<E bene si…fa parte della classe denominata “liliopsida”, ma sapete in che divisione si trova?->
<Magnoliophyta.> La voce ruppe di nuovo il silenzio che si presentava alla fine di ogni domanda posta dal professore.
<Esatto…e sapete qual è il vero nome di codesta pianta?>
<”Phalaenopsis”, ma è un nome generale dato che chiamarla così non specificherebbe di quale categoria di “orchidee epifite” si tratta.> E, per l’ennesima volta, la voce rispose al quesito.
<…Si, si esatto.> Il professore era senza parole, così come tutta la classe, del resto.
Insomma, chi mai poteva saperne così tanto sulle piante…L’ora di erboristeria finì, nonostante fosse così da più di tre mesi, ovvero dal rientro a scuola, tutti uscirono dal laboratorio bisbigliando sorpresi.
Il vociare di alcune ragazze mi giunse all’orecchio:
<Ma è pazzesco> Esclamò una, <Vero, sembra così intelligente.> e aggiunse.
In risposta ricevette un <Si, ma poi, lo hai visto?E’ così bello. Lo troverei noioso se solo non fosse un così bel ragazzo.>
A quanto pare, l’affermazione di costei, fece ridere molto le ragazze con lei.
A me fece solo che disgustare.
Lei lo trovava “noioso”, ma tanto era carino no? Che schifo.
Magari quel ragazzo trovava la sua unica passione in quello, magari gli piaceva davvero tutto quel sapere sulle piante e io lo trovavo affascinante. Sentivo la passione nelle sue parole quando parlava di quei fiori…Nonostante il mio disappunto trovato nelle parole delle ragazze, stetti in silenzio, sistemai i libri nella mia cartella, passai la tracolla sulla mia spalla e uscii dall’aula.
Le ultime due ore di lezioni passarono in fretta e io dato che, essendo quell’oggi giovedì, significava “serata pizza e videogame” a casa dei miei migliori amici.
Infatti, come ogni volta, eccoci qua a correre per i corridoi a vedere chi arrivava per primo all’uscita perché chi perdeva pagava la pizza.
Questa volta fu divertente, nella corsa Hyunjin fece una scivolata, facendo volare il libro di chimica che, per destino, finì sotto i piedi di Felix, generando anche la sua caduta. Mi bastò camminare, passai davanti ai due stesi a terra e con una mano toccai la porta.
<Ho vinto> Dissi sarcastico, ricevendo uno sguardo fulmineo dai due.
Mi tastai la giacca in cerca del telefono che supponevo tenessi nelle tasche ma sfortunatamente realizzai non si trovasse lì.
<Ah, Dio!> Mi lamentai, <ho scordato il telefono in aula, datemi cinque minuti.> Dissi ai due, che intanto si erano alzati da terra e ricomposti.
<Va bene, ti aspettiamo alle moto hyung.> Disse il ragazzo lentigginoso.
Io annuii e ci separammo, mi incamminai di nuovo verso l’aula dove avevo passato l’ultima ora, ma non v’era traccia del mio telefono.
Poi realizzai che probabilmente era nel laboratorio di scienze biologiche e così mi avviai nel padiglione opposto a quello dov’ero.Passai per il giardino e superai l’entrata del padiglione est, ritrovandomi subito il laboratorio davanti. Il tempo di varcare la porta che rimasi quasi accecato. Tutta l’aula aveva una parete e parte del soffitto costruito a vetri, per tenere le piante al suo interno alla luce naturale del sole.
Fu proprio quest’ultimo ad accecarmi.
Vorrei poter dire che fu lui il protagonista della mia attenzione, ma no, il mio sguardo mise subito a fuoco un altro soggetto.
Giaceva lì, disteso con le braccia sul bancone della sala e il suo capo poggiato su di esse.
Fu divino ai miei occhi, costui la cui pelle brillava sotto il dolce bacio del sole che calava a quell’ora, parve caramello il colore della sua carnagione ove sotto quel calore arrossiva alle guance.
Quella minuta figura riposava lì, con un libro al suo fianco. “Phalaenopsis” diceva il titolo della pagina dov’era aperta. La piccola mano del biondo dormiente indicava un riquadro nella pagina “orchidea bianca” affermava. Girai intorno al tavolo e trovando il mio posto così il mio cellulare, lo presi e mi diressi alla porta. Non volevo disturbare quell’angelo, ma il sole stava calando, le lezioni erano finite ormai da una decina di minuti. Mi avvicinai, sentivo il cuore accelerare, spostai delicatamente una ciocca bionda dei suoi capelli che cadeva leggiadra sulla sua fronte.
<Hey…> Sussurrai. Non avevo il coraggio di scuoterlo, sembrava potersi sgretolare al minimo tocco per quanto piccolo e fragile pareva.
