☾ange gardien☽

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angelo custode; capitolo 5

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angelo custode; capitolo 5

Passarono tre mesi dall'accaduto.
Jungkook e Taehyung si comportarono da perfetti sconosciuti quali erano.
Jungkook divenne uno di quei ragazzi sulla bocca di tutti e la causa era ovvia:
molti soldi.

Le ragazze gli sbavavano dietro ripetendo ogni giorno quanto sia ricco e affascinante, seguendo ogni suo movimento, comportandosi da fastidiose pulci.

Taehyung sentì anche uscire dalla bocca di Jennie, al solito bar, che Jungkook andava a letto con almeno due ragazze a settimana.. inutile dire che ci rimase male, ancora.

In realtà non sapeva quanto fossero vere quelle voci, ma ad ogni notizia il ragazzo dai capelli blu sentiva il suo cuore spezzarsi un po' di più, non capendo nemmeno il motivo di tutto quel dispiacere.

'la vita è sua, fa ciò che vuole'

Continuava a ripeterselo ogni giorno, continuamente, come ad auto-convincersi delle sue stesse parole.

Quel giorno Taehyung si trovava seduto in un angolo del bagno con il naso sanguinante, qualche minuto prima aveva detto a Jimin di non preoccuparsi e di tornare in classe, il tempo che si sarebbe ripreso.

Quella volta le cose erano andate più pesanti del solito.
Jackson dopo averlo picchiato per la seconda volta in giornata, gli fece notare quanto fosse grasso.

Lo prese per il colletto e gli urlò in faccia quanto schifosamente grasso fosse, patetico, con delle occhiaie che provava a nascondere e la pelle pallida per la mancanza di cura su se stesso.

E Taehyung gli credeva, perché in quell'ultima settimana passava le sue giornate ad oziare sul divano, davanti al televisore, mangiando per il nervosismo.

Si stava facendo paranoie su paranoie, e l'immagine di jungkook che se la rideva dietro Jackson, lo destabilizzava ancor di più.

Le mani gli tremavano e l'aria gli mancava ogni secondo che passava.

Si sentiva stupido e patetico nell'ascoltare le provocazioni di Jackson.
Jimin gli ripeteva continuamente di non ascoltarlo, che lui era abbastanza, che era speciale per quel che è dentro, ma puntualmente cedeva.

Intanto, Jimin che attendeva ancora Taehyung in classe, si preoccupò.

Disse all'insegnante dell'ora che doveva andare urgentemente in bagno, sotto lo sguardo confuso di Jungkook, e senza aspettare una risposta si catapultò fuori la porta.

Iniziò a camminare in direzione del bagno fino ad arrivare davanti l'entrata.

Dei singhiozzi tanto familiari lo fecero andare ancor più nel panico.

Aprì di scatto la porta, bloccandosi subito vedendo la scena.

Taehyung si trovava in un angolo del bagno, seduto, mentre si stringeva le gambe al petto, scosso da vari tremolii, in una disperata ricerca d'aria.

Jimin si allarmò vedendo il migliore amico in quello stato, e in pochi secondi gli fu accanto.
Poggiò la testa del ragazzo sulle sue gambe, mentre gli carezzava i capelli.
Cominciò a dondolarlo lentamente sussurrandogli delle parole confortanti all'orecchio.

Jimin era abituato a calmare gli attacchi di panico di Taehyung, ma mai l'aveva visto in quello stato.

Aveva gli occhi rossi e gonfi, ancora del sangue sul naso, e il fiato che gli mancava così tanto che aveva pensato potesse svenire da un momento all'altro.

Dopo un paio di minuti fu in grado di farlo riprendere, lo sollevò di poco mettendolo nuovamente seduto e guardandolo con occhi preoccupati.

Jimin odiava vedere il suo migliore amico soffrire per persone che nemmeno meritavano di vedere una singola lacrima nel suo viso.
Taehyung era sempre stato tormentato e Jimin era sempre stato il suo angelo custode.

Si conoscevano fin da piccoli, il tutto iniziò casualmente in un parco.
Avevano 5 anni ciascuno.

Un piccolo e tenero Taehyung per sbaglio fece volare la sua palla lontano, colpendo involontariamente un piccolo bambino all'apparenza dolce e carino.
Taehyung si avvicinò preoccupato
«ei, scusami tanto, ho sbagliato mira e-»

«tranquillo» sorrise gentilmente il bambino interrompendo l'altro.

«come ti chiami?»

«Jimin, e tu?»

«Ciao Jimin, io sono Taehyung, ma tu puoi chiamarmi Tae»

i bambini si sorrisero gentilmente, e dopo Jimin riprese nuovamente parola
«Tae? Giochiamo insieme a palla?»

Da quel giorno loro due divennero inseparabili, si incontravano ogni pomeriggio al parco per giocare, e alle elementari si ritrovarono nella stessa classe, come nelle medie e al liceo, non volendo dividere la loro strada e continuare quella splendida amicizia.
Taehyung era felice di avere Jimin come amico, così tanto che spinse le due madri a conoscersi, così che potessero andare uno a casa dell'altro.

-J-Jimin... scusami..-
Taehyung prese parola guardando in viso il suo migliore amico.

Aveva gli occhi stanchi e faticava a tenerli  aperti, il naso era rosso e dolorante, e non era in grado di reggersi in piedi.

"Non devi scusarti Tae, vuoi che ti accompagni a casa?"
l'amico annuì debolmente e insieme si incamminarono verso la presidenza chiedendo il permesso di andar a casa.

[...]
angolo autrice
in questo capitolo mi sono concentrata sulla vmin, è una delle mie ship preferite ed amo tantissimo la loro amicizia, perciò ho preferito descrivere un po' quanto jimin sia stato importante nella vita di tae, diventando un po' il suo angelo custode, che lo aiuta e protegge in tutto

Save me | TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora