Prefazione - Il Diario

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È la prima volta che scrivo qui. Inizialmente pensavo fosse qualcosa di stupido, scrivere le proprie giornate su dei pezzi di carta, come se la memoria non bastasse a tenere traccia di quanto sia stata incasinata la mia vita, poi ho pensato a descrivere semplicemente quello che provo, ma anche quello non mi ha proprio convinto; non che io sia uno di quei classici ragazzi che odia mettere a nudo le proprie emozioni, semplicemente non trovo il senso di farlo su queste pagine bianche che, vista la mia sfortuna, potrebbero finire nelle mani di chissà chi, senza provare l'ebrezza di conoscere il fuoco. Forse lo faccio solo perchè sento necessario farlo, non c'è un motivo, ma la mia mano continua a tracciare le linee come se avesse bisogno di farlo e fosse stata trattenuta per troppo tempo. Quindi basta guinzagli al polso, eccomi qua. Mai come ora ho sentito la necessità di ammettere a me stesso quello che è successo nel corso di questo ultimo anno, anzi, ho sempre cercato di scansare l'idea. Molte persone si rifugiano nei bei ricordi e nella fantasia pur di scappare dalla realtà, ma in qualche modo io continuo ad annegare nel mio stesso passato, senza riuscire ad emergere nuovamente, privo di fiato e con il cuore ormai affaticato, letteralmente. La mia malattia al cuore è sotto controllo e per ora i medici non sono preoccupati, ma il mio psicologo la pensa in maniera totalmente diversa. 

"Non puoi cancellare quello che è successo, devi imparare ad accoglierlo ed accettarlo."

Si, facile a dirsi. Sono cresciuto solo con mia madre ed i miei nonni, riempito d'amore, ma attanagliato dalla costante assenza di chiunque altro. Considerato un bambino diverso, non per particolari motivi, ma semplicemente per il fatto che ho sempre amato la solitudine, fino a quando questa non è stata dettata dagli altri piuttosto che da me. Forse pretendevo semplicemente di decidere come gli altri dovessero comportarsi nei miei confronti, o forse il fatto che quei bulletti schifosi mi facessero assaporare la vernice del mio armadietto ogni mattina non mi ha mai reso particolarmente entusiasta di avere compagnia. Mi piacerebbe dire che ora le cose sono cambiate, ma non è poi così vero, il fatto che io ora non abbia praticamente nessuno accanto a me dimostra esattamente di cosa sto parlando; la ruota gira per tutti, diceva mio nonno, e per me, diciamocela, ha girato nel verso sbagliato per troppo tempo. Nonostante tutto le parole di quel vecchio mi hanno aiutato varie volte ad andare avanti.

"Tu hai qualcosa che non va, fattelo dire. Solo e con tutti quei tatuaggi."

Si beh, come se tutto ciò fosse stato donato a me dal diavolo in persona, ho iniziato a chiamare i miei tatuaggi come "regali del demonio", per sentirli più personali in un modo o nell'altro, ed è forse per questo che per me sono diventati quasi come una droga. Però in quel modo ho capito il tempo giusto per crescere, facendo unicamente di me stesso la mia ancora, senza la scusa di dover trovare l'altra metà della mela. Ho provato a cercarla, sia chiaro, ma nemmeno io capisco cosa voglio davvero, cosa può rendermi felice. Il mio cervello ha sempre dettato legge, definendo il fatto che un'altra persona non possa essere la mia felicità, ma il mio cuore non sembra essere d'accordo su questo, continuando a sperare che arrivi qualcosa di diverso dalla solita autocommiserazione.

"Mi hai deluso."

Ho questa frase stampata in testa, confuso sul mittente del messaggio. Non sono io la vittima questa volta, ma il carnefice. Ho vissuto costantemente con l'accusa di giocare a fare la persona debole, ma non sempre la debolezza porta dolore a chi ci si aspetta; il destino è un figlio di puttana che si diverte con i colpi di scena. È iniziato tutto un anno fa e da allora posso dire che ogni singolo giorno ha aggiunto grandi pesi sulle mie spalle, come se non ne avessi già abbastanza. Certo, ora sono seduto qui, sulla scrivania della mia solita camera da letto senza versare nemmeno una lacrima salata sulle pagine, senza rovinare nessuna delle parole che ho appena scritto. Non so, forse ho semplicemente dimenticato tutto, forse sono veramente quella persona che non volevo essere, o magari ho solo esaurito ogni briciola di energia rimasta nel mio corpo. Non so se riuscirò veramente a dimenticare, non credo che la vita abbia la clemenza di permettermelo, non a me. Forse non voglio nemmeno farlo. In ogni istante della mia esistenza ho cercato di prendere il meglio da ciò che di brutto mi succedeva, ma ora cosa dovrei fare? Potrei sforzarmi per ore, giorni, mesi ed anni, eppure non potrei trovare quella luce nemmeno scavando nella memoria più profonda. Non so, non sono più sicuro di voler continuare a farmi domande. Forse è meglio prendere una strada diversa. Ma chi voglio prendere in giro? Non sono stupido. Sceglierò sempre la strada più difficile, quella che mi porterà a fare errori e sbagli. 

Beh, alla fine ho trovato il coraggio di scrivere in questo diario. Forse potrei anche cambiare idea e non bruciarlo, magari un giorno potrebbe tornarmi veramente utile, chissà. Per ora voglio solo staccare la spina e mettere tutto in costante pausa. Sono stanco, sono fottutamente stanco. 

Elias Matthew Harper.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 21, 2022 ⏰

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