Capitolo 1

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"Sento di essere diversa da loro, come se qualcosa in me fosse sbagliato o rotto". 

Pensavo che questa fosse una giornata noiosa come al solito, ma qualcosa non è andato secondo i miei piani. Di solito tengo lontane da me le persone, mi piace isolarmi da tutto e tutti e fregarmene dei pensieri altrui. Molte persone mi ritengono strana e forse hanno ragione. Non ho molti amici, la maggior parte dei miei compagni ha paura di parlarmi e di avvicinarsi a me e questo mi piace; mi piace che le persone mi temano e preferisco tenere i miei pensieri per me. Oggi, mentre stavo pranzando in un tavolo completamente vuoto e isolato, si è avvicinato a me un ragazzo che non avevo mai visto. Di norma riesco a ricordarmi facilmente di tutte le persone che vedo, nonostante non mi piaccia la loro compagnia non mi scordo mai di nessuno. Lui sembrava diverso; era molto alto, aveva dei capelli ricci di colore nero che gli ricadevano sugli occhi verdi smeraldo. La sua carnagione era chiara e splendente, come una divinità greca. I suoi occhi si posarono su di me e mi scrutarono dall'alto al basso, come un lupo mira alla sua preda. Si avvicinò furtivamente al mio tavolo e io lo fulminai con lo sguardo, per fargli capire che doveva starmi lontano, ma lui continuò a venire verso di me indisturbato. Nel suo viso troneggiava un grande sorriso ironico e divertito dalla situazione. Si sedette con calma davanti a me e mi rivolse la parola con un sorriso ancora più pronunciato e con un tono di voce freddo come la morte.

<< Penso che una bella ragazza come te non dovrebbe essere tutta sola ... hai bisogno di un po' di compagnia? >>.

Io lo guardai con fare disgustato e sulla mia faccia si dipinse un ghigno derisorio, ma lui continuò divertito. 

<< Prenderò il tuo silenzio come un sì. >>.

Fece un occhiolino e si alzò dal tavolo, sedendosi accanto a me.

Io gli dissi in modo ironico, ma al contempo infastidito: << Se avessi avuto bisogno di compagnia preferivo chiederla al mio cane.>>.

Lui si morse il labbro e disse << Che bel caratterino...comunque io sono Ethan e tu ragazza misteriosa? >> .

Ci fu un minuto di silenzio in cui lo scrutai con uno sguardo penetrante, ma lui senza perdersi d'animo esclamò << Ti devo pregare per sentirmelo dire?>>.

 Io aspra insinuai << Non ti dirò il mio nome perché non voglio la compagnia di uno come te.>>.

 Lui con disappunto si avvicinò al mio orecchio e pronunciò <<Mi piacciono le ragazze come te, testarde e con aria di sfida.>>.

Io senza pensarci due volte, offuscata dalla rabbia, lo spinsi giù dalla sedia; e in men che non si dica ci ritrovammo nell'ufficio della preside.

La porta del suo ufficio era semichiusa, un'assistente ci condusse all'interno della piccola stanza, dove una donna molto alta, robusta e con sguardo severo mi fissò meravigliata al di là della sua spaziosa scrivania. Io non mi ero mai messa nei guai prima d'ora, quindi non sapevo come comportarmi, ma il ragazzo di fianco a me sembrava essere esperto. Cercai di nascondermi per la vergogna che provavo. L'incontro durò all'incirca 20 minuti, dove abbiamo dovuto ascoltare il discorso della preside infuriata, anche se lei non sapeva cosa era successo veramente. Tutto terminò quando la preside ci chiese una spiegazione valida e il nuovo ragazzo disse che era stata tutta colpa sua perché mi stava importunando.

 La donna, con aria minacciose disse <<Non posso di certo lasciare inosservato ciò che è accaduto, quindi vi dovrò dare una punizione.>>.

Dentro di me avrei voluto urlare perché non avrei potuto sopportare un minuto di più in compagnia di questo soggetto irritante ed invasivo. Dopo questi minuti di inferno, le lezioni erano terminate perciò tornai a casa.

Casa mia si trova in città; ci abitiamo io e mio padre. Lui è un'uomo molto alto, ma con un aspetto completamente diverso da me e con un carattere difficile come il mio. Io sono di media statura, abbastanza magra, con capelli lunghi color nero come la notte e occhi grigi, mio padre da piccola mi diceva sempre che assomiglio molto a mia madre. Lei è morta dandomi alla vita. Mi sono sempre sentita responsabile per ciò che le è capitato. Ogni volta che mi guardo allo specchio e vedo lei, comincio a sentirmi sbagliata e piangere.


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