𝐸𝓈𝓉𝓇𝒶𝓉𝓉𝑜 𝑔𝓇𝒶𝓉𝓊𝒾𝓉𝑜 𝒹𝒾 𝒲𝒶𝓁𝒹𝑒𝓈𝓉𝑜𝒸𝒽𝓉𝑒𝓇
Le grigie nuvole minacciavano l'arrivo di un imminente temporale, mentre come cavalli imbizzarriti avanzavano rapide verso il piccolo paesino cullato tra le imponenti montagne verdi. Il sole era fuggito al sicuro nel proprio letto, lasciando che fosse la luna a occuparsi del maltempo, Intanto, i suoi ultimi raggi filtrarono dalle finestre della piccola casupola di legno e dai muri di pietra. Clarissa aprì di scatto la porta, notando la pioggia in lontananza.
«Dannazione!» imprecò, incamminandosi lungo una stradina. Era diretta in paese.
Odiava la pioggia, il brutto tempo primaverile, il buio della notte e tutto quello che riguardasse l'oscurità. Invece, voleva la luce del sole sulla pelle, il canto rassicurante degli uccelli, il silenzio della natura e i lievi soffi di vento che le scompigliava i lunghi capelli biondo cenere, raccolti alla bell'e meglio in uno stretto chignon. Nel frattempo, i minacciosi borbottii del temporale si facevano sempre più vicini, mentre i passi pesanti di Clarissa riecheggiavano sul ciottolato.
La bellezza degli alberi era svanita, i fiori si erano chiusi nel bozzolo e i rami degli alberi si muovevano rapidi, come se la stessero invogliando a darsi una mossa. Così cominciò a correre, ringraziando il fatto che indossasse dei pantaloni da uomo, invece dei soliti vestiti ingombranti, che le donne della buona società dovevano portare. Quanti rimproveri aveva subito dalla madre, perché non perdeva occasione di "fingersi un ragazzo". Ma alla fine era tutta questione di comodità e praticità. Infatti, per quale motivo doveva seguire le rigide regole sociali? Oppure, perché preoccuparsi tanto di assumere un comportamento aggraziato e impeccabile?
Sembrare una "giovane fanciulla aggrazziata", come l'aveva definita la vecchia zia, non le si addiceva. Odiava il solo pensiero di passare ore interminabili in casa a studiare, leggere i pettegolezzi dell'alta società, ascoltare noiose conversazioni tra donne, accettare le finte lusinghe dei pretendenti, interessati solo al patrimonio famigliare e, cosa ancora peggiore, indossare una maschera per ogni occasione, evitando di essere sé stessa. No, era fuori luogo, improponibile... Clarissa voleva essere libera, decidere del proprio destino, e, soprattutto, vivere una vita all'insegna dell'avventura. Ormai, aveva raggiunto la maggiore età, doveva avere ciò che le spettava, no?
L'unico ostacolo era convincere il padre a donarle una generosa quantità di denaro. Tuttavia, la sua passione per i cavalli e l'animo ribelle, la bloccavano dall'essere considerata dal "granduca". Un uomo gentile, ma misterioso, perché non aveva mai approfondito la conoscenza. Ciò era dovuto al fatto che trascorreva intere giornate nella biblioteca, discutendo di scoperte, ricerche e nozioni scientifiche con altri intellettuali.
Ovviamente Clarissa, dato che trascurava la lettura, veniva considerata poco. Infondo, era una donna, no? Cosa mai avrebbe potuto capire di formule complicate e osservazioni astronomiche?
Scosse la testa al quel pensiero.
«Niente rimpianti» si disse, mentre alcune gocce di pioggia caddero sulle foglie degli alberi.
Presto il bosco sarebbe finito, e si sarebbe bagnata, ma non le importava, perché doveva tornare che la governante si accorgesse della sua assenza. L'anziana signora era una vecchia decrepita dall'età millenaria per via delle infinite rughe sul viso. Lavorava alla villa sin da quando ne aveva memoria. I suoi genitori si fidavano ciecamente, considerandola perfetta per controllare la figlia ribelle.
Tuttavia, Clarissa aveva trovato il modo di sgattaiolare nella natura senza che se ne accorgesse. Dopo un attento studio, aveva capito le debolezze dell'anziana signora. Semplicemente, era troppo lenta, svogliata e credulona per competere contro la furbizia della piccola peste, che si era ritrovata a gestire da un giorno all'altro. Comunque, nel profondo le voleva bene, poiché era stata l'unica ad occuparsi per lei. Invece, i genitori erano sempre impegnati...
La "duchessa" Rossella passava le giornate a intrattenersi con le amiche, che con mille scuse approfittavano della sua gentilezza, mentre il padre, come già detto, trascorreva le ore immerso nei propri studi, che nessuno poteva comprendere a parte la sua mente brillante. Così, Clarissa era stata obbligata a vivere dietro le quinte della casa, nell'ombra dei corridoi giocava a nascondino, rubava qualche foglio qua e là disegnando forme casuali e scappava impaurita nel suo armadio, quando la notte la pioggia batteva violentemente contro i vetri delle finestre, mentre nessuno si interessava di placare quella paura.
