Prologo

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Camminai lentamente, facendo attenzione a dove appoggiavo i miei stivaletti in pelle, su quelle piastrelle di pietra in un girotondo grigio, dove procedevo seguendo una linea pressochè retta, mettendo un piede davanti all'altro, rapidamente.
Mi vennero in mente i bambini piccoli, quando imparano a camminare e ci mettono un tale sforzo a compiere quel semplice movimento, che noi eseguiamo milioni di volte ogni giorno, ormai quasi involontariamente, senza alcuna fatica.
Il vento soffiava violentemente sui miei capelli rossi, annodandoli e mandandomeli sul mio viso arrossato, che intanto si stava lentamente bagnando di lacrime amare.
Perchè piangevo? Sinceramente neppure io stessa ne conoscevo il vero motivo, e ancora oggi me lo chiedo.
Una pioggia di problemi mi era caduta in testa tutta nello stesso momento, e l'unica cosa che desideravo fare in quel preciso istante era scavarmi una buca bella profonda e sotterrarmici dentro per l'eternità, lontana da tutte le mie preoccupazioni.
 Per l'ennesima volta i miei genitori avevano litigato urlandosi contro incessatamente per svariate ore, i miei compagni di classe mi avevano presa in giro per il mio aspetto fisico e avevo addirittura litigato con le mie migliori amiche.
Insomma, tutto il mondo mi stava crollando addosso.
La mia vista si stava lentamente appannando, a causa delle lacrime che ricoprivano i miei occhi e il parco in cui stavo passeggiando si faceva sempre più appannato.
Intanto il mio viso era ricoperto di linee nere, ovvero il mascara appena colato.
 Mi sentivo terribilmente male e stava anche arrivando un forte mal di testa per l'incessante pianto.
Mi sedetti su una panchina di legno verniciata di verde, per riprendermi dal malessere, per poi rialzarmi dopo pochi minuti, per paura che qualcuno mi vedesse in quelle condizioni.
Continuai a camminare, sempre più velocemente, percorrendo il percorso che conoscevo meglio delle mie tasche, ovvero quello per raggiungere la mia villetta in centro città.
Quando, d'improvviso, alzai lo sguardo e rimasi a bocca aperta per lo spettacolo che avevo appena potuto ammirare.
Due occhi verdi smerarlo era incastrati in candido viso, così semplice ma stupendo, abbellito da due soffici fossette ai lati della bocca, che subito sorrise, mostrando 32 denti splendidamente bianchi.
Il tutto era contornato da una folta chioma di capelli castani e ricci.
E per finire in bellezza, un fisico da sballo: un corpo perfetto di 1.80 m, spalle muscolose e riempite di magnifici tatuaggi pieni di significati.
Mi osservò per qualche secondo, e il suo sorriso si trasformò in uno sguardo preoccupato, evidentemente perchè aveva notato la mia situazione.
Si avvicinò a me e passò lentamente la sua enorme e calda mano sul mio viso, asciugandomi le lacrime.
E io rabbrivii, prima di tutto perchè era un gran pezzo di figo, e in secondo lungo perchè nessun ragazzo si era mai preoccupato per me.
Notò subito che ero arrossita al suo tocco e che avevo tremato, a tal punto da avere la pelle d'oca, così i suoi occhi diventarono di un verde sempre più scuro e mi prese per mano, accompagnandomi su una panchina.
Io cercavo di dirgli che non serviva che lui si preoccupasse per me, ma non riuscivo a fare uscire le parole dalla mia bocca, e semplicemente emisi strani  mugulii, che rendavano la situazione ancora più imbarazzante.
Si sedette sulla panchina accanto a me, e mi chiese il motivo per cui stavo piangendo in quel modo, cercando di consolarmi.
Ma quando notò che non ero in grado di rispondergli e che le mie lacrime aumentavano a vista d'occhio e che io iniziavo a singhiozzare in un modo molto rumoroso, mi fece sedere sulle sue ginocchia e iniziò a coccolarmi dolcemente.
Io mi chiedevo il motivo di tutto quell'affetto che mi dimostrava, dal momento che ero una sconosciuta, ma lui si comportava come se mi conoscesse da una vita, e sia a me che a lui andava bene così.
Dopo quelle tenere carezze ristoratrici, mi sentivo subito risollevata e tornai a casa con l'anima in pace, sperando di rincontrare quel ragazzo tanto speciale.

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