Capitolo 2

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Un risveglio quasi del tutto normale, aprendo gli occhi ad una giornata che, sicuramente, inizierà con una calda brioche alla crema e un caloroso buongiorno da parte della mamma più ritardataria che esista. Indosso la divisa da cheerleader, raccolgo i, lunghi, capelli mori in una coda alta. Scendo le scale e incrocio la corsa, rumorosa, di una donna con i tacchi alti, profumata di un aroma di vaniglia, tipica di Armani, e disperata dall'orario. Mi saluta con un "ciao" frettoloso e sbatte la porta dietro di sé. Una normalissima mattina a casa Morris.
Afferro la brioche calda e la borsa, con tutti i libri di oggi. Scendo con molta calma, guardando le varie e numerose notifiche della mia amata migliore amiche che, infondo alle scale, ad aspettarmi da penso dieci minuti, era lì indaffarata a parlare con il mio cane Iride.
"MIRA!!" Urlo dietro di lei, spaventandola e facendola saltare sul posto. Lei, insultandomi e ridendo allo stesso tempo, mi tira in macchina, partendo a tutta velocità, con la sua Audi decappottabile, verso lo strazio di ogni adolescente, la scuola.
Parcheggiamo e corriamo dentro la struttura. Io ho matematica, una materia che stranamente adoro. I calcoli, la logica, l'intelligenza, una materia quasi affascinante, che studia, non solo la logica, ma anche la mentalità delle persone, anche solo facendogli calcolare un operazione. Una materia che stranamente mi riesce e difficilmente trovo noiosa e faticosa. Come la matematica, adoro la scienza, materia che racconta ciò che ci circonda, sotto lo stretto sguardo di persone che hanno studiato ogni molecola e conoscono ogni singolo dettaglio di ogni singolo organo vitale del paesaggio. O studiosi che raccontano ciò che sta al di sopra di noi, tra religione e scienza, lo studio degli astri come le stelle, i pianeti, il sole e tutto ciò che l'infinito spazio può mostraci, o che ha già mostrato nei suoi miliardi di anni.
Un'ora passata in fretta, saluto il professore, consegnandoli il compito da lui assegnato durante il weekend ,esco e, giusto per rovinarmi la giornata, eccoli lì, i giocatori di football, ragazzi alti, muscolosi, con mille ragazze dietro a sé, sorridenti e difficilmente sopportabili.
In ogni film americano o serie tv che si rispetti, i giocatori di football, sono considerati sbruffoni e "fighi solo loro", e tutti pensano "massì stanno solo esagerando, non sono così realmente " no fidativi sono davvero così.
Soprattutto i tre che ora ho difronte a me. Il più idiota dei tre, e la questione è preoccupante, si chiama Milo, americano, nato in Brasile, e trasferitosi qua qualche anno fa. Il co-capitano della squadra, Nash, anche lui di origine Sud americana ma non so precisamente da dove, e infine lui, il capitano nonché il più odioso, Ecan, il tipico figlio di papà che ogni sabato fa una festa diversa, giusto per ubriacarsi e magari finire in qualche letto in buona compagnia.
Camminano fieri, osservati da tutti, come star di Hollywood, ridendo e parlando sicuramente della faticosa e dura partita che sabato gli aspetta in casa. Scoppio a ridere, mi incammino verso il giardino, sperando di trovare un tavolo libero e tranquillo dove ripassare per il test di fine giornata, sulle stelle, argomento che tanto amo e che tanto mi affascina. Mentre avanzo nel corridoio, passo dopo passo, sento il peso di qualcosa che spinge sulle mie spalle, facendomi barcollare. Cerco di non farci caso, ma le gambe iniziano a cederemi e la testa inizia a girami davvero molto forte, quasi come se stessi girando su me stessa velocemente. A metà corridoio, lascio cadere i libri e cado addosso a l'unica persona che era presente lì vicino, Ecan. Mi prende al volo, tirandomi dei piccoli schiaffetti sul viso per svegliarmi, ma nulla. Non capivo nulla, non riuscivo ad aprire gli occhi, sentivo solo la voce di Ecan, "CARENA!CARENA! Svegliati ti prego, CARENA!" Il mio viso era pallido, sembravo morta. Corrono in infermeria, mi appoggiano sul lettino tendoni le gambe alzate. Dopo 2 minuti, di colpo, apro gli occhi, una luce abbagliante mi avvolge lo sguardo, inizio a muovermi cercando di liberarmi da qualsiasi mano addosso alla mia pelle e mi avvolgo attorno al mio corpo sedendomi nell'angolo in fondo del grande letto.
È stato terribile!
Di fronte a me c'era l'infermiera che cerca di calmarmi, Ecan che mi fissa insieme a Mira, super preoccupata.
In quel momento imbarazzante, non riuscivo a dire nulla, fissavo il pavimento, l'infermiera, che riuscì a calmarmi, stava cercando di chiamare mia madre.
Avevo paura di parlare, pensare e soprattuto di guardare qualcuno. In quei momenti mi sentivo  morire dentro, avevo freddo, cercavo di svegliarmi ma non riuscivo, l'unica cosa che percepivo era il frettoloso battito di Ecan e le sue urla per svegliarmi. Non riuscivo a rispondergli, ero in una paralisi totale.
Dopo circa mezz'ora, alzai lo sguardo e l'unica cosa che riuscì a dire era "devo andarmene da qui".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 08, 2021 ⏰

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