Maca's Pov:
Mi stringo nel piumone ancora caldo, gennaio è alle porte e la mia voglia di alzarmi oggi è diversa dal solito. Nuova vita, nuova città, nuovo lavoro. Il mio nome è Macarena Ferreiro e non ho niente, non ho mai avuto una famiglia, sono cresciuta come una quercia, radice dopo radice, foglia dopo foglia per arrivare ad essere ciò che sono. Ho studiato criminologia e mi sono laureata a soli ventisette anni con il massimo dei voti. Il mio sogno era la categoria forense, ma ancora non ero arrivata a quel livello, i soliti raccomandati di merda mi avevano superata, ma non mi lasciavo intimidire, sono forte e sono sicura che riuscirò in questo mio obiettivo. Per il momento dovrò accontentarmi di diventare una guardia carceraria all’interno di un carcere femminile nella periferia di Madrid, chiamato Cruz Del Norte. Non ho avuto problemi ad affrontare l’esame, è risultato più facile del previsto, come se quel luogo avesse la continua voglia di assumere personale. Ma non prendiamoci in giro, con la crisi economica al giorno d’oggi, dubito che un settore creato dal sistema delle carceri privati abbia voglia di allargare le proprie finanze. Ciò significa che lì dentro molte persone se la sono data a gambe levate, non sopportando la pressione. Sarò in un posto pieno di figlie di puttana, ma questo non mi spaventa, i miei studi e il mio allenamento mi ha aiutata a leggere gli occhi delle persone, a conoscere la loro psicologia, il loro profilo, non sarà un problema per me trovarmi circondata da assassine. Durante la specializzazione mi hanno insegnato a mantenere il sangue freddo, e per quanto questo non sia il settore a cui ambivo, beh, tutto fa esperienza. La sveglia suona una seconda volta, indicandomi che è arrivata l’ora di alzarmi, sono le sei del mattino e alle nove inizierò il mio primo turno. Voglio prendermela con calma. Mi alzo e mi stiro i muscoli della schiena facendo scrocchiare il mio esile collo a destra e sinistra “fanculo la cervicale”, penso, tra me e me. Rifaccio immediatamente il letto alla perfezione e alzo le tapparelle del mio appartamento per godermi le prime luci dell’alba della città. Indosso la mia vestaglia rossa e mi incammino verso la cucina, metto una cialda nella macchina del caffè e aspetto per berlo tutto d’un fiato sentendolo scaldarmi la gola dandomi la carica giusta. Mi dirigo verso il bagno sciacquandomi la faccia con acqua fredda e mi tuffo nel getto avvolgente di acqua bollente che mi calza come un guanto, facendomi sparire la tensione iniziale con la quale mi ero svegliata. Asciugo la mia folta chioma bionda pettinandola alla perfezione con una coda di cavallo, non mi è permesso indossare ornamenti. Ma opterò per un trucco leggero per dare un tono autoritario ai miei occhi verdi, devo fare capire fin da subito che con me non si scherza, o mangi o verrai mangiato. E io non farò da pasto per delle iene, io sono un fottuto leone e farò il possibile per dimostrarlo. Voglio portare ordine lì dentro, e sono sicura che ci riuscirò. Metto i pantaloni blu, la camicia del medesimo colore con lo stemma del carcere sul braccio sinistro, applico la pesante cintura con la fondina per la mia apposita Beretta calibro 9mm, alla fine indosso gli anfibi, che mi donano cinque centimetri in più di altezza slanciando il mio fisico asciutto, devo ammettere che vestita in questo modo non mi dispiaccio. Forse riuscirò a farmi nuove amiche. O magari a trovare l’amore. Anche se da quello sono rimasta scottata. Meglio evitare di aprire certe ferite mentre mi dirigo il primo giorno di lavoro. Sento il mio corpo riempirsi di brividi, la fronte inizia ad apparire lucente a causa del sudore formatosi sopra. Meglio prendere le chiavi dell’auto e avviarmi.
La strada è deserta, parcheggio nel posto riservato al personale, ognuno di noi ne ha uno assegnato, il mio è il numero 66. Proprio il numero del diavolo. Iniziamo bene. Meglio non farsi prendere troppo dalla superstizione.
Entro all’interno e tutto sembra freddo, grosse sbarre di ferro grigie stridulanti ovunque, il soffitto è anch’esso molto alto. Sembra tutto così freddo, anonimo. Uguale. Anche a me verrebbe la voglia di uscire a testate. Non biasimo queste donne, credevo che i carceri privati fossero leggermente migliori rispetto agli altri, ma evidentemente sono partita con aspettative troppo alte.
