L'incontro

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La giornata stava lentamente volgendo al termine, gli ultimi raggi del freddo sole invernale creavano pallide linee inclinate che sembravano giocare con il pulviscolo sospeso nell'aria. Quel momento della giornata sembrava donare un'aurea magica all'ambiente immerso nella semi oscurità. Il negozio di antiquariato era molto conosciuto nell'ambiente ed esperti e collezionisti da ogni parte del mondo venivano per trovare oggetti rari e preziosi che in nessun altro posto potevano trovare tanto che il negozio era chiuso ai normali clienti e la lista d'attesa per potervi entrare poteva durare mesi se non anni. L'unica condizione per la vendita era non chiedere da dove venissero, anche perché nessuno avrebbe creduto al modo in cui ne erano venuti in possesso. Nulla di illegale intendiamoci, solo non si poteva rivelare la vera storia di tutti quegli oggetti anche perché nessuno ci avrebbe creduto. I normali esseri umani almeno. Rose posò per l'ennesima volta quel giorno lo sguardo sugli infiniti scaffali ricolmi in modo ordinato di oggetti provenienti da ogni parte del globo e da ogni epoca. Tutto faceva parte del loro infinito ed inesauribile patrimonio, inoltre ciò che era in esposizione era soltanto una parte infinitesimale e comunque di nessun valore per la famiglia ma inestimabile per i clienti. Lei però li considerava comunque preziosi, ognuno di essi era appartenuto a qualcuno ed erano finiti lì dopo una lunga scia di sangue. Ogni volta che vendeva un oggetto se ne separava a malincuore e le ingenti entrate ricavate la lasciavano indifferente. Quel posto era speciale per lei, era il suo mondo, il suo rifugio anche se ultimamente stava diventando faticoso, suo fratello, che gestiva con lei quel posto occupandosi dell'aspetto finanziario e contrattando direttamente con i clienti, aveva aumentato considerevolmente le visite di questi tanto che non riusciva più a tenere perfettamente ordinato il negozio. Inoltre aveva cominciato ad acquistare oggetti sempre più strani e bizzarri per poi rivenderli, spettava a lei registrarli, pulirli, stimarne il prezzo e poi sistemarli sugli scaffali. Era diventato impossibile gestire tutto. Proprio quella mattina aveva avuto un battibecco con lui e come sempre accadeva non ascoltava una singola parola ma si limitava a guardarla con ammirazione ed un infinito amore liquidando il tutto con la solita frase:
"Rose ti voglio un mondo di bene, sei splendida anche oggi"
Poi se ne scappava in ufficio con il suo segretario non prima di averle accarezzato il viso con la sua mano sottile e delicata. Tutte le volte rimaneva senza parole per alcuni secondi e quando stava per ribattere inferocita lui era già sparito.
"Domani vedrai...."
L'orologio a pendolo in fondo al negozio, uno dei primi ad essere stati creati con un meccanismo del genere e con un valore indefinibile, fece otto rintocchi, la giornata era conclusa. Non che avesse fretta di tornare a casa, la sua vita si svolgeva interamente in quel negozio e a casa non c'era nessuno ad aspettarla se non i suoi pensieri. Con un sospiro spense il PC e le luci del negozio, stava per uscire dalla porta sul retro quando il citofono gracchio' all'improvviso.
"Chi cavolo è adesso!?"
Irritata si diresse al terminale appeso al muro e quando alzò la cornetta, sul piccolo schermo apparve il viso di un ragazzo illuminato dalla debole luce del lampioncino dell'entrata del cancello. Rimase ad osservarlo per qualche attimo, di norma avrebbe riagganciato senza nemmeno rispondere, i clienti di quel giorno erano arrivati tutti e da suo fratello non aveva ricevuto notizie di acquirenti dell'ultimo minuto. Inspiegabilmente rispose.
"Si? Ha bisogno?"
"Hem...avrei un appuntamento per quest'ora con il Signor...."
Uscì per un attimo dall'inquadratura per poi ricomparire con un foglio spiegazzato.
"Il Signor... Albert Longinus.." disse sforzandosi di abbozzare un impacciato sorriso e mostrando alla telecamera il foglio. Lei riconobbe subito la scrittura elegante e raffinata di quella che avrebbe dovuto essere una lettera inviata dal fratello.
Solo pochissime persone erano invitate dopo l'orario di chiusura, erano pochissimi clienti trattati con riguardo in quanto venivano per acquisti fuori dal comune. Ma non era questo il caso. Era un ragazzo sulla trentina, con folti capelli neri spettinati ed un'espressione persa chissà dove. Ma qualcosa aveva attirato la sua attenzione, giusto un attimo, poi sparì. Schiacciò il pulsante di apertura e ripose la cornetta. Mentre il ragazzo percorreva il lungo vialetto della villa andò a chiamare il fratello che come sempre era impegnato ad assillare il suo assistente ed unico amico in discorsi privi di senso logico mentre il poveretto era sommerso di fogli.
"Al, una persona ha chiesto di te"
"Vedi Tom, il fatto è che alle ragazze piace il mistero e quindi non puoi dire tutto di te al primo appuntamento. Devi tenerti qualcosa nascosto, come se fossi un assassino.... Ah, Rose, finalmente è qui!"
"Ancora non riesco a capire come fai a sopportarlo Tom! Possibile che ti fai sfruttare sempre in questo modo?"
Tom la guardò da sopra la montagna di fogli riconoscente mentre Albert a sua volta lo fissava con un sorriso sornione e con i suoi occhi argentei. Rose sapeva cosa li legava e proprio per questo non poteva non provare compassione per lui. Si girò sospirando per andarsene quando una mano familiare le strinse delicatamente il braccio.
"Aspetta tesorino, ho bisogno di te per questo colloquio".
Strano, pensò, questi affari importanti li gestiva da solo nel suo ufficio con Tom, lei non ne aveva mai preso parte. Prima che potesse dire qualcosa fu fatta accomodare su una poltroncina posta di fronte alla grande scrivania in mogano del fratello mentre Tom andava a ricevere l'ospite. Meno di trenta secondi dopo vide il ragazzo di prima in piedi di fianco a lei.
Il fratello gli strinse la mano con il suo solito sorriso incantatore.
" Piacere di conoscerti Signor...."
"Mi chiamo Davide Rossini ma potete chiamarmi Dave come fanno tutti, il piacere è tutto mio".
" Bene Dave, lui è Tom mentre questa splendida fanciulla è la mia dolce sorellina Rose".
Dave strinse la mano a Tom poi si girò verso di lei e rimase imbambolato, nella sua vita non aveva mai visto una ragazza di tale bellezza. Rose si alzò e così poté ammirarla da vicino. Lei era alta più o meno come lui, il fisico atletico risaltava sotto i jeans attillati mentre la camicetta bianca faceva risaltare il seno né troppo piccolo ma nemmeno troppo pronunciato. Ma ciò che lo lasciò di stucco furono gli occhi. Come il fratello erano di un argento quasi brillante e sembrava che riuscissero a vedere fin dentro al suo cuore ormai chiuso al mondo da troppo tempo. Il suo viso era dolce con labbra rosse e lunghi capelli biondi che le ricadevano leggermente mossi fino quasi a metà schiena. Quando riuscì a riconnettere riuscì solo a balbettare.
"P..piacere....s...sono Dave...."
Rose lo squadro' pensierosa, come qualche minuto prima qualcosa stava attirando la sua attenzione ma non sapeva cosa e questo la stava irritando. Non sopportava quando qualcosa sfuggiva al suo controllo e questo si rispecchiava nell'ordine quasi maniacale con cui gestiva il negozio. Decise di non farsi trasportare da quella fastidiosa sensazione e rivolse il suo più sincero sorriso mentre allungava la mano verso il ragazzo.
"Piacere, io sono Rose, benvenu....."
Le parole le morirono in gola mentre stringeva la sua mano. Una scossa le aveva percorso tutto il corpo paralizzandola sul posto. Qualcosa mentre stringeva quella mano era esplosa nella sua testa appannandole tutti i pensieri. Non riuscì quindi a vedere il leggero sorriso comparire sul volto del fratello, il quale però non sfuggì a Tom che guardò in aria socchiudendo gli occhi. Rose impiegò qualche secondo per recuperare la ragione e si staccò con forza dalla sua stretta indietreggiando di qualche passo. Il ragazzo la guardò preoccupato e prima che potesse dire qualcosa fu anticipato da lei che girandosi verso il fratello aveva cambiato decisamente espressione.
"Cosa significa?"
"Non so cosa intendi, comunque da domani lui sarà assunto qui da noi per aiutarti con il tuo lavoro, spero andrete d'accordo".
Rose lo fissò per alcuni interminabili secondi in cui il suo sguardo si fece via via sempre più assassino. Dave la guardò incantato.
" Io ti chiedo di fare ordine con gli acquisti e la tua soluzione è questa? Ma soprattutto chi è.... "
"Calmati e ascoltami, il mercato si sta evolvendo e andando avanti sarà sempre più complicato gestire i nuovi collezionisti e tu non puoi fare tutto da sola. Ho controllato il suo curriculum ed è di tutto rispetto, Dave ha due lauree in archeologia e in storia dell'arte oltre ad aver lavorato per cinque anni nei musei vaticani. Ed ha solo 28 anni! È più che qualificato!"
Rose lo squadro' al culmine della rabbia. Non era tanto furiosa per quella decisione presa senza nemmeno il suo parere ma più che altro era ancora scombussolata per la sensazione sconosciuta provata toccandogli la mano. Non disse nulla e senza guardarlo in faccia se ne andò sbattendo la porta. Dave la guardò andarsene dispiaciuto, non la conosceva ma qualcosa dentro di lui gli stava urlando di raggiungerla per scusarsi anche se non sapeva per cosa.
"La presa meglio di quanto pensassi"
"Davvero? Meno male che ho avuto l'intuizione di togliere tutti gli oggetti appuntiti dalla scrivania poco fa altrimenti ora avresti la stilografica piantata in fronte...oppure quel bel apribuste!" disse Tom mentre versava tranquillamente in tre raffinatissime tazzine del tè nero.
"Mi spiace di aver creato tutto questo. Se vuole posso andarmene anche subito. Per me è già un sogno averla conosciuta".
" No, sei tu che devi scusarmi ma è andata esattamente come mi aspettavo, anzi, è andata oltre le mie aspettative. Non ti preoccupare, Rose è solo arrabbiata con me per non averla avvertita ma sono sicuro che domani sarà felice di avere il tuo aiuto. Benvenuto tra noi Dave, domani Rose ti spiegherà cosa dovrai fare".
"Grazie, ancora non riesco a crederci, avrò la possibilità di lavorare con la persona più importante in questo settore".
" Ah ah ah non esageriamo e credimi se ti dico che sono io quello onorato nell'averti conosciuto. Sono sicuro che mi stupirai!"
Si salutarono e fu riaccompagnato alla porta da Tom che lo lasciò all'entrata. Nel tragitto verso casa cercò di mettere ordine ai pensieri e alle emozioni. Durante gli studi aveva bruciato le tappe laureandosi con il massimo dei voti in due anni e non contento mentre lavorava nei musei vaticani aveva preso la seconda laurea. Fu per caso mentre si occupava di un restauro di un'opera del Bernini che fu avvicinato da una strana ed eccentrica persona che gli fece qualche domanda sul suo lavoro. Solo in seguito seppe chi era e per poco non svenne. Poco tempo dopo ricevette una lettera dallo stesso uomo ed ora eccolo lì, da domani avrebbe lavorato nel negozio di antiquariato più ricercato del mondo. E poi lei, chi era? Perché ne era rimasto così sconvolto? Non aveva mai perso la testa per nessuna nonostante avesse avuto numerose relazioni ma lei lo aveva scosso. Era bella si, molto bella ma non era solo questo, qualcosa in lei lo attirava. Camminò con la giacca aperta nonostante il freddo pungente, in quel momento la testa era altrove.
Nell'ufficio Albert sorseggiava sornione il suo tè mentre Tom esaminava alcuni documenti cercando di rimanere calmo, sapeva che lui amava macchinare con le persone per sfuggire alla noia ma questa volta era andato un po' oltre.
"Lo sai che stai infrangendo la regola più sacra vero?"
"Mmmhhh... non sto andando contro nessuna regola"
"A si? E questa cosa di stasera come la chiami?"
"Un semplice colloquio di lavoro?"
"Al...non sono uno sprovveduto, non voglio che qualcuno si arrabbi con te, abbiamo già abbastanza problemi in famiglia...."
"Non preoccuparti, ho solo chiamato un giovane promettente per lavorare qui, quello che accadrà poi, dipenderà da loro....io ho solo dato una spintarella" disse con un sorriso compiaciuto.
"Spintarella??? È severamente vietato interferire con....."
"Tranquillo, nessuno sa niente e ho preso le mie precauzioni. E poi non potevo aspettare ancora, lei sta soffrendo....io lo so bene....io so bene a cosa può portare la sete...." gli occhi guardarono fuori dalla finestra verso un punto lontano della città, sopra una piccola collina dove si scorgeva nelle fioche luci dei lampioni una piccola chiesa immersa tra gli alberi.
