3 ; the melody

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may 25th, 2014

Pettinai i miei lisci capelli che quella mattina proprio non volevano collaborare, mi vestii svogliatamente e mi guardai allo specchio. Mi sentii vivo, per la prima volta dopo molto, quella mattina.

Le occhiaie che solitamente contrassegnavano il mio viso avevano deciso finalmente di cedere il loro posto ad una pelle ben riposata.

Anche il mio sorriso aveva un non so che di speciale, era un sorriso sincero. Uscii senza però portarmi dietro oggetti nè soldi. Quel giorno mi sarei saziato del suo sguardo.

Mi avviai verso la grande ruota intorno alle 11 e rimasi alla fontana ad aspettare. L'attesa non fu lunga però, perché circa tre minuti dopo il singolare ragazzo si fece strada tra la gente a passo svelto.

Non appena mi vide sfoderò un sorriso, che rivelò le sue adorabili fossette. Erano talmente perfette da sembrare scolpite nel marmo dal più bravo degli scultori, eppure scommetto che nemmeno a lui sarebbero venute così bene.

Il suo sorriso dopo qualche secondo fece posto ad un'espressione impaziente, seguita da un "allora mi fai posto o te lo devo chiedere in ginocchio?" detto con tono scherzoso.

Mi spostai subito al suono di quella voce soave e melodiosa, dolce come miele. Lui, al contrario mio, aveva portato una chitarra e, come da routine, si mise a suonare.

Mi guardava negli occhi e suonava, suonava cose che non avevo sentito mai, ma che al contempo mi sembravano così familiari. Sembrava la stesse tirando fuori da me quella melodia.

Mi lasciai trasportare da essa, le parole uscivano a fiumi ma restavano intrappolate nella mia testa, senza mai lasciare la mia bocca. Dovevano restare, avrei dovuto tenerle a mente fino a casa.

"è la tua melodia" sussurrò. Poi smise di suonare, si alzò e se ne andò. Rimasi lì imbambolato. Mi alzai e finalmente decisi di dirigermi verso l'appartamento, prima di dimenticare tutto ciò che avrei voluto scrivere.


***

Quella sera tornai al pub, anche se non avevo in programma di suonare. Andrew non tentò nemmeno di approcciarmi, il che mi mise più a mio agio all'interno di quelle pareti.

Dal tavolo dov'ero seduto scorsi all'esterno una sagoma familiare. Si fermò sulla porta qualche secondo, poi se ne andò.

Mi affrettai a seguire quel ragazzo così misterioso e al contempo affascinante. Ci dirigemmo fuori città e ci sedemmo sulla cima di una collinetta, alla luce delle stelle.

Un lungo silenzio ci avvolse e la fredda aria della sera fu la causa di qualche brivido improvviso da parte sua. Mi levai la giacca e gliela porsi.

Fui io ad interrompere il silenzio. "in che senso la mia melodia?" sorrise. "è la tua melodia. Sei tu. Questa melodia parla di te, di come ti senti, di chi sei o almeno di chi credi di essere" e fui sul punto di scoppiare. Davvero quel ragazzo aveva cercato di conoscermi in questo strano modo.

"e cosa rappresenta per te la mia melodia? Intendo, cosa significa? Quali tratti della mia personalità senti quando la suoni?" chiesi. Ero in preda alla curiosità e al desiderio di scoprire cosa quel ragazzo sapesse o si aspettasse da me.

"impulsività" rispose. Ridacchiò e continuò "impulsività, testardaggine, enorme coraggio e curiosità" sorrisi. I tratti che più apprezzavo della mia personalità.

"malinconia, continuo desiderio di novità, determinazione. Non mi resta che scoprire se ho ragione" sospirò sdraiandosi sull'erba imperlata dalla brina.

"e qual è la tua melodia?" domandai. "sulla curiosità ci ho preso eh?" rise ancora. "ora rispondimi però" insistetti.

"qual è la mia melodia? Questo devi dirmelo tu. Comunque avevo dimenticato di aggiungere impazienza" si alzò e se ne andò.

"aspetta" cercai di attirare la sua attenzione. Non appena riuscii sorrisi, "domani, stesso posto, stessa ora" dissi. "non mancherò" rispose da lontano. E la sua sagoma svanì nel buio.

Quel ragazzo così particolare aveva un fascino straordinario e mi aveva lasciato con un desiderio di scoprire la verità tale che non potevo aspettare più di un giorno.

Come aveva fatto a scoprire la mia melodia? Il mio carattere, la mia personalità, come faceva a conoscermi in questo modo?

Anche ci avessi dovuto mettere anni, quella notte giurai che avrei scritto per lui la melodia più bella, la più dolce, sensibile e giocosa melodia.

Ma ci pensavo troppo. Non capivo che per scrivere quella melodia non avrei dovuto pensare, ma sentire.

𝗒𝗈𝗎 𝖺𝗋𝖾 𝗍𝗁𝖾 𝗆𝗎𝗌𝗂𝖼 𝗂𝗇 𝗆𝖾 [𝗅·𝗌]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora