Amica

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Siamo ancora qui, a mangiare, o per meglio dire: io ad ascoltare lui che parla fieramente di come la sua prima cotta gli abbia mollato un ceffone in pieno viso solo, e dico solo perché è ironico tutto ciò e l'offesa che ancora si porta dentro nei confronti di quella povera ragazza, per non essersi trattenuto e aver allungato troppo le mani dove non era ancora ora di toccare.

«Una grandissima stronza, sul serio: cioè tu mi salti addosso e io non posso nemmeno toccarti un minimo? Va bene tutto ma a quattordici anni gli ormoni sono all'apice.» scuoto più volte la testa per non dargli l'idea di essere nel torto anche se è palesemente così, però sembra averla presa molto seriamente quindi eviterei, almeno per il momento, di infierire con parole pungenti.
«Ancora oggi, ogni volta che torno a casa da miei e la incrocio, giuro mi sale la voglia di sbatterle in faccia che cosa si è persa quel pomeriggio.»

«Che perdita..» l'acidità ha preso il sopravvento sulla mia parte angelica andando a sfasciare completamente ogni mio proposito di brava ascoltatrice per una volta.

«Non infierire Foster, stavi andando così bene, eri quasi l'amica perfetta se solo ti fossi tenuta per te quel commento..» quella parola, amica, un suono così delicato che non sembra appartenermi affatto.
Era da davvero tanto tempo che non mi veniva affibbiato quell'appellativo, davvero tanto tempo che di amici non ne ho e non volevo neanche farmi mentre adesso ce ne ho mezzo, davvero tanto tempo che io stessa non mi sentivo amica di qualcuno.
I ragazzi del vicolo poi sono l'eccezione, con loro il rapporto non è nemmeno paragonabile ad un'amicizia, è più una conoscenza dell'altro per aver condiviso qualche mese assieme. Rob forse è quello che più si avvicina a quella parola mistica però neanche quello: Rob lo vedo più come una seconda figura paterna anche se non glielo dirò mai in faccia.

«Tutt'ok?» vengo riscossa dai miei pensieri dal tocco sul braccio del mio interlocutore davanti che mi fissa accigliato «A che pensavi?»

«Sì, tutto bene, riflettevo che è tardi, dovresti andare.» mi alzo cominciando a separare le carte unte da quelle relativamente ancora buona da essere buttate nel contenitore della carta.
Improvvisamente, senza dire mezza cosa in più, anche il mio mezzo-qualcosa si unisce alle pulizie osservandomi prima e poi imitandomi una volta capito che cosa sto facendo.
«Faccio io tranquillo, grazie lo stesso del pensiero.» gli tolgo le cartacce unte dalle mani così che si possa andare a lavare e poi vestirsi per uscire.

Si allontana per andare in bagno e una volta uscito rimane a fissarmi un altro po', credo mi stia studiando per capire qualcosa in più su di me, cosa ben difficile dal momento che ci capisco poco io di me stessa a volte.
Si veste, tirandosi su il giaccone ancora invernale per poi voltarsi verso di me che intanto mi ero avvicinata per condurlo alla porta.

«Grazie di tutto, questi sono i soldi, dovrebbero essere giusti, metà di tutto, così siamo a posto.» glieli porgo e, titubante, li prende senza però metterseli da nessuna parte.
Rimane con la mano per aria, aspettando qualcosa o riflettendo riguardo a qualcosa, non mi sbilancerei troppo dato che così non l'ho mai visto.

«Va tutto bene? Ho detto o fatto qualcosa che ti ha dato fastidio? Tutt'a un tratto hai cambiato modo di fare, di atteggiarti..» la sua è una constatazione forte e chiara che grida da tutti i pori insicurezza e perplessità su quanto accaduto negli ultimi cinque minuti.

«No nulla, buonanotte.» lo liquido velocemente perché la verità è che per una volta lui non ha fatto niente sul serio, stavolta sono stata io a mettere un punto di stop momentaneo lasciando che i pensieri, che ero fino ad allora riuscita a frenare, s'intrufolassero tra le vie incolte della mia mente.

«Buonanotte Foster.» esce di casa visivamente confuso: forse sta cercando anche lui di decifrarmi un minimo, forse pensa che mi toglierò la vita stanotte o forse pensa che potrei mettermi a ballare la salsa, a caso. Non so che cosa gli frulli nella testa ma d'altro canto questo è il prezzo da pagare per far sì che gli altri stiano alla largo il più possibile dalla mia di zucca, decisamente vuota e priva di forze in questo momento.

Come un Fiore d'InvernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora