La luce del tramonto tinge tutto di dorato e rosa, rendendo ogni cosa più dolce, perfino il secco no che ricevo in risposta dal mio maestro. Sono a Vroengard, isola fuori da Alagaesia, dove i giovani Cavalieri vengono addestrati da Eragon e Saphira, e, normalmente anche da Arya e Fìrnen. Ma questo è tutto, tranne che un periodo normale. " Io devo andare." la mia è quasi una supplica, pronunciata con gli occhi brucianti, le guance bagnate e la mente febbricitante, nella disperata ricerca di una soluzione. Saphira atterra accanto al suo Cavaliere e gli posa l'enorme muso sulla spalla, facendo risplendere le meravigliose squame azzurre. Pochi istanti dopo atterra Jura, la mia dragonessa, sollevando il doppio della polvere di Saphira. Jura è bellissima. Le sue grosse scaglie appuntite variano dal nero al bianco, in diverse parti del corpo. Alcune parti, come la pancia, sono bianche, poi il bianco sfuma, da bianco a grigio, da grigio a nero. Jura è grande, ma non quanto Saphira, che è quasi il doppio di lei. "Ti prego!" Jura comprende tutto nel momento in cui la sua coscienza sfiora le mia e rinforza le mie preghiere, implorando Eragon e Saphira mentalmente. Per favore! Potrete farci fare un addestramento intensivo di una settimana, prima che partiamo! Il tono supplicante non si addice per niente alla voce profonda e dolce di Jura. Eragon si massaggia le tempie, coperte da capelli neri che cominciano a tingersi di grigio, turbato. "Quello che non capiamo" sospira pesantemente, abbandonando le braccia lungo i fianchi. "è perché avete tutta questa voglia di andare in guerra; anche se non credo sia per combattere, secondo i nostri calcoli la prossima settimana la guerra sarà all'epilogo." continua sondando il mio sguardo offuscato dalle lacrime. Mi asciugo gli occhi e sostengo lo sguardo del Cavaliere. Da quando lo conosco, Eragon parla con la prima persona plurale, poiché ogni sua decisione è presa insieme al suo Drago. "Perché?" ripete e i contorni degli oggetti sfumano di nuovo, costringendomi a distogliere lo sguardo. Comincia dal principio, Aryel. Suggerisce Jura. E io seguo il suo consiglio. "Il mio era il penultimo villaggio dove andavano portate le uova Drago." inizio, la voce incrinata dal pianto. "Avevo quindici anni, allora. Quando sono stata scelta, l'elfo che portava le uova ha deciso di andare nell'ultimo villaggio, e poi portare me e l'ipotetico nuovo Cavaliere da Murtagh. Ora non rammento il nome dell'ultimo luogo che dovevamo visitare, ma fu lì che l'uovo si schiuse, più precisamente tra le mani di Ajhad." Jura mi cinge con la sua coda, e mi accoccolo contro il calore di essa, cercando conforto nelle dure, lisce e calde squame nere, che hanno assorbito il calore del sole. "Ajhad aveva la mia età, forse un anno più di me. Aveva, e spero che abbia ancora, capelli ricci e neri e due enormi occhi verdi. Ci capimmo da subito: insomma eravamo entrambi nuovi Cavalieri alle prime armi, condividevamo le stesse esperienze ogni giorno. Non fu difficile innamorarsi di lui." con la coda dell'occhio vedo Eragon osservarmi con uno strano sguardo, dolce e compassionevole insieme. Il sole tentenna sulla linea d'orizzonte, indeciso a tuffarsi nell'oblio. "Il giorno del mio sedicesimo compleanno, Ajhad mi baciò, e per un po' fu tutto perfetto." Mi perdo nei ricordi, guardando le creste delle montagne, senza vederle davvero. Per un attimo mi sembra di tornare nel passato, vedo di nuovo il viso di Ajhad, i suoi zigomi sporgenti, gli occhi intelligenti che ti trapassavano, arrivando direttamente all'anima e le labbra carnose; avevo fantasticato spesso su come ci saremo baciati io e Ajhad, e ogni volta mi bloccavo a metà fantasticheria, pensando che il suo naso affilato sarebbe stato d'intralcio. Ma non fu così quando ci baciammo davvero. "Il giorno dopo Ajhad mi cacciò via, dicendo che mi odiava, che mi disprezzava e che me ne dovevo andare." Questa volta alzo gli argini del fiume dei ricordi, che scorre impetuoso, furioso. Ho paura che mi trascini a valle, in un lago di disperazione. Il silenzio avvolge ogni cosa per un po', accompagnato dal buio che cala. La notte mi accarezza le spalle, mi propone il sonno su un piatto d'argento, ma non riuscirei a digerire nulla in questo momento. Persino i sogni apparirebbero tanto melensi da farmi venire la nausea. Mentre i minuti si trasformano in ore e nessuno si muove, il desiderio di tornare in Alagaesia si fa più forte e mi trafigge i polmoni. Non sto scappando, sto tornando. Torno ad affrontare la realtà. "Devo tornare. Ajhad non si scoraggia facilmente. È testardo, e solamente la... morte lo allontanerebbe dalla guerra." Eragon sobbalza leggermente quando ritorno a parlare, dopo ore di silenzio. "Non sto cercando di proteggerlo," continuo "o di allontanarlo dalla prima linea. È solo che... se..." la mia voce si spezza e singhiozzo un po', prima di riuscire a ritrovare il controllo. Jura dorme e riesco a percepire parte dei sui sogni, ma alla vista di Ajhad tronco il collegamento con lei. I miei pensieri, le mie emozioni... tutto influisce su di lei e a volte capita che questi sentimenti influenzino i sogni dell'altra. Con uno sforzo immane, continuo il mio discorso. "Se lui... se morisse," il mio petto si rompe in singhiozzi disperati e mi devo rifermare un attimo. "io voglio rivederlo. Sono passati due anni, e la cosa di cui ho più paura è che il suo ricordo svanisca. E inoltre devo sapere... " Dico soltanto, a voce bassa, come se fosse una cosa troppo scandalosa per ammetterla. Mi sembra che qualcuno mi abbia tagliuzzato i polmoni. Ma so benissimo che non sono i polmoni, quello che fa più male. Jura, inconsapevolmente, nel sonno, mi stringe a se, e il suo ventre pieno di fuoco mi riscalda. Eragon sorride, anche se assomiglia ad una smorfia. "Ora dormi, domani vediamo." Un attimo dopo sono avvolta dall'oscurità del silenzio.
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Ttw-Carolynia
De TodoCiao sono Carolina e queste sono le mie storie per il torneo tre wattpad. Spero vi piacciano, buona lettura giudici!