Capitolo 2

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{Capitolo2}
~Jorge~
«Cosa c'è Tini?». Si morse il labbro inferiore,chiaro indice del suo nervosismo.«Immagino che tu non abbia risposto a nessuna delle chiamate di tua madre questa settimana.». Non avevo un rapporto esattamente stretto con i miei. In effetti,ci aggiravamo intorno alla tolleranza reciproca,motivo per cui mia madre costringeva Tini a trascinarmi a casa ogni weekend. Venivamo entrambi da una cittadina di nome Brookside,in una zona benestante del Colorado. Io mi ero trasferito a Denver non appena avevo avuto in mano il diploma. Tini era indietro di qualche anno perché era più piccola di me e non c'era cosa che volesse di più al mondo che entrare alla DU,la University of Denver. Non solo assomigliava a una principessa delle fiabe,ma era anche su alla buona strada per diventare una cavolo di dottoressa. Mia madre sapeva che non mi sarei mai fatto le due ore di strada tra andata e ritorno per esserlo meli me settimana,ma se a guidare e a venire a prendermi era Tini,non solo mi sarei sentito in colpa perché lei si ritagliava del tempo per farlo,ma non avrei avuto scuse per non andare. Tini pagava la benzina,aspettava che uscissi dal letto e trascinava a casa il mio culo pietoso ogni singola domenica e in due anni non si era lamentata nemmeno una volta.«No,sono stato impegnato tutta la settimana.». Ero davvero impegnai,ma non mi piaceva neanche parlare con mia madre,perciò avevo ignorato le sue tre telefonate. Tini sospiro e strinse il volante ancora più forte.«Ti ha chiamato per dirti che Rome è ferito e che l'esercito l'ha mandato a casa in congedo per sei settimane. Tuo padre e andato a prenderlo ieri alla base di Colorado Springs.». Feci un salto in fretta sul sedile che sbattei la testa contro il tettuccio della macchina. Imprecai e mi massaggiai il punto dove il capo aveva preso a martellare ancora di più.«Cosa? Cosa vuol dire che è ferito?.». Rome era mio fratello maggiore. Aveva tre anni più di me ed era stato oltreoceano per la maggior parte degli ultimi sei anni. Eravamo ancora molto legati e,anche se non gli piaceva la distanza che avevo messo tra me e i nostri genitori nel corso del tempo,se fosse ferito ero certo che sarebbe stato lui a dirmelo.« Non sono sicura; Margot ha detto che è successo qualcosa al suo convoglio mente erano di pattuglia. Credo sia stato un incidente piuttosto brutto. Ha detto che si è rotto un braccio e ha qualche parola incrinata. Era abbastanza sconvolta,quindi ho fatto fatica a capire usando l'ho sentita.».«Rome mi avrebbe telefonato.».« Rome era sedati e negli ultimi due giorni è stato chiamato a rapporto. Ha chiesto a tua madre di chiamarti perché voi Blanco siete ostinatissimi. Margot gli ha detto che tu non avresti risposto,ma lui continuava a dirle di provare.». Mio fratello era ferito,ma era a casa e io non lo sapevo. Richiusi gli occhi e mi lasciai andare all'indietro contro il poggiatesta.«Be',che diamine,credo sia una buona notizia.».« Hai intenzione di passare a salutare tua madre?.»,le chiesi. Non ebbi bisogno di guardarla per capire che si era irrigidita ancora di più. Sentivo praticamente le ondate ghiaccioli di tensione che emanava.