PRIMA TRACCIA

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Paura...

È la prima emozione che mi pervade tutto il corpo.

Paura.

Guardo bene la spada dalla lama bluastra nella mia mano e mi sembra molto lontana dalla possibilità di proteggermi dal mio avversario.

Alzo la testa e vedo i suoi occhi ardenti e gialli come la pece che mi fissano.

Prendo la rincorsa, i pesanti stivali di metallo sembrano quasi sbattere contro il terreno, il mio spallaccio cozza contro l'armatura a ogni passo, i miei capelli volano all'indietro, sento l'aria fresca resa ancora più gelida dal sudore sulla mia faccia; spicco un poderoso salto e gli levo un colpo dolente sul naso da cui esce uno sbuffo di vapore.

La creatura ruggisce per il dolore e alza l'enorme zampa con estrema velocità, con velocità ancor più sorprendente me la scaglia addosso, cerco di ripararmi come posso dietro il mio grande scudo rettangolare ma il colpo è devastante, la spada mi vola di mano e lo scudo cade con un tonfo assordante a terra e con una gigantesca bozza nel centro.

Mi sento rintronato, la testa mi duole terribilmente, non riesco a muovere nessuna parte del mio corpo sia per l'intorpidimento sia per la paura

Paura...ancora lei...non mi ha mai abbandonato per tutta la vita.
Può finire così? Mi chiedo sconsolato

È questa la fine che mi attende?

Guardo il mio compagno dalla folta barba bianca, il mio amico, mio fratello...combatte come può contro l'enorme bestia, ma i suoi colpi risuonano molto insignificanti sulle sue pesanti scaglie.

Avrei mai potuto vederlo così.?

La testa mi esplode e non posso fare niente, così cado in un sonno profondo da cui non riesco a fuggire.

Ricordi del giorno precedente mi salgono alla mente.

Camminavo veloce nell' erba alta, a ogni passo il fruscio di essa mi provocava agitazione, non avevo mai fatto qualcosa di simile e per colpa della mia incompetenza avevo condannato a morte una città; certo...era una città schifosa, lurida e abitata da gente poco affidabile, ma era pur sempre una città.

Non riuscivo a concentrarmi avevo troppa gente che mi seguiva e per di più li consideravo fratelli, se anche loro avessero trovato la morte sul campo di battaglia non me lo sarei mai perdonato.
Giorgio! mi chiamo uno di loro, era così lontano che la sua voce mi arrivava indistinta e uguale a tutte le altre.

Continuai a camminare, ero ossessionato dall'idea di arrivare troppo tardi, ma poi la ragione prese il sopravvento.

Quando mi girai vidi che non era altro che Bilbo, con la sua faccia sconvolta e le sopracciglia inarcate in una posizione di affaticamento.
Giorgio ti prego fermati, non possiamo...non puoi...continuare così, i ragazzi sono stanchi, Kili si è fatto una storta ha bisogno di riposo. Le sue parole risuonavano di supplica.
Bilbo, amico mio...comprendo la tua preoccupazione per il gruppo...e fidati, anche io ho a cuore la loro salute, ma risvegliando Smaug abbiamo messo in pericolo più di un pugno di vite.

Guardai i miei amici, tutti si erano fermati, erano stremati, distrutti dalla stanchezza e dai sensi di colpa; eravamo partiti con l'intento di riprenderci il nostro diritto alla sovranità e abbiamo finito per mandare a morte i cittadini su cui l'avremmo esercitata, era un fardello troppo grosso e pesante...anche per dei nani.
Ok Bilbo...ci fermiamo quì...preparate il bivacco. dissi dopo aver cambiato idea
Grazie Giorgio...ma...tu.?... aveva paura, lo capii dal tremolio della sua voce.
Io ho bisogno di stare un attimo da solo, scusa se non vi aiuto ma vi raggiungerò dopo. Risposi solenne

TtW FoschiGioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora