2. Red dots

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La prima cosa che sentì fu l'erba umida del giardino dell'accademia. Mi sembrò estremamente piacevole dopo intere ore passate sotto al sole. Vidi il cielo dipingersi di nuovo di arancione e gli alberi scuotersi come se volessero darci il bentornato. Risi dalla gioia.

Apollo corse subito a leccare il viso di Chloe e ad annusarla come a verificare che fosse un'amica. Si era immedesimato nel suo ruolo da cane da guardia e lo svolgeva alla perfezione.

Mi controllai i gomiti doloranti. Avevo qualche graffio, ma nulla di grave. Chloe non era ferita, perciò era andato tutto bene.

Luke mi aiutò ad alzarmi e insieme guardammo di fronte a noi. Era lo stesso edificio imponente dal colore grigiastro e le vetrate ampie di sempre.

Casa.

Sapevo che a lui era mancata quanto a me, se non di più.
Entrambi eravamo nati lì e percepivamo un forte attaccamento verso Stenix. Anche se ammiravamo la Terra e amavamo vivere normalmente come una giovane coppia, sapevamo che quella realtà non fosse destinata a durare. Non per quelli come noi.

Mamma e papà corsero ad abbracciarmi e io ricambiai con il cuore che scoppiava di allegria. Poi strinsero Luke come fosse loro figlio. Mia mamma in particolare amava scompigliargli i riccioli d'oro e lui subiva senza lamentarsi. In realtà, iniziavo a sospettare che gli piacesse.

Da quando Patrick era morto e Sierra aveva abbandonato i figli, i miei genitori trattavano Mia e Luke come se fossero della famiglia.

Pensai che ad entrambi servisse avere degli adulti nella loro vita.
Non ti accorgevi di aver bisogno dei genitori fino a quando non li avevi più.

Non avevo idea di quanto tempo avessimo impiegato ad arrivare, senza contare il fuso orario tra LA e Praga. Sollevai l'orologio che mi aveva regalato Luke appena arrivati in America, un Casio argentato.

Era già il 24 luglio.

Zora chiuse il portale e corse ad abbracciare Ty con entusiasmo, come se fosse stato lui quello in missione da settimane e non noi. Sapevo quanto odiasse starsene lì ad aspettare che noi tornassimo, soprattutto quando c'era la probabilità che non tornassimo affatto.

Appena si staccò da lui mi guardò con i suoi occhi viola e sorrise, ma fu quando notò Chloe che si lanciò su di lei e la strinse così forte che temetti potesse soffocare. C'era qualcosa nel modo in cui le accarezzava il viso e la guardava, qualcosa di materno o...

-Mamma e papà dove sono?- chiese con una punta di preoccupazione nella voce. Continuava ad esaminare la bambina in cerca di ferite non esistenti.

-Li hanno presi. Mi hanno detto di scappare e di non usare il mio potere- replicò la bambina. Mi ricordò me stessa appena arrivata in accademia. -Zora, staranno bene, vero?-

Zora si scostò i capelli biondo platino dietro l'orecchio e guardò meglio Chloe. Le sorrise debolmente. Era chiaro che non volesse dire la verità alla bimba.

Verità.
La ragazza aveva sempre detestato quella parola. Ne avevamo discusso parecchie volte durante gli ultimi mesi. Il suo modo di esporre le proprie idee era travolgente. Non uscivi da una sua discussione senza esserne profondamente colpito.

Sai qual è il problema? Non esiste soltanto una verità. Ciò che è vero per me può non esserlo per te. Perciò cos'è la verità? Non è forse un'altra di quelle spietate illusioni?

A sentire lei, il potere di Luke ed il mio non erano poi tanto diversi.

Verità e illusione.
Tanto diverse in apparenza, ma tanto simili in sostanza.

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