« No.» Non disse altro,ma non me lo aspettavo. Noi Blanco non saremmo stati la famiglia più legata e affettuosa al mondo,ma non avevamo niente da invidiare ai Stoessel. I genitori di Tini cagavano oro e respiravano denaro. Si erano traditi e detti bugie,avevano divorziato e si erano risposati. Da quel che avevo visto nel corso degli anni,avevano scarso bisogno di interesse per la loro figlia biologica,nata da un'unione concepita più con un modulo per la dichiarazione dei redditi che in camera da letto. Sapevo che Tini amava casa mai e i miei perché erano l'unica parvenza di normalità che avesse mai conosciuto. Non le serbavo rancore per questo,anzi,apprezzavo il fatto che distogliesse gran parte della pressione da me. Se Tini era una brava studentessa,usciva con un ricco laureando e viva la vita che i miei genitori avevano sempre sognato per i loro figli ma che era stata loro negata,allora mi lasciavano in pace. E visto che di solito Rome era a un continente a distanza e io ero l'unico a portata di mano,non mi vergognavo di usare Tini come cuscinetto.«Non parlo con Rime da tre mesi. Sara fantastico vederlo. Chissà se riesco a convincerli a venire un po in città con me e Diego. Sarà più che pronto per divertirsi un po'.». Lei sospirò ancora e rialzo di un poco il volume della radio.«Ha ventidue anni Jorge,quando smetterai di comportarti come un adolescente? Almeno hai chiesto a questa come si chiama? Nel caso te lo stessi chiedendo,hai un odore a metà tra una distilleria e un club di spogliarelliste.». Storsi il naso e richiusi gli occhi.« Hai diciannove anni,Tini. Quando la smetterai di vivere la tua vita in base alle regole degli altri? Mia nonna che ha ottantadue anni ha una vita sociale più piena della tua e credo sia meno rigida si te.». Non le dissi che odore aveva perché era dolce e adorabile e non mi andava di fare il carino in quel momento. Capii che mi stava guardando di traverso e nascosi un sorrisetto.« Mi piace Ethel.». Aveva un tono scorbutico.«Ethel piace a tutti. È piena di vita e non si lascia trattare male da nessuno. Potresti imparare una o due cosette da lei.».«Oh,forse dovrei tingermi i capelli di rosa,infilarmi del metallo in faccia e andare a letto con qualsiasi cosa si muova. Non è questa la tua filosofia per vivere una vita piena e soddisfacente?.». A quelle parole riaprii gli occhi di scatto,mentre la banda che avevo in testa decise di passare al secondo round.«Se non altro faccio quello che voglio. Si chi è cosa sono Tini,e non mi scuso per questi. Dalla tua bocca stanno uscendo un sacco di cose alla Margot Blanco.». Piego la bocca in un broncio.« Come vuoi,torniamo pure a ignorarci. Pensavo solo che dovessi sapere di Rome. A voi Blanco non sono mai piaciute troppo le sorprese.». Aveva ragione. Nella mia esperienza,le sorprese non erano mai un bene. Di solito finivano con qualcuno che si arrabbiava e io che venivo coinvolto in una rissa. Volevo bene a mio fratello,ma dovevo ammettere di essere abbastanza irritato per il fatto che,uno, non si fosse preso la briga di farmi sapere che era ferito e,due, cercasse ancora di costringermi a fare il gentile con i miei. Il piano di Tini di ignorarci a vicenda per il resto del viaggio mi parve il migliore,quindi mi allungai quanto mi consentisse la piccola macchina sportiva e mi appisolai. Dormicchiavo da appena venti minuti o giù di lì quando dal suo cellulare parti una canzone dei The Civil Wars,che mi svegliò. Sbattei gli occhi impastati e mi passai una mano sul viso trascurato. Se mia madre non si fosse arrabbiata per i capelli,sarebbe diventata isterica perché ero stato troppo impegnato per rendermi per il suo prezioso brunch.« No,ti ho detto che sarei andata a Brookside e che tornerò tardi.». La scrutai dall'altra parte dell'abitacolo e lei dovette avvertire il mio sguardo perché mi lancio una rapida occhiata,e i suoi zii mi alti si colorarono di rosa.«No,Damien,ti ho detto che non avrò tempo è che ho un compito di laboratorio.». Non riuscivo a distinguere le parole,ma chiunque fosse dall'altro capo pareva arrabbiato per come lei lo stava liquidando. Strinse più forte le dita intorno al telefono.« Non sono affari tuoi. Adesso ti devo lasciare,parliamo più tardi.». Passo un dito sullo schermo e getto l'apparecchio costoso nel portabottiglie accanto al mio ginocchio.