capitolo 1

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Mi guardo intorno sbalordita.

A dir la verità non ricordo neanche come, dopo 2 anni, mi avessero costretta a partecipare ad una cosa del genere, e non perchè non volessi o perchè avessi chissà quale assurdo impegno oltre l'università e le mie amiche; semplicemente non mi va a genio stare 2 o più ore a guardare ragazzi tutti uguali e senza personalità inseguire come dei dannati una palla.

che poi detto così sembra davvero una descrizione assurda e senza senso, o forse lo è davvero.

l'unica cosa che può attirare perdutamente la mia attenzione è la grandezza del campo e il piacevole vento tra i capelli di metà ottobre.

Mentre cerco di godermi la sensazione di pace seguo le mie amiche che quasi corrono verso di campo; poco dopo si fermano di scatto e io vado a sbattere contro Sofia, la graziosa ragazza con i capelli biondi ondulati e gli occhi verdi che mi ha costretto ad accompagnarla insieme ed altre 2 cavie (o come mi piace chiamarle da quando anche loro hanno deciso di venire per spararci questa necessaria figura di merda)

"Perchè ci siamo fermate?" chiedo ingenuamente con gli occhi puntati sui capelli di Sofia, e forse non faccio neanche in tempo a finire la frase che quest'ultima allunga subito un braccio al cielo sventolandolo come si fa con una bandiera.

"Signor Stefano" urla come una dannata continuando a sventolare quella maledetta mano e improvvisamente al di là delle mie amiche noto un signore anziano, in camicia con un capellino viola della fiorentina che urla a dei ragazzi radunati tutti in semicerchio davanti a lui ma smette subito di parlare non appena sente la mia amica e si avvicina subito verso di noi

"signorine è un piacere avervi qui e tuo padre mi aveva avvisato settimana scorsa che sareste passate, spero non abbiate avuto problemi ad entrare con i tifosi ai cancelli".

Macchè, siamo sono state strattonate per una buona mezzora fino a quando dicendo il nome del padre della dannata ad un dirigente tecnico siamo riuscite ad entrare; ma questo, giustamente, lo terrò buona buona nella mia testa.

"assolutamente no Mister, siamo entrare con estrema facilità" gli sorride Giulia seguita a ruota da Ludovica, forse quella oltre me un po stanca degli spintoni ricevuti poco prima.

ludovica, al contrario di Sofia, sua sorella per la precisione, è quella più calma. La classica ragazza fidanzata da una vita, tranquilla e paziente.

invece Giulia vive in un mondo tutto suo fatto di rosa, peluche e ragazzi.

E in realtà io non sono da meno, semplicemente sull'ultimo punto ci ho perso le speranze da un po di anni;  insomma, 20 anni e mai una volta fidanzata vorrà pur dire qualcosa no?

"potete accomodarvi alle panchine, ora i ragazzi iniziano a giocare e ricordate che siete sempre le benvenute" il mister della squadra mi riporta all'attenzione e quando fa per andarsene si rigira 

"in realtà potreste pure venire più spesso, per stimolare i ragazzi non esiste niente di meglio di giovani ragazze belle come voi" ridacchia e stavolta si gira sul serio per raggiungere i giocatori nello stesso punto in cui li aveva lasciati.

Io mi giro verso le mie amiche e Sofia con la faccia terrorizzata, prima di seguire quel signore, a quanto pare amico stretto di suo padre, mima un 'è totalmente pazzo'. E sicuramente non gli dò nessun torto.

"ripetetemi il nome del ragazzo per il quale siamo venute qui" dico sedendomi sulla panchina

"SIETE"

"Ludovica...." brontola Giulia cercando probabilmente qualcuno in campo

"aspetta corrono troppo veloci"

"E' LUI, quello con le scarpe rosse" scuote il mio braccio Sofia puntando gli occhi su un ragazzo alla nostra destra impegnato a passarsi la palla con altri suoi 3 compagni "Si chiama alessandro, ha 19 anni ed è stato preso in serie A quest'anno"

"saranno le ore più lunghe della mia vita" sussurro con il mento appoggiato sulla mano.

In effetti l'allenamento di questi ragazzi, che non si chiedono neanche cosa ci fanno 4 folli sulle panchine, forse perchè troppo impegnati a prestare attenzione ad una palla, non è proprio una cosa interessantissima se non per alcuni ragazzi forse un po piccoli anche per noi e per l'allenatore che simpatizza con noi criticando ironicamente i suoi ragazzi.

Poi però, l'atmosfera cambia, di colpo.

L'allenatore assume uno sguardo serio diretto alla nostra sinistra, uno di quei sguardi che ti fa gelare il sangue e bruciare la pelle come se stessi sotto il sole d'agosto.

"Federico sei di nuovo in ritardo di 20 minuti" esclama serissimo guardando un ragazzo che si avvicina a passo svelto a noi.

mi volto, e forse era l'unica cosa che non dovevo fare.

incrocio gli occhi del ragazzo più bello che avessi mai visto e dico bello sul serio; mai vista così tanta bellezza in un ragazzo solo.

l'incrocio tra i nostri sguardi dura non più di due secondi, ma per me forse più di 2 ore, prima che venga spedito in campo dalle urla del Mister, ma urla poco percepibili da me che ormai ero entrata in una bolla e ci sarei rimasta fino alla fine della partita senza staccare gli occhi di dosso dal ragazzo più promettente di questa nuova stagiona della fiorentina.

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