<Hey…> Di nuovo, ero in imbarazzo. Posai di nuovo una mano sul suo capo e mi avvicinai leggermente.
<Si sta facendo tardi, svegliati per favore…> E finalmente ebbi una risposta, se così si può chiamare. Mugolò qualcosa di incerto e mi svelò i suoi occhietti ancora assonnati. Con la bocca e la voce impastati dal sopore spicciò due parole: <D-dove sono?> Trascinò il suo corpicino dal tavolo e si stiracchiò tirandosi su.
Io potevo solo ammirare, non usciva vocabolo dalla mia bocca e come lui mi guardò lasciò anche la mia mente priva di favello.
Occhi da cucciolo guardavano i miei pieni dell’innocenza di un bambino appena svegliato, quello che a me sembrava davvero di avere davanti.
<E’ il laboratorio di scienze…sei qua da più di due ore…> Riuscii finalmente a dar una risposta al ragazzo che si guardò in giro confuso. In una frazione di secondo quel dolce viso disordinato e sorpreso divenne frenetico e imbarazzato.
<C-cosa?> Si sollevò di scatto e guardò verso la finestra.<Il sole è praticamente già tramontato> Gli feci notare, infatti ora il cielo era solo tinto di un grazioso rosso ormai svanente nel blu serale.
<G-grazie per…per avermi svegliato.> Abbassò la testa, stava arrossendo.
<E di che.> Sorrisi, <Sei fortunato che avevo scordato il telefono in quest’aula, altrimenti saresti rimasto qua.>
<C-> Voleva chiedere qualcosa, ma la sua voce fu interrotta dal fastidioso rumore della suoneria del mio cellulare.
<Hyunjin, cosa c’è?> Mi chiamarono, quanto avevano aspettato il mio ritorno?
<V-venti minuti?? Aiuto, scusate ora arrivo!> Erano le cinque e quaranta…
Attaccai la chiamata e guardai il ragazzo davanti a me che era rimasto in silenzio.
<Perdonami, stavi per dire qualcosa?> Gli richiesi, in risposta scosse solo la testa per comunicarmi un “no”.
<Senti non ci conosciamo, ma è quasi buio, hai bisogno di un passaggio?> Chiesi.
<Mh…se non disturbo…> Rispose timidamente…
Così, io e il ragazzo ci incamminammo fuori scuola, trovando i miei migliori amici nel parcheggio accostati alle rispettive moto.
<Hey ragazzi, scusatemi> Mi girai facendo cenno al biondo per avvicinasi.
<Ho trovato questo ragazzo a dormire nel laboratori di scienze, quindi ho perso un po’ di tempo a svegliarlo.> Spiegai e vidi il nominato arrossire imbarazzato.
<E a proposito di questo, voi potete andare dritti a casa di Hyunjin, io mi sono offerto di accompagnare lui a casa> Sorrisi al biondo che rispose con un sorriso timidissimo.
<Ma perché non vieni a giocare con noi invece> Chiese d’un tratto Felix al biondino, che non seppe proprio come rispondere.
<No Lix, è casa mia, cazzo inviti tipi che non conosci, a casa mia poi.> Sbottò il più alto tra noi.
<Dai Jinnie non dire così, se Minho-hyung si sta fidando ad accompagnarlo a casa sicuramente non è più un estraneo.> Espose l’australiano.
<Mh…> Si lamentò Hyunjin, <lo lascerai davvero salire sulla tua moto Minho?>
Quella domanda mi lasciò spiazzato, in quattro anni che portavo la moto, nessuno, nemmeno uno dei miei migliori amici, aveva avuto il permesso di salire sulla mia moto.
<Si…dai non farla drammatica, guardalo, tu lasceresti uno così camminare da solo di sera?> Sputai in mia difesa.
<Tsk.> Il più alto rispose solo così, con quel suono annoiato e infastidito.
Felix interruppe il silenzio ansioso che si era formato in quel buio parcheggio.
<Allora noi ci avviamo a casa di Hyunjin…a dopo hyung.> Disse infilandosi il suo casco, in sincrono sia Hyunjin che Lix si misero in moto partendo dopo pochi secondi.Il biondo intanto era rimasto in silenzio dietro di me con la testa abbassata.
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𝙾𝚁𝙲𝙷𝙸𝙳𝙴𝙰 𝙱𝙸𝙰𝙽𝙲𝙰 - 𝘔𝘪𝘯𝘴𝘶𝘯𝘨
FanfictionLee Minho e Han Jisung, la loro storia e di come si innamorarono sempre e per sempre. ------ questa storia contiene: ・boy x boy (don't like don't read) ・argomenti delicati (tw: malattie fisiche) ------ Spero potrà piacervi leggerla tanto quanto a m...