« Rose Tyler.. Io..» Poi il buio. Un'immensa fonte di energia sprecata per alcuni secondi, senza essere riuscito neanche a pronunciare quelle semplici parole d'addio. Baia del Lupo Cattivo, eh? Il Fato continuava a prendersi gioco di lui, così amaramente. Aveva salvato la Terra di nuovo, e nuovamente non gli era rimasto niente.. e nessuno. Era rimasto solo; solo con se stesso, i suoi pensieri, i problemi e le avventure da affrontare.
La parola 'solitudine', ora, senza di lei, aveva davvero significato, e riusciva a ferirlo dentro in un modo in cui non si sarebbe mai aspettato prima. La sua bellissima Rose, la dolce e spensierata Rose! Colei che era riuscita a renderlo migliore, che aveva visto il suo lato migliore, quello peggiore e aveva deciso che valeva la pena continuare a stare accanto a quell'essere così diverso da lei, ma che in fondo sapeva amare come un terrestre. Forse anche di più, e che questo si potesse attribuire alla presenza nel suo petto di due cuori, il Dottore non se lo era mai domandato.
Perché andare avanti sembrava così complicato in quel momento, perché poi doveva farlo se tutto era inutile, ora?
Il Dottore non riusciva a dare una risposta ad una domanda, forse per la prima volta nella sua lunghissima vita. Riusciva solo a provare un grande odio per quegli esseri che dalla Guerra del Tempo non facevano altro che distruggere ogni cosa: il suo pianeta, la sua famiglia. Loro continuavano a sopravvivere ad ogni avversità e lui, invece, perdeva sempre tutto. Ed ora non avrebbe più rivisto l'unica persona che era riuscito ad amare, dopo tanto tempo.
Ma loro due avevano avuto, nonostante tutto, il tempo migliore. Erano stati felici insieme e sempre insieme avevano superato i cambiamenti, affrontato ogni genere di alieni, di problemi, di dolori. Rose Tyler per il Dottore era stata qualcosa d'irripetibile e bellissimo, e per Rose il Dottore era.. è qualcosa di unico, inimitabile e che avrebbe procurato nel suo cuore una voragine incolmabile.
La figura spenta e stanca che ora era diventata il Dottore, si accasciò a terra, fissando con fare tranquillo i fili e le piccole luci, che s'intrecciavano in molteplici nodi nel TARDIS e che conferivano alla sua macchina quella sorta di magia temporale.
Quanti viaggi, quanti i visi conosciuti e mai dimenticati, quante le avventure. Quante le sue stesse facce, che con il tempo e le difficoltà cambiavano e mutavano in qualcosa di nuovo. Non era mai, però, una nuova nascita, perché lui continuava a ricordare tutto e a sentire ogni singola emozione provata.
Era forte, lui. Lo doveva riconoscere, ed ora non doveva fare altro che ricordare il modo in cui lui era sopravvissuto tutte le altre volte, e ricominciare, daccapo. Ancora una volta. Pianeti da salvare, vite innocenti, stupidi e coscienziosi umani, alieni pazzi; tutte cose che richiedevano la sua saggia presenza e il suo intervento immediato.
Ma perché? Perché farlo, se alla fine il prezzo più alto da pagare toccava a lui?
Sentiva già dentro di sé, forse anche prematuramente, che il suo tempo stava finendo, che presto avrebbe dovuto cessare ogni cosa. E forse, solo allora, si sarebbe sentito vivo e felice, almeno una volta.
Il Dottore si asciugò il viso con la manica della giacca blu e si guardò intorno, socchiudendo appena gli occhi alla presenza della gialla luce soffusa che illuminava tenue l'interno della speciale cabina.
Quel posto così grande e familiare non lo aveva mai lasciato, ma era mutato insieme con lui in tutti quegli anni.
Accarezzò pigramente una sporgente parte di metallo, pronto a far partire il TARDIS, e a fuggire in un qualunque posto in cui potesse dimenticare tutto e tutti almeno per una frazione di tempo. Forse questa volta sarebbe dovuto rimanere da solo.
Le sue guance erano ancora rigate da quelle lacrime amare che, anche se successivamente invisibili, non avrebbero mai smesso di cadere.
Non lasciò che ancora una volta, il pensiero di quello che era accaduto qualche momento prima lo annientasse dal dolore e si fece forza. Dottore, sei pronto a partire!, si disse, ma nello stesso istante in cui alzò il viso e lo sguardo, i suoi occhi furono attirati da una figura.
L'immagine di una donna vestita da sposa si era materializzata, chissà in quale modo, nel suo TARDIS ed ora lo guardava come si guarda un pazzo rinchiuso in manicomio.
La donna si guardò intorno per qualche secondo - aveva l'aria di una bambina capricciosa, a cui hanno appena tolto il proprio giocattolo preferito - e poi continuò a fissare la figura dell'uomo di fronte a lei.
«C-cosa?» furono le uniche sillabe che il Dottore era riuscito a pronunciare, sconvolto, e per la seconda volta in quella giornata non riuscì a dare a se stesso una risposta plausibile a quello che stava accadendo.
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Il Tempo Migliore || Doctor Who
FanfictionLa parola 'solitudine', ora, senza di lei, aveva davvero significato, e riusciva a ferirlo dentro in un modo in cui non si sarebbe mai aspettato prima. Doctor Who|TenxRose| © Tutti i diritti riservati.