JamesResto nel mio studio come tutte le volte in cui ho bisogno di starmene in pace. Non che qui dentro sia possibile averne, ma almeno ci provo...
La porta viene spalancata all'improvviso.
Come non detto.
«Salve sorella, stavolta a cosa devo la tua presenza qui?» Le dico, guardandola.
«Per quello che tu non vedi» mi risponde sarcastica.
«Illuminami» esordisco con arroganza.
«Non credo debba spiegarti quanto bisogno hai di persone in più qui in negozio, James. Motivo per cui devi iniziare a collaborare per trovare una soluzione.»
La voce, che riecheggia stridulamente nel mio studio, non è altro che della bionda che sopporto da una vita. Questi occhi chiari e questo corpo magro li ho sempre intorno, come una sorta di punizione divina.
«Joy, ti ho detto di no, il discorso è chiuso» ribatto nervosamente.
«No, certo» replica piccata, prima di sedersi all'altro lato della scrivania in mogano.
«No, proprio così. Non ho il tempo per istruire un’altra persona. Sarebbe impossibile» torno a ripeterle.
«D’accordo, però devi almeno guardare questi» mi porge subito dei fogli.
«E allora?» Replico con indifferenza, dopo aver dato a essi uno sguardo veloce, senza soffermarmi.
«Questi sono tutti gli appuntamenti di questa settimana» afferma concisa.
«Ne sei sicura?»
«Le carte che ti ho dato non mentono» e neanche la preoccupazione dipinta sul suo viso.
«E quindi cosa, Jo? In questo momento ho le mani legate» cerco di spiegare il mio punto di vista.
«No, devi solo accettare il fatto di aver bisogno di una mano, per recuperare le ore che tu e Rob avete in sospeso. Non potete farcela da soli.»
«Per quanto vi sforziate di far coincidere gli orari con i clienti, la situazione va sempre più peggiorando. È impossibile incastrare gli appuntamenti, ce ne sono talmente tanti che non so più dove mettere le mani.»
Me ne sono accorto anch'io, ma non so come migliorare la situazione.
Io ho uno studio da mandare avanti, dei clienti già in coda e non so dove sbattere la testa. Non ho il tempo materiale per istruire nuovo personale. Non che voglia lamentarmi, ma non credevo che la situazione sarebbe degenerata così in fretta.
«Non ho modo per istruire altro personale Joy, né tanto meno ne ha Rob» le faccio presente.
«Lo so Jay, ma se si vuole, le soluzioni si trovano e il tempo anche.»
Non mi piace il tono di sfida che sta usando, mi sto pentendo di essere rimasto ad ascoltare.
«E quindi, cosa?» sbotto all’istante.
«James, per favore» tenta di allentare il tono della voce per non farmi innervosire ancora di più, ma non le riesce affatto bene. «Cerco solo di aiutarti» mi dice con apparente dolcezza.
«Aiutarmi? Come sei banale, Jocelyn» rido amaramente. «Se avessi voluto davvero farlo, saresti venuta qui cercando di risolvere la situazione insieme, ma ovviamente è chiedere troppo.»
«Siamo qui ora e possiamo parlarne da persone civili senza litigare, perché sono stanca di tutto questo» ribadisce guardandomi.
Ovviamente.
«Sei solo stanca che qualcuno riesca a dirti le cose come stanno!» Il mio sguardo esprime il fastidio che provo.
«No, sei tu a non voler vedere la situazione per quella che è, razza di fratello ingrato che non sei altro, ma va bene così. Da oggi in poi non mi intrometterò più nel tuo lavoro, te lo assicuro, soprattutto dopo aver visto che il mio essere preoccupata per te è considerato come un "difetto"» mi fa presente.
Mi rendo conto che forse è più simile a me di quanto voglia dare a vedere, il motivo che ci ha divisi più di una volta è lo stesso carattere scontroso e orgoglioso che ci accomuna.
«Tu ti stai autodistruggendo James, e neanche te ne accorgi, ma te lo lascerò fare. Avrai quello che vuoi.» Si alza. «Ah, per quello che può valere, comunque, la persona con cui ho parlato sarà qui a momenti, ora sta a te accettare o meno il mio aiuto. Sei libero di scegliere il modo con cui mandare avanti il lavoro.» Se ne va, lasciandomi con una scelta tra le mani dalla quale non posso tirarmi indietro. Spero solo che ne valga la pena.Guardo la ragazza dai capelli rossi che è appena entrata nel piccolo salone d'attesa, faccio ancora fatica a credere alla situazione e a chi ho davanti, ma è evidente che non è piombata qui per volontà divina, né tantomeno per via del caso. La sola responsabile è una: Joy. Da parte sua potevo aspettarmi tante persone, ma cazzo, perché portarmi proprio lei? Perché proprio Arya? Non la vedo da qualche anno e, parlando sinceramente, mi andava bene così. L'unica cosa che sapevo di questa ragazza è che continuava ad avere un bel rapporto con mia sorella e le cose mi sono sempre andate più che bene. Accettavo che il loro cercarsi continuasse malgrado i chilometri di distanza. Nel loro rapporto non mi sono mai intromesso. Che senso avrebbe avuto farlo? Quello che noto, però, è che anche dopo un paio di anni di distacco, è rimasta sempre la stessa: piccola d'altezza, magra e con gli occhi più strani e intriganti che potessi vedere. Più intensi. Quelle pozze di colore grigio azzurro le ho avute intorno troppo tempo per poterle dimenticare. Per non parlare di quello sguardo che ora mi sta studiando profondamente, assieme a quello di mia sorella. Le due nel corso degli anni sono diventate inconsapevolmente l'una il riflesso dell'altra e questo mi rende più irrequieto. Ciò che voglio in questo momento è capire in quale casino mi sta infilando Joy, e soprattutto, in che film crede di essere. Io non vedo altro che un passato che ero riuscito a buttarmi alle spalle, ma che ora è tornato a farmi visita. In un solo istante mia sorella è riuscita a rimettere tutto in discussione, mandando in fumo ogni certezza che stavo costruendo.
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Come un tatuaggio sulla pelle
RomanceLui, James Collins, non è il classico bello e dannato, anche se lo sembra da sempre. Dietro a quel fisico mozzafiato che si ritrova e a quei due enormi occhi color miele, si cela un tatuatore provetto oltre che un uomo tutto d'un pezzo. Per lui, inf...