25 Aprile 2019: Una Data Indimenticabile
Era una di quelle giornate che sembrano già perse in partenza. L'aria era fredda, umida, e l'odore di pioggia si infilava persino attraverso le finestre chiuse della mia cameretta. I vetri appannati sembravano riflettere il caos nella mia mente. Qualcosa non andava, lo sentivo nelle ossa. Mamma diceva sempre che avevo una sorta di sesto senso, una sensibilità speciale che mi permetteva di percepire quando le cose stavano per cambiare. In quel preciso istante, seduta sul mio letto con le gambe incrociate e il diario aperto sulle ginocchia, capii che era arrivato il momento di pensare a me stessa. La vita è imprevedibile, diceva mamma, e io dovevo essere pronta.
Quel 25 aprile sembrava iniziare come un giorno qualunque, ma c'era qualcosa nell'aria, un presentimento che non riuscivo a scrollarmi di dosso. Guardavo fuori dalla finestra, osservando la pioggia battere sul marciapiede e sulle poche macchine che passavano. A New York il tempo era così: sole un giorno, pioggia per due. Era quasi banale. Ma quella volta non riuscivo a scrollarmi di dosso l'idea che qualcosa stesse per accadere.
La giornata passò lentamente, come sospesa. Avevo cercato di immergermi nelle mie attività quotidiane, ma c'era una tensione costante che mi seguiva ovunque. Poi arrivò il momento della mia ultima lezione della giornata: chimica. Era una materia in cui eccellevo, e di solito mi dava un senso di sicurezza, ma quella volta, appena varcai la soglia dell'aula, mi accorsi che c'era qualcosa di strano.
Gli sguardi dei miei compagni erano diversi. Tristi. Qualcuno abbassava gli occhi, altri sembravano cercare le parole giuste. Fu in quel momento che tutto cambiò. Come un fulmine a ciel sereno, vidi l'immagine di mia madre, seduta sulla poltrona del salotto di casa. Aveva gli occhi gonfi di lacrime e stringeva una sciarpa tra le mani. Ci volle meno di un secondo per capire. Sentii il cuore spezzarsi, quasi fisicamente. Lei non c'era più. Mia nonna, il pilastro della mia infanzia, se n'era andata.
Non ricordo molto di quello che accadde dopo. La mia mente si spense. Era come se il mondo intorno a me fosse diventato ovattato, irreale. Quando tornai a casa, trovai mia madre nella stessa posizione che avevo immaginato. Era distrutta. Abbracciandola, sentii una parte di me sgretolarsi, come se una piccola fiamma si fosse spenta per sempre.
Qualche giorno dopo, mentre cercavo di trovare conforto nel sonno, accadde qualcosa di straordinario. Sognai mia nonna. Non era più fragile, stanca e malata come l'avevo vista negli ultimi anni. No, era piena di vita, con quel sorriso contagioso che tanto amavo. Accanto a lei c'era mio nonno, che non avevo mai conosciuto di persona ma di cui avevo sentito parlare innumerevoli volte. Erano insieme, felici, immersi in una luce calda e dorata. Il sogno era così vivido che al risveglio una lacrima mi rigò il viso.
Era il 23 aprile, e qualcosa in quel sogno mi aveva scossa. Decisi di restare sveglia per un po', incapace di tornare a dormire. C'erano troppe emozioni da elaborare, troppi pensieri che si accavallavano nella mia mente. Mi chiedevo se quel sogno fosse stato un semplice frutto della mia immaginazione o se, in qualche modo, fosse davvero un messaggio da parte di mia nonna. Qualunque fosse la risposta, sentii un piccolo barlume di pace farsi strada nel mio cuore.
Il giorno successivo, il 24 aprile, decisi che avevo bisogno di parlare con Luca, il mio ragazzo. Gli mandai un messaggio: "Ehi, oggi pomeriggio andiamo al parco sotto casa e parliamo!" Non gli spiegai il motivo, ma avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Sentivo che non avrei potuto gestire tutto da sola.
Ci incontrammo sulla solita panchina, quella che era stata il nostro rifugio in tanti momenti felici. Ma quella volta, l'atmosfera era diversa. Luca sembrava nervoso, quasi distante. Prima che potessi iniziare a parlare, lui mi interruppe.
"Aria, dobbiamo parlare..." disse, evitando il mio sguardo.
Quelle parole erano un cliché che odiavo. Ogni volta che qualcuno dice "dobbiamo parlare", sai già che niente di buono sta per seguire. E infatti, le sue parole mi colpirono come un pugno nello stomaco. Mi confessò che, durante una serata in cui era brillo, aveva tradito la mia fiducia. Non solo: mi disse che non voleva più stare con me. Poi, come se non bastasse, tirò fuori una scatola contenente tutti i ricordi della nostra relazione: foto, biglietti dei concerti, regali, persino gli anelli che ci eravamo scambiati. Mi stava lasciando.

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CREDICI SEMPRE
Chick-LitAria ha solo sedici anni, ma la sua vita sta per cambiare per sempre. Costretta a lasciare la caotica New York per trasferirsi in una città che non ha mai visto, tutto sembra un salto nel vuoto. Ma questo non è solo un cambiamento di indirizzo: è l'...