Mi sveglio alle 11 di mattina per il suono del campanello.
Vado ad aprire la porta in pigiama assonnata. Mi trovo davanti un dolce Edward con del caffe davanti alla porta. Non me lo aspettavo.
Lo faccio entrare e passiamo la mattinata come il pomeriggio del giorno prima: cibo, chiacchiere e musica. Rimane a casa mia fino alle 3 perché deve andare a cena dai suoi che abitano ad Halifax.
Mentre leggo un libro sento il telefono squillare. È Violet.
Conosco Violet dalla materna, siamo state migliori amiche fino ad inizio medie dove ho conosciuto Silvy. Violet è sempre stata secchiona, viene da una famiglia "colta". È egocentrica, esageratamente. Con il tempo ho incominciato ad odiarla perché più cresceva più diventava vanitosa. Era odiosa.
Dalle medie ho cominciato ad avere il mio "stile", cioè maglioni larghi di lana dai colori scuri, pantaloni scuri stretti e sciarpone (solo d'inverno). Lei invece ama foulard di colori chiari a fiori, gonne a vita alta, tacchi, colori pastello e cappelli di paglia che ti coprono completamente. Diciamo che ama cose che si notano molto. Siamo contrastanti. Io sono femminile, ma non in quel senso. Lei è femminile, nel massimo senso.
Al telefono Violet raccontò come sempre la sua bella vita e si dimenticò che c'era qualcuno con lei al telefono che aveva anche di meglio da raccontare (Ed). Violet si eccita moltissimo quando un ragazzo le scrive e quando ne ama uno fa finta di odiarlo anche se quando parla di lui le si illuminano gli occhi. Da piccole, alle elementari, lei aveva avuto un ragazzo e lo divideva con una mia compagna. Ancora ora, a distanza di anni, si vanta spesso di questa cosa. E invece, sarei io quella che deve vantarsi. In 8 anni di elementari e medie io ho avuto 3 ragazzi e lei uno. Poi dopo per il liceo ci siamo separate e io non so più tanto della sua vita romantica, più che altro perché non ascoltavo quella che diceva in proposito.
[ scusate se il capitolo è corto, se avete idee per continuare la storia commentate perfavore ]
