Il bar è all'esterno molto semplice: una semplicissima porta a vetri molto moderna, trasparente quanto basta per scorgere l'interno del locale, ma comunque abbastanza opaca da non lasciar intravedere tutto, situata in mezzo a due colonne di ordine ionico in scala 1:1 poste sopra uno stilobate in marmo alto cinquanta centimetri e sormontate dall'architrave che, per rispettare i canoni dell'architettura greca, circumnaviga tutto il quartiere, con gradimento da parte dei vicini che ne usufruiscono per stendere i panni su apposite cordicelle ad hoc. Sopra l'architrave sta un fregio composto da metope, triglifi e finestre; quando queste sono chiuse si può ammirare la decorazione completa che rappresenta il mito di Fetonte, punto per punto, per tutta la lunghezza della composizione. Ogni metopa rappresenta una scena, e quando una di queste viene sostituita da una finestra di qualche appartamento vicino la trama subisce delle variazioni ogni volta stupefacenti.
La storia comincia all'angolo fra Via Speronari e Via Falcone, proseguendo in direzione Sud-Ovest fino all'incrocio con Via dell'Unione dove si può assistere ad un impertinente Fetonte che mostra il sedere al padre Helios con le finestre chiuse e ad un ancor più irriverente Helios che mostra il sedere al figlio con le finestre aperte. Proseguendo lungo Via dell'Unione in direzione Nord-Ovest lo sguardo dell'osservatore viene catturato da uno stremato Helios che prova a non farsi convincere dagli occhioni dolci di Fetonte a cedergli il cocchio per un giorno intero. Qui, durante l'estate, quando tutte le finestre che si affacciano su Via dell'Unione sono spalancate, la trama muta per qualche mese. A giugno Fetonte chiede il cocchio a suo padre e questi gli dà un pugno in testa, a luglio Helios cede il cocchio a Fetonte e questi gli dà un bacino sulla guancia, a fine luglio la signora Concetta che abita al primo piano flirta con Fetonte, i primi di agosto il signor Pasquale, dirimpettaio della signora Concetta, flirta con Eos, a metà agosto il signor Pasquale e la signora Concetta rubano il cocchio ad Helios e si schiantano sul capo della dea Teti, a fine agosto Fetonte tradisce la signora Concetta col signor Pasquale e la dea Teti è in stato vegetativo, infine, ai primi di settembre, Fetonte riesce ad ottenere il cocchio di suo padre. All'angolo tra Via dell'Unione e Via Torino, in direzione Nord-Est, Fetonte guida allegramente il cocchio fischiettando "Sciolgo le trecce ai cavalli" di Umberto Balsamo; alla terza finestra c'è un buco di trama: per sei mesi l'anno, quando il marito della signora Priscilla non sta con la sua amante a Roma, Fetonte perde il controllo del carro, rimbalza sul letto vuoto e perfettamente rifatto nella camera da letto e finisce, effettuando un tuffo verticale con doppio salto mortale indietro ed un avvitamento e mezzo guadagnandosi sei 10 da parte delle costellazioni dell'aria e dell'acqua, nella presa dello Scorpione; quando il marito della signora Priscilla sta a Milano, Fetonte inciampa nel groviglio di corpi sudati che giacciono sul letto stremati dalle intense notti cui li costringe la signora Priscilla ed arriva con un notevole ritardo di ben due ore e dieci minuti alla stazione Milano Porta Vittoria diretto a Melegnano sul binario tre. Quando Fetonte finalmente arriva in prossimità delle corna taurine e l'effetto serra ha devastato i campi di girasoli milanesi e prosciugato le acque del Po cancellando così l'unica separazione tra Italia e Nord Africa, una indignata Gea ed un furioso Zeus in estate, e gli scorbutici coniugi Fontanini il resto dell'anno, inceneriscono chi con i fulmini e chi con le luminarie di Natale il povero Fetonte che precipita sulle rive del fiume Eridano all'angolo tra Via Torino e Via Speronari direzione Sud-Est. Al civico 7 poi, per ben otto anni, si è creduto che le signorine ultraottantenni del circolo di conversazione piangessero la morte del giovane Fetonte. Quando infine, dopo la prematura scomparsa delle suddette signorine, le finestre del circolo vennero chiuse lasciando posto all'immagine dei cinque pioppi accanto alla lapide di Fetonte, nessuno notò la differenza. La storia si conclude proprio sopra l'insegna del bar, con un tronfissimo Zeus che, scagliando una saetta, accende il neon con la scritta BAR PLAYBOY, dovuta alla presenza di tre metope raffiguranti le più belle copertine dell'omonima rivista tra gli anni '60 e '70.
L'interno del locale è invece di una confusione tremenda: non appena si entra si rischia di essere travolti da una valanga di giornali e riviste hot, di assoluta necessità in un bar di un certo livello, che sono tutti perfettamente disordinati sui tavoli disposti al centro. Inizialmente il locale aveva trenta coperti, ma con il passare degli anni e con l'affezionarsi dei clienti a certe riviste, i coperti si sono ridotti a tre, perché gli altri ventisette servono a sorreggere l'immensa mole di giornali. Scavando muniti di pala e piccone, in due ore circa si comincia a scorgere il bancone bianco con striature azzurre, molto patriottico essendo il titolare greco, assolutamente spoglio se non fosse per la presenza di tre statuette raffiguranti un asino, un uomo che scivola, e la cacca dell'asino sulla quale scivola l'uomo. Dopo altri dieci minuti si riesce ad uscire finalmente dall'ammasso di cartacce e ad avvicinarsi al bancone con numerosi minerali estratti lungo il tragitto (perduti dai precedenti clienti) che vengono utilizzati per permettersi i costosissimi caffè del locale. Speciali.
Il Barista, un uomo sulla quarantina, alto, muscoloso e pieno di tatuaggi raffiguranti il mito di Fetonte, lavora in questo locale da quando ha aperto, poiché è stato l'unico abbastanza paziente da imparare le straordinarie ricette del proprietario: il signor Demetrio.
Demetrio è un omino greco originario di Citera che parla esclusivamente in volgare fiorentino ed ha realizzato il suo grande sogno: creare il caffè perfetto, infatti nessuno osa dirgli che il suo tanto ricercato caffè sa di legno, perché è consapevole che potrebbe subire lo stesso destino della statuetta sul bancone.
Nonostante il sapore di parquet in frassino del caffè, moltissimi clienti entrano ogni giorno in questo caratteristico bar. Molti sono solo di passaggio e magari non conoscono la storia di questo locale, molti invece sono ormai clienti abituali. Demetrio ci mette davvero poco ad affezionarsi ai clienti e poiché oltre ad avere una grandissima passione per il caffè, ha anche un'ancor più grande passione per i pettegolezzi. Quando può racconta sempre ai suoi clienti delle storie così assurde che stento a credere siano accadute realmente.
Comunque, il bar ha chiuso dopo la partenza di Demetrio per la Grecia (si è venuto a sapere, ma sono solo voci di corridoio, che avesse una moglie e quattro figli e che li avesse lasciati lì) il bar chiuse i battenti ed io, smosso da un profondo senso di ammirazione nei confronti del suddetto proprietario, ho deciso di raccogliere in questo libro alcune tra le più belle storie raccontate da Demetrio.
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Il caffè
HumorPrendendo spunto dall'omonima rivista dei fratelli Verri, 'Il caffè' vuole essere una raccolta di racconti, monologhi e dialoghi comici ambientati all'interno e nei dintorni di un famosissimo bar della Milano dei tempi passati. Personaggi sopra le r...