You promised

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"A volte non hai il tempo di accorgertene. Le cose capitano in pochi secondi. Tutto cambia. Sei vivo. Sei morto. E il mondo va avanti. Siamo sottili come carta."

- Charles Bukowski











«È meglio chiudere tutto e portarlo a casa, la folla qua sta aumentando e non è sicuro per lui»

«Va bene Seokjin, ci vediamo all'uscita. Vieni lì con l'auto»

Si muoveva attraverso la folla massiccia che si era da poco riunita: così tante persone in attesa del loro turno di incontrare e salutare il proprio idolo. Non era mai stato un loro fan, un fan delle masse. Odiava il rumore, le luci accecanti, il modo in cui la folla si spingeva e come si scontravano le persone l'un l'altro. Aveva gentilmente spinto una ragazza - che oscillava il suo lightstick nell'aria fuori dalla sua traiettoria - mentre camminava verso il piccolo palchetto adibito nel locale per la serata; l'auricolare appoggiato sul suo orecchio destro, vestito elegantemente, la cravatta legata mollemente al collo e i suoi capelli neri che gli sfioravano la nuca per colpa della lunghezza eccessiva.

Salì sul palco, la sua presenza era sufficiente a causare un piccolo trambusto, ma non gli importava. Tutto ciò che gli interessava era raggiungere il suo cliente. Camminava verso il ragazzo seduto al centro del palchetto che, in quel momento, stava sorridendo solare e ridendo con i suoi fan; un sorriso che si vaporizzò nel nulla nel momento in cui vide avvicinarsi verso di lui la testa del corvino «Dobbiamo andare» si era chinato all'orecchio del biondino prima di sussurrare dolcemente quelle parole. I suoi occhi si erano poi spostati - guardandosi intorno - mentre afferrava delicatamente il bicipite del suo cliente, segnalandogli non verbalmente di alzarsi. Alcune guardie cercavano di tenere sotto controllo il tumulto della massa mentre il suo cliente si inchinava con dispiacere difronte ai suoi fan: era un grande sofferenza per lui deludere i suoi seguiti in questo modo, ma la sua sicurezza veniva prima di ogni cosa. Il moro stava per scortarlo fuori, condurlo verso l'uscita di emergenza, assicurandosi che il ragazzo sarebbe uscito in modo sicuro dall'edificio, ma nel momento in cui il suo cliente si era alzato...

Uno sparo.

Il corvino si spinse verso il corpo del suo cliente per proteggerlo ed entrambi colpirono il pavimento del palchetto pochi secondi prima che gli spari aumentassero, echeggiando all'interno dell'edificio, seguiti poi dalle urla e dalle grida della gente. L'odore di polvere da sparo e fumo avevano incominciato ad imbrattare il pavimento e l'aria circostante mentre i due artiglieri puntavano e sparavano verso la massa di persone terrorizzate.

La stanza si riempì velocemente di rosso.

Il corvino aveva mosso le mani sul retro della testa mentre usava il suo corpo per proteggere l'idol dagli spari. Secondi dopo, il suono e il vetro di una finestra distrutta rimbalzò sul pavimento e il bodyguard si complimentò mentalmente con gli artiglieri per le armi da fuoco utilizzate: stavano facendo in modo che nessuno lasciasse l'edificio da vivo. O per lo meno illeso.

Si avvicinò al tavolo una volta usato per firmare autografi e album; pezzi di piccoli frammenti di vetro caddero dalla sua giacca nera mentre si muoveva. «J-Jungkook» sussurrò il cantante. La sua voce era tremante mentre arrancava vicino al suo braccio muscoloso. Il moro aveva appoggiato la schiena contro la superficie inferiore del tavolo - ora capovolto - mentre sentiva un paio di mani stringere la sua giacca in una presa salda. «Stai vicino a me, tieni giù la testa» sussurrò il moro mentre sentiva il suo cliente sotterrare la testa nel suo petto. Era pietrificato, tremava di paura. Jungkook lo abbracciò: le sue dita spazzolarono i capelli tinti di un biondo grano del cantante rassicurandolo. Allungò poi il braccio dietro di sé: le sue dita si avvolsero intorno al manico della sua glock nove millimetri, pronto per aprire anch'egli il fuoco nel caso ce ne fosse stato il bisogno.

You promised || ONESHOT ᵏᵒᵒᵏᵛDove le storie prendono vita. Scoprilo ora