Luce - Introduttivo

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Le coincidenze sono i lampioni che si accendono su quel viale alberato, 

oscuro e ombroso, 

che è il nostro destino.

(Marco Cesati Cassin)


Avevo camminato e volato per ore, giorni, senza mai fermarmi. Non avevo paura, sapevo di essere più forte, ma nonostante questo sentivo quel desiderio di evadere e scappare da quelle che ormai erano diventate le mie persecutrici.

Un lampione. Una piccola luce scottante e intermittente che sembrava chiamarmi.

 Non mangiavo da dodici giorni, non il periodo più lungo che sia mai passato ma sicuramente nemmeno il più corto. Mi ero nutrita delle mie ombre, della mia oscurità, in quei dodici giorni.

Feci in tempo a raggiungere il lampione e a guardarlo riaccendersi altre due volte. 

Tic-Tac. 

Il rumore intermittente della luce che si accendeva e spegneva, mi rimase in testa per i minuti successivi, ma almeno avevo qualcosa su cui concentrarmi mentre quella familiare sensazione di libertà mi abbracciava.

Due ali nere e fumose mi abbracciavano la schiena e il corpo nudo, gli occhi si adattavano all'ambiente che mi circondava, ero troppo nera per riuscire a vedermi, troppo lucida per scrutarmi, troppo invisibile agli occhi ingannevoli degli umani.

Ero arrivata in un posto mai visto, avevo fatto in tempo a vedere un piccolo cartello prima di lasciarmi andare in aria.

Marfa.

Un nome banale, pensai.

Riuscì ad intrufolarmi nelle case di circa 2000 persone data la mia capacità di fondermi col buio nella mia forma naturale, non era una cittadina ricca di risorse o popolata, un posto perfetto per passare inosservati.

Riuscì ad appropriarmi di una casa disabitata non molto distante dal bosco, con un po' di lavoro sarebbe diventata vivibile.

Aleggiava nell'aria qualcosa di strano come se da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa, rimasi in allerta tutta la notte, ad ascoltare un silenzio innaturale.

La mattina seguente ritornai in me, sin da piccola avevo scelto che sembianze avere, solo i miei occhi sfuggivano al mio controllo, di un colore inumano, simile a oro colato macchiati qua e là da piccole striature nere che li rendevano davvero unici.

Non mi era mai piaciuto ritenermi diversa, apprezzavo la mia unicità.

Non conoscevo le mie origini, agivo per istinto come un animale notturno, di conseguenza, non sapevo chi fossero i miei genitori o cosa fossi io.

Anni e anni di ricerche, studi, sulla magia bianca, nera, rossa, ho incontrato le creature più disparate, dalle più invisibili alle più comuni, nessuno mi ha mai dato una spiegazione.

Un intero mondo invisibile agli occhi dei mortali ma nessuno mi dava spiegazioni a sufficienza, i miei studi erano inconcludenti e a un certo punto della mia vita, nonostante la curiosità, decisi di rendere la mia ricerca meno morbosa.

Mi nutrivo del buio, delle tenebre, mi rigeneravo costantemente, potevo volare, camminare, essere umana, animale e potevo provare sentimenti.

Di una cosa ero sempre stata certa, Io ero Febe e Febe sarei stata fino alla fine dei tempi.



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