Five

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Ashton e la sua neo moglie avevano appena fatto il loro famoso discorso di ringraziamento e si erano seduti per iniziare la loro cena.

Alla fine, la ragazza era riuscita ad arrivare in tempo fino alla chiesa, ma aveva dovuto lasciare il regalo nella macchina della zia.

Era seduta in prima fila e mentre assisteva alle nozze del cugino, non poteva fare altro che pensare al bacio che c'era stato con lo sconosciuto.

Non era niente di che, un semplice sfioramento di labbra durato non più di qualche secondo, eppure le farfalle nello stomaco lei le aveva sentite. E non aveva neanche immaginato Michael nella sua mente.

Ma ora stavano festeggiando nel giardino della villa di Ashton e sua moglie. Avevano da poco tagliato la torta, al cioccolato, crema e panna, quando lui andò a cercare la cugina.

"Mi fa ancora strano pensarti sposato, sai?" rise lei.

"Già, anche a me." disse lasciando poi un bacio sulle labbra della sua compagna "Comunque, ho una persona da farti conoscere."

Lasciò che Ashton le prendesse la mano, per poi portarla fino alla pista da ballo dove c'era un ragazzo con le maniche della camicia arrotolate che stava bevendo qualche cocktail.

"Calum!" lo chiamò "Volevo presentarti mia cugina, Cailin."

"È un piacere, Calum." strinse la sua mano e lei arrossì.

"Tutto mio." assottigliò gli occhi, sembrava studiarla "Uhm, andiamo a ballare?"

"Oh, certo."

Salutarono i novelli sposi e andarono al centro della pista. Lei sentiva che quel ragazzo fosse più di quello che le sembrava, ma non riusciva a capire cosa cercava di dirle la sua mente.

La prese per mano e le fece fare qualche giro, finché lei, quando la sua testa non era più in grado di andare avanti, non si aggrappò a lui.

Vide le sue mani e finalmente capì perché le sembrava familiare. Riconobbe le lettere tatuate sulla sua mano che aveva visto quando la aveva aiutata a bloccare le porte dell'ascensore, affinché non si chiudessero prima che lei riuscisse ad entrare.

Ma la cosa che le fece capire che era lui fu una scottatura che aveva sul dito.

"Questa come te la sei fatta?" chiese lei accarezzando la scottatura con le sue dita.

Lui alzò lo sguardo sui suoi occhi castani e le rivolse un sorriso complice, che lei ricambiò senza esitazioni.

"Uhm, me lo dici tu, vestito rosso senza spalline?"

"Quindi in un modo o nell'altro avremmo finito comunque con l'incontrarci... E qualcosa mi dice che se non sono riuscita a sbarazzarmi di te adesso, non lo farò più." soffiò lei sulle labbra di lui.

"Non credo. Almeno non adesso che so cosa stai cercando." le sorrise prima di poggiare le sue labbra sulle sue. Di nuovo.

"Andiamo in albergo?" chiese lei, a fine festa.

"Si, ma magari questa volta prendiamo le scale, che ne dici? Non ho le forze per rimanere di nuovo da solo chiuso in ascensore con una che soffre di claustrofobia."

"Affare fatto."

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