Infatti, non appena sentì il forte vento spingerla in avanti, si mise a correre lungo la stradina, inciampando nei sassi più sporgenti sul ciottolato. Pochi metri e sarebbe giunta in paese, dove la gente stava già correndo ai rimpari sotto i portici. Ma, finalmente, con i vestiti fradici, il freddo che le penetrava nelle ossa, i capelli scompigliati incollati alla fronte, si guardò attorno, non riuscendo però a distinguere cosa ci fosse davanti a lei.
La pioggia rendeva tutto sfocato, mentre il cuore le batteva all'impazzata nel petto, perché la paura cominciò ad emergere dalle profondità delle viscere. Intanto, le lamentele delle gocce le impedirono di distinguere altri rumori, sebbene si trovasse al centro della strada.
All'improvviso, un lampo squarciò il cielo, imprimendosi negli occhi della ragazza, che rimase paralizzata. Poco dopo una carrozza nera si materializzò dal nulla davanti a sé. Provò a scansarsi, ma non ci riuscì e due possenti cavalli dal manto scuro si impennarono sopra di lei. In quel breve istante il terrore dei suoi occhi si rispecchiò nello sguardo di uno dei due animali, mentre perse l'equilibrio, cadendo all'indietro.
Intanto che la pioggia bagnava il terreno fangoso, il cocchiere, dopo aver fermato i cavalli, scese dalla carrozza per vedere cosa fosse successo. Invece, una donna aprì lo sportello della carrozza, guardandosi attorno spaesata. Si coprì i capelli mossi sotto il cappuccio della lunga mantella. Il suo sguardo si incrociò con quello di alcune persone, che avevano circondato la carrozza curiose. Anche altre due testoline sbucarono da dietro lo sportello, ridendo divertite.
«Tornate dentro voi due!» la donna rimproverò i figli, che si rifugiarono tra le braccia del padre.
«Cosa caspita è successo?» chiese seccato il marito, sbuffando.
«Non ne sono sicura, ma credo che il cocchiere abbia rischiato di investire qualcuno».
«Di nuovo...» commentò sottovoce l'uomo, alzando gli occhi al cielo.
La donna lo ignorò, scendendo dalla carrozza. Chiuse dietro di sé lo sportello, superò i due cavalli, che respiravano affannosamente sotto la pioggia battente. Con il palmo avvolto in un guanto di pelle percorse la groppa dell'animale per calmarlo, fino a quando non intravide la figura del cocchiere, chinato in avanti.
«Ha per caso investito un altro gatto o cane?» domandò fredda.
L'uomo alzò lo sguardo, voltandosi. Scosse la testa senza dire una parola. Subito l'altra vide l'esile figura di una ragazzina distesa immobile sul ciottolato. Il volto pallido era bagnato, i capelli sciolti si mischiavano alla sporcizia della strada, i vestiti troppo leggeri per il maltempo aderivano alle forme del suo corpo magro.
Poi, lo sguardo le cadde sul guanto del cocchiere, intento a svegliare la giovinetta tramortita. Fu così che notò il colore vivido del sangue, non appena l'uomo sollevò una mano scioccato.
«Chiamate un medico!» Urlò la donna, chinandosi sulla poveretta.
Alle sue parole la folla di curiosi si fece più avanti sotto la pioggia battente, mentre il cocchiere si alzò, pronunciando parole incomprensibili. Intanto, la donna appoggiò, dopo essersi tolta un guanto, le dita della mano sulla guancia del viso della ragazza. Al tatto la percepì fredda, mentre fissò gli occhi in quelli di Clarissa, che si chiusero subito dopo pochi istanti.
* * * 𝓢𝓹𝓪𝔃𝓲𝓸 𝓪𝓾𝓽𝓻𝓲𝓬𝓮 * * *
𝐒𝐄 𝐕𝐔𝐎𝐈 𝐒𝐔𝐏𝐏𝐎𝐑𝐓𝐀𝐑𝐄 𝐋𝐀 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀
> 𝐕𝐎𝐓𝐀 𝐞 𝐂𝐎𝐌𝐌𝐄𝐍𝐓𝐀 <
𝐆𝐫𝐚𝐳𝐢𝐞!𝐸𝓈𝓉𝓇𝒶𝓉𝓉𝑜 𝑔𝓇𝒶𝓉𝓊𝒾𝓉𝑜 𝒹𝒾 𝒲𝒶𝓁𝒹𝑒𝓈𝓉𝑜𝒸𝒽𝓉𝑒𝓇
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Waldestochter - La figlia del bosco (completa)
Romance(storia completa) DISPONIBILE su AMAZON (Ebook+Cartaceo) La monotonia della famiglia, il desiderio di libertà e la speranza di un futuro senza costrizioni sono ormai pensieri fissi nella testa di Clarissa, una ragazza ribelle che indossa i vecchi pa...