Rose raggiunse finalmente il suo appartamento, era all'ultimo piano di un alto palazzo di recente costruzione, era grandissimo ed arredato in modo moderno con le ultime tendenze il che contrastava in modo netto con il suo lavoro. Richiusa la porta si spogliò lanciando i vestiti ovunque rimanendo solo con l'intimo. Camminava nervosamente avanti e indietro nella vasta sala cercando di sbollire il nervosismo.
Perché aveva reagito in quel modo? Chi era quel ragazzo? E perché non riusciva a toglierselo dalla testa? Al....
"Se è ancora uno dei suoi scherzi stavolta lo ammazzo!!"
Ma più cercava di calmarsi e più sentiva sete, quella sete. No, non doveva cedere, non ancora, lei era diversa. Ma la gola era in fiamme e sentiva premere i canini sul labbro inferiore. Prese la sedia che aveva di fronte e la scagliò contro il muro di fronte, l'impatto fu tale che di essa non rimasero che minuscole schegge sparse ovunque. Ormai incapace di resistere oltre si diresse in cucina e digitando un codice su un piccolo pannello semi nascosto una piccola porta si aprì da una parete. All'interno vi erano decine di piccole sacche rosse, ne prese una e con avidità ne succhio' il contenuto dalla piccola cannuccia che sporgeva. Dopo alcuni minuti si ritrovò a piangere rannicchiata e appoggiata al piccolo frigo che aveva richiuso con forza.
"Perché..... perché non riesco a resistere....era passato così tanto dall'ultima volta...."
Il giorno dopo Dave si presentò alle 7 del mattino davanti al cancello, doveva cominciare alle 9 ma non era riuscito a dormire un granché quella notte e decise di uscire di buon'ora nella speranza di cominciare prima. Suonò ma non rispose nessuno quindi camminò avanti e indietro per non morire congelato. Moriva dalla voglia di poter ammirare tutti quegli oggetti ma si accorse ben presto che i suoi pensieri andarono tutti a confluire su quella misteriosa ragazza. Si guardò le mani e pensieroso ripensò alla sera prima, cosa era successo? I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di passi alle sue spalle, si girò e di fronte a lui due cristalli d'argento lo trafissero fin dentro l'anima.
"B...buongiorno signorina Rose...."
"Buongiorno... io....vorrei scusarmi per ieri sera e...."
"Non so di cosa stia parlando, spero solo di essere all'altezza. Ma che dice se entriamo? Sto congelando...."
Capiva benissimo il suo imbarazzo e cercò di cambiare argomento anche perché aveva veramente freddo. Lei sorrise leggermente e si apprestò ad aprire il cancello. Mentre percorrevano il vialetto contornato da una piccola siepe che portava alla grande villa del secolo scorso perfettamente restaurata rimasero in silenzio non sapendo entrambi cosa dire. Giunti al portoncino in legno massiccio Rose digito' una breve sequenza di numeri dopodiché entrarono nella semi oscurità. Appena accese le luci Dave rimase di stucco. Perfettamente ordinati su un'infinità di scaffali vi erano vere e proprie opere d'arte di tutti i periodi e da ogni parte del mondo, tutto ciò che aveva studiato ed immaginato nel corso degli anni era lì di fronte.
"Magnifico...."
"Già, dicono tutti così".
Attraversarono un lungo corridoio fino ad arrivare ad una piccola porta sul fondo del negozio, anche qui digito' alcuni numeri su una piccola console a lato e avvicinò il viso ad una piccola videocamera che illuminò un suo occhio con un piccolo laser. La porta si aprì e si addentrarono in una larga scala in mattoni rossi che scendeva per una ventina di metri fino ad arrivare ad un'altra porta in metallo molto più grande, anche qui dovette attendere che la sbloccasse. Poi entrarono in un ambiente buio, solo quando accese le luci capì di essere in un enorme magazzino di cui non si vedevano le pareti, davanti a lui pile infinite di casse in legno di ogni dimensione e forma erano impilate fino al soffitto.
" Qui è dove lavorerai, tutto quello che vedi è da sballare, controllare l'integrità, valutare e catalogare".
"Meno male che non ho una vita sociale...."
Dopo un attimo di silenzio entrambi scoppiarono a ridere.
"Già, anch'io sono nella stessa situazione...direi che possiamo darci del tu per fare prima, chiamami solo Rose per favore"
"OK e tu chiamami Dave. Ancora piacere di conoscerti e grazie infinite per questo lavoro, è un sogno che si avvera!"
"Aspetta a ringraziare"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 16, 2023 ⏰

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