Capitolo uno

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Ci mise qualche secondo di troppo per realizzare cosa le fosse successo, se quel rumore che aveva avvertito fosse dovuto alla rottura di qualche osso.
Aveva la vista appannata, i fanali abbaglianti di un'auto le rendevano ancora più difficile la possibilità di mettere a fuoco.
Sollevò la schiena, si toccò il capo, lo sentiva bollente.
Vide del sangue sulla sua gonna lunga, sangue che le sembrava fresco.
Voltò la testa verso la sua destra, riprendendo improvvisamente la lucidità.

-La mia chitarra!-

Pensò di aver urlato, ma in realtà dalle sue labbra uscì solo un debole lamento.

-Stai bene?-

Avvertì una voce in lontananza, una voce che decise di ignorare perché non le importava nulla.
Gattonò verso i frammenti del suo strumento, accarezzando le corde ormai staccate, la cassa separata dal manico.

-No, no... no!!- cominciò ad agitarsi, le mani tra i capelli.

-Stai bene? Sei ferita?-

Si voltò verso la fonte di quella voce sconosciuta, riconoscendo la figura di un uomo piuttosto alto, elegantemente vestito.

-Sei stato tu?- disse semplicemente, tentando di alzarsi in piedi.

Aveva dolori in tutto il corpo, come se delle spine le scalfissero la pelle, e strinse le palpebre per trattenere un urlo.

-Sei impazzita?! Camminare a quest'ora di notte senza guardare la strada?! Che ti salta nel cervello?- la aggredì lui, con un tono di voce fin troppo alto per i suoi gusti.

-Guarda cosa hai fatto, guarda!- esclamò prontamente lei, indicando la sua chitarra, per poi cominciare ad aggredire l'uomo, tentando di colpirlo con diversi pugni che però lui riuscì ad evitare con estrema facilità.

-Tu sei completamente pazza!- ripetè nuovamente lui, stringendole i polsi per bloccare quella furia, ma lei ebbe la forza necessaria per staccarsi, barcollando appena.

Gli voltò le spalle, tornò verso il suo strumento, sotto lo sguardo ancora sconvolto dell'uomo.
La osservò per qualche secondo, deducendo che la donna fosse una vagabonda, una senzatetto, e probabilmente un ladra, dato che indossava degli abiti consumati ma non della sua taglia.
Indietreggiò, decidendo di far finta di nulla, tornando nella sua macchina.

Accese il motore, tolse il freno, poggiò le mani sul volante.
Riguardò un'ultima volta la donna, e constatò che la macchia di sangue ormai copriva quasi completamente la sua gonna.
Si morse il labbro, picchiò la mano contro lo sterzo.

Cosa fare?

Non voleva avere a che fare con lei, con la sporcizia dei suoi abiti e dei suoi vestiti, e non voleva avere guai.
Lo disgustava solo l'idea che lei lo avesse toccato, si igienizzò subito le mani.

Deglutì e si mise in cammino, superandola con la macchina ed andando via.

Dopo pochi metri, i suoi occhi andarono verso lo specchietto retrovisore, ed arrestò l'avanzata.

Si voltò nuovamente, facendo un'inversione di marcia del tutto illegale, e tornò dalla donna.

Scese dall'auto, la raggiunse senza avvicinarsi troppo.

-Sensi di colpa?- lo stuzzicò lei, senza guardarlo.

-Ti porto in ospedale-

-Non salgo in macchina con te-

-Devo portarti in ospedale. Sei ferita-

-È sangue vecchio-

-Il sangue vecchio si espande sempre più. Ascolta,  non voglio un morto sulla coscienza, va bene? Sali in macchina-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 04, 2021 ⏰

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