CAPITOLO 1

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Figlia: "Mamma!"

Io: "Si?"

Figlia: "Mi racconti una storia?!"

Disse con faccia incuriusita.

Io: "Che storia?"

Figlia: "Non so, boh, una storia. Inventala sul momento. Sei capace!!"

Io: "Ehm...Vabbene!"

Figlia: "Vai."

E INIZIAI A RACCONTARE:

***********************************Aprì gli occhi, mi misi le mani davanti al viso e dissi "forza e coraggio, ce la puoi fare", mi alzai, spensi la sveglia e notai che erano le 7:20, perciò dovevo sbrigarmi.

Andai in bagno, mi lavai velocemente il viso, giusto per riprendermi, poi mi feci una doccia veloce, fusou, felpa abbastanza larga, un filo di ayliner, il mio skate, e uscii di casa.

Misi il mio skate a terra, e partì...

Mi piace andare sullo skate.

Adoro la sensazione del vento che mi sfiora i capelli...

Mentre ero sullo skate tarai fuori dalla tasca il mio telefono per vedere l'orario, erano le 7:40.

Arrivai a scuola, scesi dal mio skate e mi appoggiai al muretto, tirai fuori un altra volta dalla tasca il telefono e anche il pacchetto di sigarette.

Me ne accesi una, misi il pacchetto apposto e sbloccai il telefono.

Vidi che non avevo ricevuto nessun messaggio, come sempre del resto.

Suonò la campanella, buttai il mozzicone della sigaretta a terra, e mi fiondai verso l'entrata.

Per fortuna che la mia classe era a piano terra.

Entrai in classe.

Vidi le solite facce da cazzo, che ogni mattina mi dicevano "Ehy, guardate chi è entratata. Quell'asociale di merda." Più passavo i giorni e più quelle parole mi facevano male.

Non ero io ad essere asociale, è che gli altri non hanno mai cercato di conoscermi, di capirmi, di apprezzarmi e perciò non sanno come sono fatta, e da fuori sembro una merda, e tutti guardano l'apparenza. Non ho mai trovato nessuno che mi apprezzava per quello che ero veramente.

Suonò la campanella, e finalmente era ora di tornare a casa, ogni volta che quella fottuta campanella suonava alla sesta ora, mi si riempiva il cuore di gioia, ma solo perchè volevo tornare a casa e non vedere più quelle facce di merda per ore ed ore...

Arrivai a casa.

Mia madre non c'era. Chissà con chi sarà andata a letto questa volta. Dissi infastidita e arrabbiata. Mio padre, appena mi vide corse verso di me.

Papà:"Oggi non pranzi vai in camera tua puttana!!" Disse urlandomi contro e dandomi un schiaffo bello forte. Fa sempre così, se la prende con me anche se io non faccio nulla. È pazzo! Mentre salì le scale gli urlai un bel "Mavvaffanculo." Mi sentì, corse dinuovo da me tirandomi dal braccio, mi girai di scatto e lui mi diede una spinta facendomi cadere, e mi fece sbattere la testa su uno scalino, mi feci davvero male, con la mano sopra la testa mi alzai correndo in camera mia sbattendo cosi forte la porta dietro di me che feci cadere un quadro.

*Fin dai primi anni di vita, avrò avuto tre o quattro anni, che lo ricordo sempre come un padre violento. Inoltre a picchiarmi cosi tanto, una volta mi ha rotto un braccio e fatto un gran livido all'occhio.

Mia madre invece... si mia madre, potrei chiamarla con tanti nomi diversi, "prostituta, escort, puttana" ogniuno di questi le si addice, tranne quello di "madre".

Per lei questo è stato sempre più un piacere che un lavoro. Mi ricordo che l'ha sempre fatto, da quando avevo 12 anni...Andava sempre a fare la puttana con il primo che trovava per strada, a casa ci stava solo 2 o 3 volte alla settimana, non glie ne importava nulla ne di me, e ne di quell'essere se così si può definire, padre. Gli metteva le corna, e quando usciva metteva sempre la scusa del lavoro...

Non ho mai avuto un infanzia felice.

All'isilo non ci sono mai andata.

Alle elementari non avevo amici, me ne stavo sempre in disparte.

E lo stesso anche alle medie.

Finchè non inziai il Liceo, il primo anno, una merda, il secondo anche, e adesso, faccio il terzo, sempre senza amici, sempre sola..*

Lanciai lo zaino sul letto, mi sedetti, presi le cuffiette, partì Thaking Out Load di Ed Sheeran, tirai fuori dal cassetto del mio commodino la lametta, ed incominciai a versare sangue sulle lenzuola, come facevo tutti i giorni, chiedendomi perchè ero nata, e perchè devevo fare questa vita di merda.

Mi feci almeno 2 o 3 tagli, più passavano i giorni, e più aumentavano i tagli, e più mi aumentava il dolore che scorreva nelle mie vene, facendomi stare male.

Mia madre e mio padre non hanno mai saputo che mi tagliavo.

Lo so solo io. E il mio stupido mondo di merda, che esiste nel mio cervello.

Un mondo strano, bello, perfetto, ma strano. Un mondo, in cui nessuno sa l'esistenza, un mondo magico, dove ci sono persone che mi vogliono bene, un ragazzo che mi ama, e dei genitori che mi apprezzano, un mondo finto, nullo, che non esiste, e perciò è una merda.

Chissà comè essere amati da qualcuno, apprezzati e capiti........

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