Ad accogliermi trovo un uomo, sembra gentile, avrà pochi anni in più di me. “Benvenuta Signorina Ferreiro, io sono Palacios, il direttore di questo carcere”. La sua stretta di mano è salda, ma non troppo, sembra un gigante buono, potrei percepire addirittura una leggera emozione nel suo tono di voce. “Buongiorno direttore, per favore, mi dia dal tu e mi chiami Macarena”. Dissi, sfoggiando uno dei miei sorrisi migliori.
“Hai un curriculum brillante, mi domando una persona con le sue referenze cosa possa farci qui, ma non preoccuparti, sono sicuro che riuscirai a gestire benissimo questa mansione, anche io sono stato dalla tua parte”. Resto un attimo sorpresa, un uomo all’apparenza così buono non riuscirei a vederlo autoritario mentre controlla centinaia di donne, ma se ha avuto l’incarico di direttore, deve essere sicuramente una persona in gamba. Lo ammiro per questo, mai giudicare un libro dalla copertina.
“Il mio sogno sarebbe andare nella forense, ho tentato il test questo autunno ma purtroppo non sono figlia di nessun noto magistrato. Per ciò che la vita mi ha dato sono felice per il momento di partire da qui, sono sicura che riuscirò ad ottenere ciò che voglio”.
Mi sorride premuroso alzandosi dalla sua sedia in cuoio nero. “Vedi Macarena, purtroppo entri nella nostra squadra in un momento spiacevole, l’ex direttore è stato ferito a morte da alcune detenute un mese fa. Adesso si trova in coma. C’è stata una rivolta e questo incarico per me è temporaneo, anche se devo ammettere che spero resti così. Non era una persona amabile, io gli portavo rispetto semplicemente perché era un mio superiore. Ci sono varie detenute, di cui molto pericolose. In particolare, una, ma adesso si trova in isolamento, non hai nulla di cui preoccuparti, inizieremo per gradi”.
Vengo assegnata alla vigilanza del pranzo, quando una cascata di riccioli castani mi si interpone davanti. La ragazza era stata spintonata da una guarda, un uomo abbastanza imponente. Che cazzo, odio questo patriarcato. La aiuto ad alzarsi e devo ammettere che è molto bella. I suoi occhi mi emanano furbizia, giocosità e allegria. Vedo che ha una divisa diversa rispetto alle altre, la sua è nera.
“Oddio non ci voglio credere, qualcuno di gentile lo hanno assunto finalmente in questo carcere del cazzo. Grazie”. Le sorrido di rimando “Io sono Rizos, comunque, lei?” mi chiede aggiustandosi la camicetta nera. “Ferreiro. Posso sapere il motivo per cui è stata spintonata in un modo così violento?” Le domando guardandola negli occhi. “Questi stronzi fanno anche peggio, lui è Fabio, ha il vizio di essere un po’ troppo crudo con le mani, ma ero in isolamento e un passo falso mi triplicherebbe la pena, altrimenti gli avrei spaccato la faccia”. Le annuisco e la lascio con un cenno del capo e mi dirigo verso questo collega per dirgli che il suo comportamento ha fatto piuttosto pena. “Sarebbe vietato quello che hai fatto. Mi meraviglio di come tu possa superare i test psicologici per continuare a lavorare qui dentro. Sia l’ultima volta che vedo gesti simili”. Lui accenna una risata. “E chi lo dice questo? Una novellina? Vedrai che tra qualche giorno non mi darai più così torto. Non hai ancora visto il diavolo qui dentro”. Lo guardo confusa. Lo noto avvicinarsi a pochi centimetri dal mio viso ed indicarmi con il pollice. Posso percepire l'odore della sua colonia, mi dà il voltastomaco. “Cosa intendi con diavolo?”. Sento la sua radio ronzare, sicuramente è chiamato altrove. “Lo vedrai novellina, prima pensaci bene e poi agisci se devi fare la paladina del sistema del cazzo. Sono Fabio comunque”.
Mi tocco i capelli in modo nervoso. Sentire il liscio a contatto con la mia mano mi fa stare meglio. Ed inizio nuovamente la mia vigilanza.
Okay, iniziamo bene.✨CIAO RAGAZZ*. BENVENUTI IN QUESTA STORIA DIVERSA DAL SOLITO. LASCIATE UNA STELLINA E UN COMMENTO SE VI FA PIACERE. VI ASSICURO CHE CI SARÀ DA DIVERTIRSI✨.
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FanficOgni rosa ha le proprie spine. Per arrivare al bocciolo puro ci feriamo varie volte, mischiando il nostro sangue con la purezza del petalo. Stringi un patto di sangue con un fiore unico, ma che se poi guardi bene anch'esso ha le sue imperfezioni, m...