come qualcuno quale ragazza ha appena rotto con lei. Mi sento neutrale, leggermente infastidita, ma nemmeno quello è qualcosa di nuovo.
“Addio.” Sforzo la parola dalla mia bocca.
Rimango seduta lì, al tavolo sul retro e chiudo gli occhi. Sono così stanca. Tra le lezioni, il prendermi cura di Devon e trattare con mia madre per il lavoro in uno studio di design, sono esausta.
Mi ritrovo alla deriva, con poco sonno finchè non mi sforzo per alzarmi in piedi. Afferro il mio cellulare e mi dirigo verso l’uscita. Ho un lavoro per domani, uno facile, ma non l’ho ancora iniziato.
Data la mancanza di sonno, sono sicura che me la caverò con la cena ed aiuterò Devon a fare il bagno, saranno le nove prima che riesca ad iniziare. Caffeina, ho bisogno di caffeina. È l’ora di mettersi in fila, non è così male per una serata musicale ed aspetto il mio turno per ordinare. Appena la voce del cantante di questa sera inizia, qualcosa si blocca davanti a me. Il nero è tutto ciò che vedo. La luce colpisce l’onda di nero ed io sento una risata leggera quando una ragazza si gira, i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.
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FREE. (Italian Translation)
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