AVVISO: se non avete letto
la prima parte
recuperate immediatamente,
altrimenti non capirete
nulla di questo
capitolo.
un bacio, Gyo~.ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ pt.2
Erano passati diversi mesi da quando i due ragazzi coreani della scuola di Parigi si erano conosciuti. Tra di loro era nata una forte amicizia sin da subito e entrambi erano felici di passare del tempo con l'altro.
Il minore dei due, Jungkook, si era aperto molto velocemente con il maggiore dato che era il suo primo amico lì in quella scuola.
Certo aveva altri amici ma non si fidava così tanto.Gli aveva raccontato della sua famiglia, gli aveva detto proprio tutto.
Il minore dei due aveva avuto proprio un'infanzia difficile, appena la madre di Jungkook scoprì di essere incinta, suo padre abbandonò entrambi così il corvino crebbe senza una figura paterna.
Forse non era importante ma Jungkook ne soffrì molto, anche lui voleva una figura maschile che lo andava a prendere all'uscita si scuola, che lo portava a giocare con il pallone, che lo teneva sulle spalle.
Insomma, tutti gli altri bimbi erano così.All'età di soli otto anni la madre perse il lavoro e si ritrovarono entrambi a rinunciare a tutto ciò che avevano.
Il corvino vendeva i suoi giochi per guadagnare qualcosa per mangiare una mela al giorno. La madre lo sapeva, aveva provato a fermarlo ma non era servito a nulla, era una testa calda già da bimbo.Quando il corvino compì 10 anni le cose andarono a peggiorare drasticamente.
Sua madre si ammalò di un tumore e nessuno poteva pagare le cure in ospedale, così Jungkook decise di fare ciò che gli veniva meglio, ballare.
Il pomeriggio, dopo la scuola, si recava nel centro della sua città e con le canzoni che passavano in radio ballava. Spesso tornava a casa prima delle sette così che sua madre non si prroccupasse troppo.
Guadagnava quei 50€ al giorno e se gli andava bene anche 100.
Dopo tre mesi riuscì finalmente a pagare alcune delle medicine per la madre.E dopo continue lotte e corse, sua madre guarì. Jungkook aveva smesso di ballare in giro per la città ma gli mancava tutto quello.
Sin da piccolo la musica faceva parte delle sue vene, i passi di danza erano impressi sui suoi piedi, le mani avevano quell'eleganza unica e i suoi muscoli raccontavano la fatica.
Gli mancava vedere le persone applaudire per lui, sorridergli e dirgli che aveva talento.