«Problemi in paradiso?«. Non mi importava davvero di Tini e di quel ricchissimo futuro imperatore dell'universo conosciuto che era il suo ragazzo,ma mi parce gentile chiederglielo visto che era chiamata mente turbata. Non avevo mai incontrato Damien ma,da quanto avevo sentito da mia madre,quando mi scomodavo ad ascoltarla,era fatti apposta per stare con la futura immagine di dottoressa di Tini. La sua famiglia era ricca come quella di lei-suo parte faceva il giudice,o l'avvocato,o qualche altra stupidata politica di cui non sapevi che farmene. Ero sicuro oltre ogni ombra di dubbio che quel tipo indossasse pantaloni pieghettati,polo rosa e mocassini bianchi. Per un lungo momento pensai che non mi avrebbe risposto,invece lei si schiarì la gola e comincio a battere le dita curvante sul volante.«Non proprio,ci siamo lasciati ma credo che Damien non l'abbia capito.».«Sul serio?».«Si,un paio di settimane fa,in effetti. Ci pensavo da un po. Sono troppo presa tra le lezione e il lavoro per avere un ragazzo.».«Se fosse quello giusto,non la penseresti cosi. Avresti trovato il tempo perché saresti voluta stare con lui.». Mi guardo con le sopracciglia chiare,sollevate quasi fino all'attaccatura dei capelli.« Il Signor puttaniere del secolo non mi starà mica dando dei consigli su come gestire una relazione?.». Alzai gli occhi al cielo.«Solo perché non ho trovato una ragazza con cui abbia voluto uscire non significa che non conosca la differenza tra qualità e quantità.».« Avrei detto il contrario. Damien voleva più di quanto fossi disposta a dargli. Sara un tormento perché mamma e papà lo adorano.».« Vero,a quanto ho sentito era perfetto per far felice i tuoi. Cosa vuole dire che voleva più di quanto fossi disposta a dargli tu? Ha cercato di metterti un anello al dito dopo appena sei mesi?». Lei mi guardò storto e increspò il labbro in un ghigno.« Assolutamente no,solo che voleva che le cose fossero più serie di quanto volessi io.». Risi e mi massaggiai tra le sopracciglia. Il mal di testa si era trasformato in una seri di deboli fitta ma cominciava a essere sopportabile. Dovevo chiederle di fermarsi da Starbucks o qualcosa di simile se volevo sopravvivere al pomeriggio.« E forse un modo perbene per dirmi che ha cercato di infilarsi nelle tue mutande e tu non gliel'hai permesso?». Lei strizzò gli occhi e abbandono l'autostrada all'uscita per Brookside.« Fermati da Starbucks prima di arrivar dai miei e non pensare che non mi sia accorto che non hai risposto alla mia domanda.».« Se ci fermiamo faremo tardi e non tutti i ragazzi pensano con quello che hanno nelle mutande.».« non cascherà mica il mondo se ci presentiamo con cinque minuti di ritardo rispetto al programma di Margot. Mi prendi in giro,hai tenuto in sospeso quello sfigati per sei mesi senza dargliela,che storia.». Al che mi misi a ridere bellamente di lei. Risi così forte che dovetti tenermi la testa con entrambe le mani perché il mio cervello annebbiato dal whisky ricomincio a gridare. Annaspai un po e la guardai con gli occhi lucidi.« Se lo credi davvero,allora non sei per niente furba come ho sempre pensato. Ogni singolo uomo sotto i novant'anni cerca di infilarsi nelle tue mutande,Tini,sopratutto se pensa di essere il tuo ragazzo. Sono un maschio,conosco queste stronzate.». Si morse di nuovo il labbro,probabilmente perché il mio argomento era valido, e accostò vicino a un caffe.

Angolo Autrice✨
Ecco il secondo capitolo,prima conversazione di Jorge e la nostra tini. Che succederà? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Scusate per eventuali errori. Ispirato al libro "oltre le regole".

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