II

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Vittoria Eriksen
Mi sentivo un buco nello stomaco, come se mi mancasse qualcosa, e mi mancava qualcosa, mi mancava Federico.
I suoi sorrisi, i suoi occhi, le sue mani intrecciate con le mie, già sentivo la sua mancanza.
Ero appena arrivata in aeroporto insieme a Christian, e aspettavamo il volo per Milano. La mia mano tremava. Volevo solo salire sull'aereo, guardare il finestrino e piangere tutte le mie lacrime. Ero un disastro.
Io e Federico ci eravamo lasciati, come se non ci fossero altre
soluzioni, come se non ci amavammo più ma, al contrario, la lontananza non riusciva a colmare il vuoto dentro di noi.
-"Vitto" mi chiama sussurrando mio fratello
-"Tutto bene?"
Sentii la sua mano sulla spalla, ma mi limitao a scuotere il capo. Sapeva che avevo lasciato Federico per lui
-"Lo rivedrai, un anno passa rapido"
Anche Christian aveva saputo due giorni prima di dover andare a Milano, mi ero innamorata di Torino in questi due anni. Due anni fa quando doveva andare a Londra, Christian mi aveva lasciato qui, ora siccome siamo in Italia, aveva dato a me la scelta. Volevo stare con mio fratello, ma anche con Fede.
Lo scorso anno fu quello più bello, non perché mancasse mio fratello, ma perché arrivó Fede. Iniziò a parlare subito con me, ogni volta che mi veniva accanto il mio cuore sembrava impazzito, mi piaceva da morire.
Solo a dicembre, dopo Natale, capimmo di essere fatti l'uno per l'altra, e ci mettemmo insieme.
La squadra era felice, tutti ci vedevano come la coppietta perfetta. Molte volte fecimo cene fuori tutti insieme, mentre per il mio compleanno organizzarono una festa e sorpresa, mi ricordo che era venuto Paulo a prendermi dicendomi che al Training Center il mister aveva bisogno di me. Invece, dentro nel centro, era pieno di palloncini, una torta e molti regali, tra i quali un pacco molto grande.
Me lo fecero aprire subito e da lì uscì fuori Federico, con un sorriso stampato sulle labbra, ed io in quel momento non potei non baciarlo. E quella fu la prima volta in cui noi due ci eravamo baciati, davanti a tutta la squadra che non smetteva di acclamarci e applaudirci.
Mi riscossi dai miei pensieri solo quando arrivò l'ora di salire sull'aereo. Una volta seduta sul sedile, rivolsi il mio sguardo sul finestrino, e mentre toccavo la collana con la scritta "love you" che mi aveva regalato Federico in vista dei nostri 5 mesi insieme, soffiai sul vetro dell'obló, che so appannó. Con il dito disegnati un cuore e all'interno di esso scrissi il numero 22. Nessuno avrebbe mai capito cosa significasse, solo io e lui.
Arrivati a Milano venne a prenderci un taxi della squadra, che ci portò nel centro sportivo dell'Inter.
lì il presidente Zhang ci accolse e ci fece entrare nell'edificio. Arrivò subito anche il direttore sportivo e lui e il presidente sorrisero a Christian e lo convogliarono ad andare a firmare il contratto in ufficio, mentre programmarlo la conferenza stampa di presentazione per domani pomeriggioe 15:00.
-"La signorina può restare qui in attesa, ci metteremo poco." disse gentilmente il direttore sportivo, così io annuii e mi misi seduta su una poltrona della hall del centro.
Fuori, i campi, gli spogliatoi e una palestra.
Dentro, uffici della presidenza, di vari direttori e tutto quanto, una piscina interna e una mensa, una sala relax, una sala giochi con biliardino, un'infermeria, la sala stampa, una sala dove riordinavano le scarpe, fasce varie, calzettoni e divise, una magazzino, una sala per riunioni di squadra e una sala dove c'erano i preparatori atletici. Enorme era dir poco.
Sul tavolo vidi un giornale della società. Lo presi e vidi che c'era scritta la storia della società e tutte cose noiose. Lo lasciai lì e sbuffai.
Christian quanto cazzo ci metti a fare una firma?
Proprio allora entro Simone Inzaghi, l'allenatore della squadra.
Mi guardó e alzò le sopracciglia.
-"Tu...?"
-"Sorella di Christian Eriksen." replicai
lui sorrise.
-"Ah siete arrivati. Avete fatto buon viaggio?"
Annuii molto felice dell'interessamento, così mi alzai dalla poltrona, mentre lui mi tendeva la mano.
-"Credo che tu sappia chi sono, ma sempre meglio presentarsi, Simone Inzaghi, allenatore dell'Inter." disse.
-"Vittoria Eriksen." ricambiai la stretta di mano e poi lui rivolse un'occhiata al corridoio.
-"Christian è andato a firmare il contratto?"
io annuii.
-"Bene. Aspettiamo che arrivi. Così vi presento alla squadra. Stanno finendo l'allenamento." spiegó.
Restammo lì per poco, perché dopo un paio di minuti Christian tornò seguito dal direttore sportivo e dal presidente.
Christian sorrise ad Inzaghi, che allungò la mano.
-"Simone Inzaghi, semplicemente mister."
Christian prese la mano e la strinse.
-"Christian Eriksen. semplicemente Christian."
Il mister ci condusse fuori ai campi di allenamento, per presentarci alla squadra.
-"Avevo anticipato che sareste arrivati in pochi giorni. Non sapevo già oggi." disse.
-"Ci hanno messo il volo a stamattina." spiegai
-"Avete conosciuto Federico Chiesa?, o sbaglio?"
-"Si." rispose Christian.
SI, l'ho conosciuto, sono stata la sua ragazza per dieci mesi e ora l'ho dovuto mollare per colpa vostra che avete voluto mio fratello qui a Milano.
Si, era decisamente poco cortese.
Christian mi lanciò un'occhiataccia, che il mister non notó, perché aveva capito cosa stavo pensando.

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