L'appuntamento mancato - LUI

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Il tempo è un'entità strana, elastica e mutevole. A volte scorre veloce come un torrente di montagna, altre invece sembra quasi immobile, come se in un'immaginaria clessidra i secondi si incastrassero uno dopo l'altro prima di passare nell'ampolla più bassa.

Da quante ore sono seduto come un idiota in questo bar, in attesa del suo arrivo? Una? Due? Ho perso il conto. Sapessi disegnare bene, potrei riprodurre ad occhi chiusi ogni particolare della parete azzurrina di fronte a me, compresi i poster di vecchie pubblicità anni sessanta e le foto del barista con questo o quel personaggio famoso.

Già, il barista... ho smesso di guardarlo nel momento in cui ho capito che mi alzerei volentieri e gli darei un pugno sulla faccia per cancellargli quell'aria di compatimento che ha ogni volta che mi guarda, della serie "per fortuna i due di picche capitano anche ai belli".

Belli... a che mi serve una bella faccia o un bel fisico con una ragazza che non mi ha mai visto?
Lei non è arrivata e non arriverà, ormai è passato troppo tempo dall'orario che avevamo fissato per trovarci.

In questi mesi di chat e telefonate ha imparato a conoscermi meglio del mio migliore amico o di mia madre, arrivando pian piano a prendere posto nel mio cuore quasi senza che me ne accorgessi e ora non è qui... vuol dire che ha rifiutato me, non il mio aspetto esteriore e questa consapevolezza sta iniziando a farmi maledettamente male.

Per fortuna non ci sono specchi qui intorno, non so come ho ridotto i capelli a furia di arruffarli per il nervosismo. Già sono ricci e scompigliati di loro, figuriamoci adesso, sembrerò un pazzo scappato da un manicomio o uno che si è appena fumato l'impossibile e non sa più chi è e dove si trova.

Basta. Me ne vado. Cosa resto a fare? Spettacolo a uso e consumo del barista? No grazie. Vado a casa, forse lì sarà più facile da digerire.

No. Non cambierà niente. Non riesco neanche a pensare che l'ho persa, mi manca il fiato se solo mi sfiora il pensiero.
Sorrido per non piangere, non qui almeno: a cosa serve avere "la fila fuori dalla porta", come mi dicono sempre quelli della squadra di pallanuoto, se poi l'unica che vorrei mi ha "cestinato"?

Mi alzo e scopro di essere senza forze.

Ragazza, mi hai annientato peggio della finale di campionato persa l'anno scorso... solo che allora c'era la prospettiva della rivincita in questa stagione, ora invece è senza appello.

Fuori l'aria è fresca, ma non serve a far diradare la nebbia che ho nella testa.

Perché deve fare così male? Perché mi sembra che il sole non scaldi, che i colori siano sbiaditi e che non sarò più in grado di ridere?

Mi siedo sulla moto con il casco dimenticato fra le mani. La solita bella sensazione nel sentirmi in sella non mi aiuta questa volta, non mi fa né caldo né freddo.

Amico, ti ha steso.

La mia fida vocina questa volta la zittirei volentieri, non serve che rigiri il coltello nella piaga, bastano già i miei pensieri impazziti a farmi andare via di testa.

Giro lo sguardo per la via, ci sono poche persone che passeggiano nella pigra luce del pomeriggio.

Non so come mai, il mio sguardo si sofferma su una ragazza che sta attraversando la strada evidentemente diretta al bar.

Forse è stata la strana andatura lenta ad attrarre  il mio sguardo, non saprei.

Continuo a guardarla, e mentre sento in sottofondo la solita vocina che parte in automatico e registra un "però, mica  male la tipa" lei si ferma in mezzo alla strada con lo sguardo fisso. Mi colpisce come una mazzata l'espressione di pura sofferenza che le si dipinge sul bel viso, poi un passo dopo l'altro arriva in qualche modo sul marciapiede poco lontano da me continuando a fissare dentro al bar mentre si abbraccia convulsamente come se le fosse venuto freddo.

Mi blocco e mi si secca la bocca mente un pensiero spunta nella mia testa: non è che magari questa ragazza... è LEI?

Continuo a fissarla. Ho il fiato corto e faccio fatica a pensare.

È evidente che qualcosa che vede, o che NON vede, l'ha colpita nel profondo. È ferma sul marciapiede, immobile.
Poi lentamente, molto lentamente, si gira dandomi le spalle e comincia a camminare allontanandosi. Anche la schiena rigida e il capo chino urlano la sua disperazione.

Cosa faccio? È lei? La fermo? E se non lo fosse, sai che figura...

Ma certo che è lei, GENIO! Muoviti o la perderai davvero! A cosa ti serve il coraggio da leone che sfoderi in partita se non lo usi ADESSO?

Ok, chissenefrega della figuraccia. Ci provo. Male che vada conoscerò un'altra bella ragazza...per quello che mi importa adesso.

Scendo dalla moto e mi avvicino da dietro poi, prima di poterci ripensare, le prendo la mano per fermarla.

"Sei in ritardo." Quasi non riconosco la mia voce, non l'ho mai sentita pronunciare qualcosa così dolcemente.

Il dubbio che non sia lei svanisce come neve al sole e fa sciogliere all'istante il ghiaccio che mi ha gelato il cuore nelle ore appena trascorse.

Si è fermata senza voltarsi. Se possibile, la schiena si è irrigidita ancora di più, mentre la testa si è sollevata di scatto. E' così evidente la battaglia che sta combattendo per decidere se girarsi verso di me o no che sembra stia urlando.

Lascio la sua mano e le sfioro per un attimo i lunghi riccioli biondi, almeno avrò un piccolo ricordo di lei se andrà via.

Poi resto lì, immobile. Il tempo si ferma definitivamente  e non sento più i rumori della strada mentre aspetto di sapere se il mio cuore, dopo oggi, continuerà a battere o se sarà solo un guscio vuoto.

Maledetta chatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora