1.

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«Che ci fa qui Barbie Sposa?» sghignazza un ragazzo dai folti capelli castani.
Lo sconosciuto non ribatte, si limita ad incassare i miei soldi.
Alzo il capo, distogliendo l'attenzione dal raccoglitore posizionato di fronte a me e inchiodo Spilungone con lo sguardo.
«Non saprei. Di solito tu cos'è che fai in un negozio di tatuaggi?»
«Di sicuro non mi imbatto in tizie conciate così.» indica il mio abito.
«Non che siano affari tuoi, ma non avevo altri vestiti.» sbuffo.
«Chi hai lasciato all'altare, bambolina?» ride.
«Nessuno di importante.» torno a prestare attenzione ai disegni.
«Andiamo, Harper.» sospira lo sconosciuto.
«Che nome tremendo, bambolina.»
«Non mi chiamo Harper, dannazione!» con uno scatto chiudo il raccoglitore e seguo il fumatore all'interno di una stanza. Le pareti sono piene di adesivi, disegni e foto che ritraggono paesaggi e persone. Al centro vi è un lettino, al suo fianco uno sgabello regolabile e poi scaffali e tavolini pieni di attrezzi e altre cose di cui non conosco il nome. In effetti, se vogliamo proprio mettere i puntini sulle 'i', non ero mai entrata all'interno di un negozio di tatuaggi. So soltanto che ti infilzano ripetutamente con un ago.
Merda.
Deglutisco e avanzo piano verso il lettino, sollevo più che posso il vestito e mi siedo.
«Decido io dove tatuarti.»
«Assolutamente no.»
«Mi hai dato trentacinque dollari. Con questa miseria avrei solo dovuto rifiutare, eppure...»
«D'accordo, accidenti, d'accordo. Ma» gli punto un dito contro «non ho intenzione di mostrarti niente di quello che pensi.»
«Io penso che invece mi mostrerai proprio quello che penso.» ghigna.
«Non ho intenzione di farti vedere le tette. Sono pure piccole. Credimi, non è un affare.» provo a convincerlo.
«Io volevo il fianco destro.» mormora con gli occhi puntati sulla mia scollatura.
Arrossisco dalla punta delle orecchie a quella dei piedi, distolgo lo sguardo e mi schiarisco la gola.
«Capisco. Ed esattamente com'è che vorresti arrivarci?» chiedo.
«Immagino che dovrò scavare in mezzo-»
«Non ci provare.»
«-al tuo prezioso vestito.»
Può esserci situazione più imbarazzante di questa? Può?!
«Penso tu possa prestare a Barbie Sposa i tuoi vestiti, Danny. Non vorrai mica scavare davvero in mezzo al suo prezioso vestito.»
Spilungone ci osserva divertito, le braccia incrociate al petto che evidenziano i bicipiti contratti.
«Danny.» ripeto piano. «Danny, Danny, Danny.»
Suona bene.
«Congratulazioni, hai imparato una parola nuova. Urrà. Adesso muovi il culo bianco nel ripostiglio e cambiati.» sbuffa indicando una porta alle mie spalle. «C'è un armadietto con su scritto il mio nome, aprilo e mettiti quello che trovi.»
«Bevevi veleno e biscotti da piccolo? Accidenti.» borbotto.
Acciuffo l'orlo dell'abito e tento di poggiare i piedi sul pavimento. Quando mi accorgo di aver pestato buona parte del tessuto e che nell'arco di due secondi finirò con la faccia per terra strizzo gli occhi e mi preparo all'impatto. La presa salda attorno al mio braccio, però, non me lo permette.
«Muoviti, imbranata.»
«Prego, bambolina.» mi sorride Spilungone.
Ignorandolo arranco verso lo sgabuzzino e, dopo aver trascinato l'intero abito dentro, mi chiudo la porta alle spalle.
Uscire da questa trappola mortale è difficile, oserei dire persino rischioso se consideriamo che ho rischiato di tagliarmi dieci volte con il corsetto che indossavo sotto. Abbasso lo sguardo sull'ammasso bianco ai miei piedi e respiro profondamente. Bene, per oggi dovrei aver evitato la morte. Apro l'armadietto di Danny e recupero quella che sembra una t-shirt nera a maniche corte e un paio di pantaloncini del medesimo colore. So già che i suoi indumenti mi andranno larghi ma sono sicuramente meglio dell'abito da sposa quindi mi sbrigo a indossarli e sospiro sollevata quando il tessuto morbido mi accarezza la pelle martoriata dello stomaco. Libero anche i capelli dallo stupido chignon stretto e vi passo una mano in mezzo. Adesso ci siamo.
Apro la porta e scalcio il vestito ai miei piedi per uscire. Poi, dall'alto dei miei venticinque anni, ci salgo sopra e lo calpesto più e più volte. Il tutto davanti ai due ragazzi che mi hanno permesso di entrare.
«Da Barbie Sposa a Bambolina Psicopatica. Direi che va a meraviglia.»
«Ti prego.» Danny rilascia un gemito sofferente.
«Mi dispiace. Dovevo.» scalcio via il vestito e prendo posto sul lettino, poi sollevo la maglia fin sotto il seno.
«Ci metterai tanto? Perché ti avviso che non reagisco bene al dolore, soprattutto agli aghi.» Danny non mi risponde, aggrotta le sopracciglia e allunga i polpastrelli in direzione del ventre piatto.
«Che è successo?» domanda piano mentre sfiora cauto le lunghe linee rosse che riempiono la mia pelle.
«Mia madre e mia zia hanno insistito affinché indossassi un corsetto sotto l'abito. Sono l'unica in famiglia con un seno discreto, quindi volevano evidenziarlo il più possibile.»
«Ti hanno costretto ad indossarlo solo per ingrossare la mercanzia?»
«Credimi, l'altra opzione non era nemmeno da prendere in considerazione.» sospiro spostando lo sguardo sulle piccole collinette sporgenti.
«Qual era l'altra opzione?» domanda Spilungone.
Per qualche strano motivo non c'è più divertimento nella sua voce. In effetti, credo anche di poter comprendere il perché.
«Protesi.» rispondo tranquilla.
«Volevano che ti rifacessi il seno. Sai che è da pazzi, vero, Harper?»
Alzo gli occhi in direzione del ragazzo e sorrido arricciando le labbra.
Già, sono all'antica, eppure, mi avrebbero fatto affrontare un'operazione del genere. Che dire, i Fitzgerald non smettono mai di stupire.
«Beh, adesso non dovrò più preoccuparmene. A quest'ora saranno furenti con la sottoscritta e di certo non mi sposerò quindi... tatuami. Questo sì che li farà andare fuori di testa.» accenno una risatina.
Danny scuote il capo, non commento il veloce sorriso apparso sul suo volto e chiudo gli occhi.
«Esci, Spilungone, non ho intenzione di piagnucolare anche davanti a te.»
«No! Ho tutta l'intenzione di gode-»
«Esci.» ribatte Danny.
«Cazzo.» borbotta prima di chiudersi la porta alle spalle.
«Rilassati, non ci metterò molto. Se ti faccio male e vuoi riposarti, avvisami. Hai capito tutto?»
«Hm-hm.» annuisco.
Sento la sua mano abbassare il bordo dei suoi pantaloncini, poi sfiorare il mio fianco sinistro.
«Adesso trasferisco il disegno sulla pelle quindi quando sentirai la sensazione di bagnato è solo il liquido per stencil.»
Apro un occhio e lo vedo indossare dei guanti in lattice, mi lancia uno sguardo e accenna un altro sorrisetto.
Maledetto lui e il suo sorriso sexy.
«Iniziamo.»
Prende posto al mio fianco e comincia a lavorare. A primo impatto la sensazione dell'ago sulla pelle mi fa irrigidire ma quando capisco che non farà più male di così comincio a rilassarmi.
«Mi dici cosa stai disegnando?»
«No.»
«Danny.» sbuffo.
«Non ti muovere.» mi lancia uno sguardo d'avvertimento.
«Scusa.» bofonchio.
Stamattina stavo per sposarmi e adesso vengo tatuata dal tipo a cui ho offerto tutti i soldi che avevo in caso di emergenza. Immagino che camminerò fino a casa di Delia. Del resto, cosa c'è di meglio di una splendida passeggiata sotto il sole cocente di settembre? Niente. Assolutamente niente.
Non so quanto tempo passi prima che Danny finisca, so solo che ho tentato di contare le foto della parete di fronte a me fallendo miseramente tutte le dodici volte che ho provato.
«Puoi guardare, imbranata.» sogghigna il ragazzo.
Scatto a sedere e abbasso lo sguardo sul fianco arrossato. Assottiglio gli occhi per poi sgranarli l'attimo dopo quando un urlo isterico abbandona le mie labbra.
«Pazzo! Tu sei un pazzo!» scendo dal lettino. «Ma che ti salta in testa?!»
«Che è successo? Cosa le hai tatuato?»
Spilungone apre la porta e corre nella mia direzione.
«Ecco cosa ha fatto questo... questo... ugh!» strillo.
Spilungone porta gli occhi sul mio fianco, poi comincia a ridere.
Seguo il suo sguardo e rilascio un profondo respiro mentre penso a come strappare via quel dannato nome dalla mia pelle.
Sì, Danny il fumatore ha appena impresso sul mio fianco il nome di quella maledetta bambina.
HARPER

𝐇𝐀𝐑𝐏𝐄𝐑 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟏]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora