Capitolo 1

914 54 7
                                    

Driiin

Perfetto. Anche stamattina quella sveglia di merda ha deciso di suonare, per annunciarmi in un modo tutt'altro che pacifico l'inizio di una nuova stressante giornata da passare in quell'inferno di scuola.
Con un gesto violento la spengo e la butto a terra, per poi rientrare nel caldo e morbido piumone e dormire. Ma il tranquillo sonno viene di nuovo placato bruscamente, questa volta dall'arrivo di mia madre in camera mia che mi butta giù dal letto.
Mi alzo e cammino per la casa a mo' di zombie, con gli occhi ancora semichiusi e le braccia in avanti per muovermi a tatto. Scendo lentamente le scale per evitare un ruzzolone sui gradini e raggiungo la cucina dove mi aspetta sul tavolo un'ottima colazione a base di cappuccino e brioche. Li divoro abbastanza in fretta e risalgo per vestirmi e prepararmi.
Dopo questo lungo procedimento, esco a malincuore di casa, senza nemmeno salutare, per dirigermi nel triste luogo dove sono costantemente vittima di bullismo e di insulti.
Oggi proprio non ce la faccio a subirmi di nuovo, come tutti i santi giorni, quelle odiose prese in giro e allora nella mia mente si accende una brillante, seppur malevola, lampadina.
So cosa farò oggi, di certo non sarò bulleggiata, ma questo "miracolo" avverrà per un semplice e unico motivo: taglierò.
Esatto, avete sentito bene. Oggi ho deciso che non andrò a scuola, che mi prenderò una pausa da tutti i miei problemi, per riflettere su me stessa.
E allora mi dirigo verso una nuova meta: il parco.
Ormai il parco è diventato il mio posto preferito, dove passo molte ore per meditare e ora lo adoro ancora di più perchè è dove incontrai lui.
Quando finalmente varco la soglia del magico posto "segreto", cerco una panchina dove appoggio prima il mio zaino, e subito dopo anch'io mi siedo sopra di essa.
Il parco sprizza sempre di allegria, è per questo che lo stimo tanto.
Osservo ciò che accade accanto a me, e rifletto.
Un bambinetto sale al contrario su per lo scivolo, poi si gira, si siede e delicatamente scivola per poi finire tra le braccia di suo padre, che lo solleva e gli stampa un tenero bacio sulla fronte.
Questa dolce scena mi ricorda dei miei giorni allegri e spensierati che hanno caratterizzato la mia infanzia priva di problemi, quei bei tempi in cui anch'io giocavo così allegramente con il mio papà.
Pochi minuti dopo una signora anziana mi passa davanti di fretta con un carrellino per andare a fare la spesa al mercato e per pochi istanti mi osserva, per poi sparire.
In un angolo alcuni ragazzi con un paio di anni in più di me si fumano una sigaretta, tra risate e scherzi tra amici.
Qui, la gente sembra felice, e allora anch'io sorrido. Strano. Di solito in questo parco ci vengo per piangere.
Poi mi viene in mente che qui nel parco chiunque mi potrebbe notare e verrebbe a conoscenza del fatto che ho marinato la scuola, così mi alzo dalla panchina di legno e passeggio per il piccolo e modesto giardino pubblico in cui mi trovo.
Decido di raggiungere il mio luogo preferito, il laghetto delle ninfee.
Lì, alla mattina, i ragazzini delle elementari, prima che comincino le lezioni, si fermano a giocare con delle barchette di carta, o quelli più esperti addirittura di legno, che fanno galleggiare sull'acqua verdastra.
Mi fermo alcuni minuti ad osservarli quando...
Splash
E' successo tutto all'improvviso, e non so come, ma mi ritrovo nell'acqua del laghetto, bagnata fradicia, tra le risate dei bambini che sono allo stesso tempo arrabbiati con me aver rovinato loro la gara di velocità tra le barchette.
Mi scuso con loro e cerco di realizzare come possa essere successo tutto ciò.
Due mani calde che riconoscerei tra mille mi afferrarono i fianchi, io mi girai di scatto e mi spaventai alla sua vista.
Poi persi l'equilibrio, e beh, il resto lo sapete.
Mi alzo, sono su tutte le furie, gli vado incontro e cerco di spingerlo per buttare nell'acqua anche lui. Ma niente, è troppo forte, e non riuscirei in nessun modo a battere i suoi pettorali palestrati e le sue enormi braccia muscolose.
-Ti odio!- gli urlo.
Mi guarda con un sorriso beffardo e ribatte con fierezza- Non credevo di fare impazzire in questo modo le donne!
Lo fulmino con lo sguardo, ma poi ci abbracciamo dolcemente e ci stendiamo sull'erba fresca.
Stiamo numerosi minuti in silenzio, guardando il cielo, mentre riprendo il fiato, quando finalmente decide di rompere il ghiaccio.
-Ci credi nel destino?
Corrugo le sopracciglia.
-Insomma,è la seconda volta che ci incontriamo per caso, nello stesso posto poi. Non è strano?
Ha ragione. Forse le stelle vogliono dirci che siamo le rispettive anime gemelle, ci stanno suggerendo di frequentarci ancora perchè.. Basta. La devo smettere di farmi certi filmini mentali.
-Non sono superstiziosa- mi limito a rispondere.
Cooosa?! Ma che problemi mentali ho? Spiegatemelo.
Ho un figo della Madonna caduto dal cielo davanti a me, che quasi si dichiara, e gli dico che non siamo fatti l'uno per l'altra? Ma sto delirando seriamente. Mi devo riprendere oh.
-Come dici tu, signorina.. emm..
-Ariana.
Che scemi! Manco ci siamo presentati..
-Harry.-mi dice stringendomi la mano, e io al suo tocco rabbrividisco.
-Eehehm- fa finta di tossire- Numero di telefono grazie?
Gli detto un numero telefonico, ma cretina come sono decido di non dargli il mio vero numero, ma capisco di cosa ho appena fatto quando lui mi fa uno squillo in modo che io mi possa salvare in rubrica il suo numero, ma il mio cellulare non suona, dato che il recapito che gli ho dato è di qualcun altro.
Ovvio, ma la mia intelligenza è volata chissà dove e quindi lui capisce che di lui non mi importa nulla, si alza e se ne va triste.
Ma di lui mi importa un sacco, solo che lo respingo in questo modo perchè forse il mio cuore è diventato di pietra dopo essere stato ferito troppo volte.
E io rimango lì come una pera cotta rendendomi conto di che razza di deficente che sono.

Love me harderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora