Capitolo 1

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Nel sogno è buio. Sto precipitando. Vedo tutti i volti delle persone a cui tengo, in primo luogo i miei genitori e la mia sorellina. Cado sempre più giù, sempre più giù finché...
Mi sveglio all'improvviso. Cerco di cancellare il ricordo del sogno ma ce l'ho impresso. Accanto a me la mia piccolina dorme sogni tranquilli. Prendo il mio telefonino da sotto il cuscino e guardo l'orario: le 3 del mattino. Sbuffo e caccio il telefono dov'era prima. Mi stendo di nuovo e ripenso all'ennesimo incubo che mi ha fatta agitare e, di conseguenza, svegliare. Sono un paio di notti di seguito che faccio quel sogno. Che vuol dire? Perché stavo cadendo giù, nel buio? Ma soprattutto, di chi era quell'ombra scura che sembrava volesse salvarmi? E da cosa? Prima che cominci a ragionare su queste domande, i miei occhi si chiudono e scivolo in un sonno senza sogni.


-Lexy svegliati! Lexy, Lexy, LEXY!!-
Nel mio stato di torpore sento una voce acuta che mi chiama. Poi sento una piccola pressione sul fianco. Scatto su a sedere e vedo una bambina dai capelli neri accanto a me ridere. Ridacchio e la prendo in braccio, facendola sedere sulle mie gambe. 
-Amy Rain non farlo mai più- borbotto
Lei ride:- Non ti svegliavi e come dice papà a estremi mali...-si concentra per ricordare il detto ma non ci riesce. Le si forma persino una fossetta tra le sopracciglia. Decido di concludere la frase per lei:- A mali estremi, estremi rimedi- 
Mi sorride e mi abbraccia. Ricambio. Amy è una delle poche persone che sono sicura di amare, morirei se le succedesse qualcosa. Mi alzo dal letto, sempre con Amy in braccio, e ci fermiamo davanti allo specchio. Fisicamente le cose che mi differenziano da mia sorella sono poche, essenzialmente due: il colore degli occhi ( io li ho grigi, lei color caramello ) e la presenza di lentiggini ( io le ho, lei no ). Per il resto, Amy è come me: stessi capelli neri, stessi lineamenti del viso, stesso sorriso. Solo che Amy sorride molto più di me. Ridere non è la mia specialità.
-Siamo carine- dice Amy con la semplicità dei suoi 5 anni.
-Tu non sei carina, tu sei bellissima- sorrido, deponendole un bacio sul naso. La faccio scendere e mi avvio verso il bagno per farmi una doccia. Dopo un'ora sono al piano di sotto, pronta per fare colazione.
-Buongiorno tesoro- mi saluta mia madre.
-'Giorno- ricambio e prendo una barretta al cioccolato e un libro e faccio per uscire di casa quando una voce roca mi chiama.
-Lexy dove vai?-
Mi giro, ancora con la mano sulla maniglia, e guardo gli occhi grigi di mio padre che mi guardano.
-Vado fuori a leggere un po'- rispondo e lo guardo di sottecchi -Perché?-
-Vorrei che scendessi giù con me oggi- mi dice.
Sospiro:- Papà...-
-Lexy è passata una settimana- ribatte.
Sbuffo:-Va bene, andiamo-
Poggio il libro sullo scaffale e seguo mio padre lungo il corridoio e fino a quando non arriviamo all'ultima porta. Mio padre la apre e ci ritroviamo così nel Covo. Il Covo è una specie di stanza per gli allenamenti in cui mio padre si allena da trent'anni. Io invece mi alleno qui da 5 anni. Per mio padre l'autodifesa, e quella altrui, è importante. Non è un poliziotto per caso. È molto bravo nel suo lavoro perciò incute timore, soggezione e profondo rispetto da parte dei suoi colleghi. Mio padre mi porge un coltello e lo studio: manico resistente, lama affilata. Lo lancio e centro in pieno il cuore di un manichino. Sorrido, fiera di me stessa. L'allenamento continua per ore, fino a quando mia madre non mi chiama per avvertirmi dell'arrivo dei miei migliori amici. Annuisco e lei chiude la porta.
-Sei stata bravissima tesoro- si complimenta mio padre. Lo ringrazio con un sorriso, usciamo dal Covo e mi dirigo verso il salotto, dove trovo Lola e Danny ad aspettarmi. Lola è una Cosetta minuscola ( mi arriva a malapena alle spalle ) e ha un che di adorabile che ti rende facile volerle bene. Ha i capelli castani e gli occhi oggi sono di una strana tonalità dorata. In realtà il suo colore naturale è il marrone, ma a lei non piace e vuole cambiare. È dolce, ingenua, romantica. È come avere un'altra sorellina a cui badare. Danny è il cugino di Lola ma hanno un rapporto quasi fraterno. Danny è l'antidoto a Lola, non c'è uno senza l'altra.
-Ciao- mi saluta Lola con la sua voce acuta, da bambina.
-Ciao- dico -Andiamo?-
Entrambi annuiscono e passo tutto il resto della giornata tra centri commerciali, cinema e fast food. Si fanno le 23,30 e Lola propone di andare in discoteca.
-Cosa? Non se ne parla- sbotto nervosa.
-Oh, andiamo! - mi prega Lola. Mi giro verso Danny in cerca di aiuto.
-Lexy quanti anni hai?- mi chiede.
-Diciassette- rispondo dubbiosa.
-Allora dovresti svagarti- 
Sbuffo:- Sai bene che finirei nei guai se i miei genitori lo scoprissero. Le voci girano, sai?
I miei genitori non sono tipi appiccicosi, mi lasciano fare più o meno tutto, ma le feste non le approvano. Sono pericolose per loro. 
I due tentano di convincermi e alla fine do loro la mia risposta definitiva.
-No- urlo, cercando di sovrastare le loro voci -non verrò con voi. E se volete venire con me mi fate un favore. Oppure ci volete andare?-
Non mi rispondono 
-Okay, ho capito. Ci vediamo allora- li saluto e mi dirigo verso casa.
A metà strada però sento delle voci. Mi nascondo in un vicolo e da lì riesco a edere quattro ragazzi: quello più alto tiene uno inchiodato al muro mentre gli altri due stanno a guardare.
-Hai i soldi?- chiede quello alto.
-No...- mormora l'altro -ma per favore dammi tempo!-
-Tempo? Oh no... Te ne ho dato già abbastanza-
-Ti prego!-
-Marcisci all'inferno amico- e prima che quello possa replicare, quello alto gli taglia la gola e il ragazzo finisce in una pozza di sangue. Sussulto, troppo forte però. I tre si girano verso di me. Prima che me ne renda conto, comincio a correre e li sento dietro di me. All'improvviso sento due paia di braccia che afferrano le mie e una botta sorda alla nuca. L'ultima cosa che vedo prima di svenire è un paio di luminosi occhi verdi.

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