Chapter 33 ~ Give me love.

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Si chiama "Dancing With the Devil"

"Dammi tutto adesso, tutto quello che hai.
Dammi l'odore addosso, se no mi perderai.
Della tua pelle in fiamme,
dammi l'amore in faccia e i morsi sulla carne.
La vita che si slaccia,
E si slaccia."

~ Nesli - Buona fortuna amore.

Pioveva a dirotto, la luce andava e veniva facendo impazzire le luci dell'albero di Natale. Ero rimasto solo a casa mentre Gemma e mia madre erano andare a casa di Liz per la grande cena che ci sarebbe stata quella sera dalla famiglia Bennet.
Sentì bussare spasmodicamente al portone d'ingresso, quando aprì la porta, mi ritrovai davanti una Elizabeth completamente bagnata fradicia. I capelli rossi, erano ormai arricciati alle punte mandando al diavolo la messa in piega del giorno precedente, il naso era arrossato e anche le gote. Quando i nostri occhi si incrociarono, i suoi, si spalancarono leggermente. Si guardò intorno, quasi come per trovare una scusa adeguata che spiegasse la sua presenza a casa mia.
«C-ciao» balbettò alla fine divenendo paonazza.
«Carotina che succede, perché sei qui?» domandai spostandomi di lato per farla entrare.

Liz si tolse le converse ormai zuppe e le poggiò accanto alla porta. Poi, senza parlare, si diresse in camera mia, dove la seguì.

Quando varcai la porta, la ragazza era seduta sul mio letto, probabilmente stava bagnando le lenzuola, ma non me ne poteva fregar di meno.

«Allora? È successo qualcosa?» tentai nuovamente trovando strano il suo comportamento.

«Sono venuta così tante volte qui» disse alzandosi e iniziando a girare per la camera «ti ricordi quando i tuoi si separarono e noi ci costruimmo una specie di rifugio anti-mondo con una tenda da campeggio, i cuscini e le coperte?» chiese sorridendo debolmente.

Certo che lo ricordavo. Ricordavo tutti i particolari di me e lei, di lei, soprattutto.

«Ovvio che lo ricordo. Era proprio lì» indicai l'angolo tra il letto e la scrivania.

Lei si soffermò proprio in quel punto e sospirò.

«Pensi che potremmo ricostruirla, per un po'?»

Mi avvicinai a lei, le poggiai delicatamente le mani sulle guance ancora fredde e scrutai il suo volto. La voglia di baciarla mi stava uccidendo, ma non potevo, non ancora.

«Dimmi cosa è successo, sistemeremo tutto» sussurrai a pochi centimetri dal suo viso.

Liz alzò gli occhi e rendendosi conto della mia vicinanza, sobbalzò per poi arrossire ferocemente.
Ma cosa le stava succedendo?

Posò le sue mani sulle mie, scrutandomi a sua volta. «Ti prego, ho bisogno di sentirti vicino come ai vecchi tempi» mi supplicò con lo sguardo.

«E va bene» sospirai «ma staremo un po' più stretti, insomma, siamo un po' cresciuti dall'ultima volta» le sorrisi lasciandole una carezza.

«Vado a prendere l'occorrente, tu, però, cambiati o prenderai la febbre se continuerai a stare con quei vestiti bagnati» le imposi.

Liz mi sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia.

Uscì dalla camera e mi diressi nello sgabuzzino, presi la tenda da campeggio, una di quelle di ultima generazione in cui bastava premere un pulsante per farle stare diritte, ovviamente quella che usavamo anni prima, mia madre l'aveva gettata chissà dove e non avevo tempo da perdere. Presi anche delle coperte e alcuni cuscini dal salotto.
Salì nuovamente le scale fino ad arrivare alla porta della mia camera leggermente schiusa.
Mi si bloccò anche il respiro quando vidi Liz in intimo, interamente di pizzo bianco, davanti al mio armadio a scrutare le mie maglie per scegliere quale indossare.
Ne prese una e la portò al naso, inspirandone il profumo per poi indossarla.
Sebbene le andasse grande, la maglia lasciava scoperte gran parte delle sue bellissime gambe.
Bussai alla porta «Posso entrare?» chiesi.
Quando la ragazza mi diede il suo consenso entrai.

The Talent's High School. [h.s. vs z.m]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora