Cambiamento

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[ ora smetto di scrivere cose su me e i miei pensieri su Sheeran, scrivo una vera fan fiction, o almeno qualcosa di simile ]

Esco dall'università verso le cinque. Ho ascoltato per due ore una lezione di Wanter: noiosa.
Mentre torno a casa, Silvy mi chiama e mi chiede se voglio venire stasera ad un locale. Di malavoglia rispondo di si. Per Silvy farei tanto, è la mia unica vera amica. Siamo due sfigate senza molti amici.
A casa mi cambio. Mi metto un abitino nero e gli anfibi. Mi trucco un po' e poi rimango a casa per mezz'ora ad aspettare Silvy. Passo un po' di tempo su facebook. Qualche ragazza che faceva il liceo con me posta foto con il suo nuovo ragazzo, una settimana fa ne aveva un altro.
Silvy suona alle sei esatte.
Camminiamo per un po' nelle vie di Londra. Silvy racconta dei suoi studi e di altre cose. Non l'ascolto con attenzione, sono troppo stanca.
Arriviamo in un piccolo locale. Siamo in una stradina stretta e corta.
Dentro al locale fa caldo e c'è odore di alcol. Dietro, in una qualche stanza al fondo, si sente una dolce musica. È un chitarrista solista.
Io e Silvy siamo alla cassa e ordiniamo. Silvy prende io solito superalcolico per prendersi una sbronza e dimenticare il peso della vita per un po'. Io invece prendo una birra che forse non riuscirò neanche a finire.
Silvy decide di sedersi in un tavolino e comincia a bere. Per un po' sto li seduta con lei ad ascoltare le sue solite lamentele. Come al solito siamo un po' in anticipo, Silvy cerca di bere più può quando esce la sera. Oggi si è messa un vestito troppo scollato, penso cerchi di rimorchiare.
Quando Silvy si è accorta che non la ascoltavo e smette di parlare, quindi me la svigno nella stanza al fondo dove c'è il chitarrista.
Il pubblico è limitato e quindi mi siedo in uno dei tavolini. Un ragazzo con i capelli rossi spettinati circa della mia età canta con gli occhi chiusi una canzoni malinconica sulla miseria. Quando apre gli occhi, che sono azzurri, e la canzone è finita, guarda il pubblico e ferma lo sguardo su di me. Mi accenna un sorriso e ricambio applaudendo.
Continua a cantare per tutta la sera, fino alle 8. Rimango tutta il tempo a guardarlo. Mi piace come canta, ha una voce tenera. Qualcosa di lui mi piace. Mentre canta si rivolge spesso a me e mi sorride. Ovviamente ricambio timidamente.
Quando finisce di cantare per bere un po' mi assale il panico. E se adesso venisse verso di me? Cosa gli dico? Cosa faccio? Aspetto calma al mio posto sorseggiando la mia birra. Cerco si sembrare spensierata.
Il ragazzo esce dalla stanza, per mia fortuna. Sto guardando il palco incantata, quando una mano mi sfiora la spalla. Mi giro di scatto e il ragazzo è lì che mi sorride.
"Ciao" dice sorridente.
"C-c-ciao" rispondo dopo una lunga pausa.
"Come ti chiami?"
"Ehm... Emily. Tu?"
"Edward ma chiamami Ed."
"Vabene Ed."
"Posso sedermi al posto libero?"
"Ce-certo." Sono sconcertata. Come mai sono così insicura? Di solito riesco a gestire bene le situazioni con gli sconosciuti. "Hai suonato bene, prima."
"Grazie. Grazie anche per avermi ascoltato, eri una dei pochi."
Non so cosa rispondere. Mi sento una marea di farfalle un pancia. E non dormono, no, devono svolazzare per tutto lo stomaco senza fermarsi.
Cosa mi succede?

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