Capitolo1: A Special Day.

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Eleanorcontinuava a spingere, sempre di più, incitata dalla persona che piùamava, spingeva, stringeva forte i denti, a volte facendoli collideretra loro provocando un dolore che era niente a confronto di quelloche provava in quel momento.

Strizzavanella mano sinistra quella del ragazzo, le sue unghie entravano quasinella carne dell'altro, la pelle delle loro mani era sudata,scivolosa, la presa dolorosa per lui.

Laragazza cercava di usare gli incitamenti come punto di forza, ad ogniconsiglio, ad ogni stretta di mano, ad ogni carezza sulla fronte o adogni bacio sulla tempia, questa spingeva, buttava la testaall'indietro, arricciava le dita dei piedi e spingeva, prendeva ariae poi, di nuovo, spingeva.

Ilragazzo al suo fianco la supportava come mai aveva fatto prima, leera sempre stato accanto, l'aveva amata per quella che era ed ora,nella fase più importate, più bella e più dolorosa della sua vita,era lì, con lei e non la stava abbandonando come qualunque ragazzoal posto di lui avrebbe fatto.

Lesopracciglia aggrottate, gli occhi lucidi, le rughe sulla fronte, leurla strazianti, le imprecazioni sussurrate, erano tutti sintomi deldolore che provava e la donna cinquantenne che le stava tra le gambesembrava capire tutta la situazione, cosa provava, come se l'avessegià sperimentata sulla propria pelle, la guardava incoraggiandolacon lo sguardo, la fissava, prima lei e poi là sotto dove iniziavaad intravedersi qualcosa.

Lasignora esultò, incoraggiandola ancora di più e così anche ilgiovane continuò, con un po' più di ardore questa volta.

"Cazzo!"imprecò a denti stretti la giovane sul lettino, in quella stanzatroppo bianca, troppo pura, che da lì a poco sarebbe statamacchiata.

Da cosa?Di certo non solo dal sangue.

Non nepoteva più di tutto quel dolore, era straziante, l'attesa agognantee la tortura era una morte troppo lenta da sopportare.

Volevasmettere e lasciare tutto al destino e sapeva che sarebbe accaduto,quel dolore non derivava solo da quella piccola creatura che da leivoleva uscire, era il dolore della consapevolezza, ma no, non neaveva paura, sapeva che tutto le cose negative che si sentono aigiorni d'oggi non sarebbero mai accadute.

Sapevatutto lei, a soli diciassette anni sapeva cose che nemmeno la signoradavanti a lei conosceva.

Sapevache sarebbe accaduto.

Sapevacome sarebbe andata dopo.

Sapevache non sarebbe stato facile per il suo amore.

Lo sapevae basta, sesto senso?

Si preseun momento di pausa, giusto qualche secondo, solo per poter degustaretutto, per sentire la voce squillante e preoccupata del suo amato, lavoce stridula e fastidiosa dell'ostetrica, il 'bip' incessante dellamacchina posta alla sua destra, voleva annusare quello che lacircondava, l'odore ripugnate e pungente del sangue, quello schifosoed odioso dei medicinali, dei disinfettanti, voleva vedere ancora gliocchi del ragazzo che l'adorava, neanche fosse una Dea greca, volevagustare ancora le sue labbra, sentire la sua sottile barba pungerglile mani o il volto o, ancora meglio, il collo.

Si voltòa guardare quel semplice ragazzo che gli aveva reso la vita migliorein tutti i suoi aspetti.

"Non cela faccio." sussurrò semplicemente ed il ragazzo la guardò fissanegli occhi, capendo male, ovviamente.

Sorrisedivertito e a lei si fermò il cuore, ecco, era quello di cui avevabisogno, un semplice sorriso ed in seguito della sua voce.

"Certoche ce la fai, su, sono qua, spingi!" La incitò nuovamentestringendole ancora più forte la mano e lei spinse.

Doncaster Fire × LarryWilliardStylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora