capitolo 4

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Chris era il top, attorno a lui avevo creato un sfondo di perfezione, era tutto ciò che desideravo, l'avevo posto su un sorta di podio.
Sarà stato il modo in cui Si è approcciato a me: coinvolgente, diretto sicuro.
E io, da inguaribile romantica non ho potuto fare altro che catalogarlo tra i migliori, sembra brutto da dire, ma è così.
Passavo ore a pensare a lui, ad improbabili incontri, dove sarebbe rimasto folgorato dal mio fascino (quale?), ma erano solo film mentali degni di un Oscar.
Era diventato la mia ossessione, il mio punto di riferimento, il motivo per cui mi svegliavo la mattina, era tutto.
Sentivo la sua mancanza nonostante in realtà non lo avessi conosciuto abbastanza da potermelo permettere, ma l'idea che mi ero fatta di lui lo rendeva un ragazzo da sposare, il ragazzo che io volevo sposare.
Gli avevo permesso di distruggermi, di togliermi il respiro, di mandare a farsi fottere il muro che avevo attorno. Èra
un amore malato, che riguardava me e Chris, solo che il diretto interessato non lo sapeva, non l'avrebbe mai saputo.

Mentre aspettavo per pagare al supermercato, mi sentii battere sulla spalla. Mi girai.
"scusa, dove hai trovato le radici di zenzero? ", squadrai il mio interlocutore, un ragazzo sulla ventina che mi guardava con un sopracciglio alzato, attendendo una mia risposta.
Scrollai le spalle e risposi "nel reparto della frutta ", feci un mezzo sorriso e tornai a guardare la nuca della persona davanti a me.
Sentii il ragazzo allontanarsi così mi girai di nuovo, riuscii a esaminare accuratamente il suo fondoschiena.
In realtà non ho mai capito cosa volesse dire
-avere un bel culo-, ma il suo mi ispirava assai.
Presi un respiro, pagai la spesa e mi fiondai dalla mia bicicletta. Appoggiai la borsa nel cestino e mi guardai attorno, il cielo era grigio, l'aria profumava di pioggia, Immaginai che sarebbe scoppiato presto un temporale, nemmeno farlo apposta un lampo attraversò rapido il cielo.
Automaticamente contai i secondi che passavano tra il lampo e il successivo tuono.
8 secondi: in teoria il temporale era a 8 km dal mio paese.
Tirai un sospiro di sollievo, sarei riuscita a tornare a casa.

Inforcai la bicicletta e cercai di pedalare più veloce, era meglio non sfidare il tempo.

Sentii una goccia cadermi in faccia, un rivolo bagnato mi solcò il viso, ben presto seguito da altri.
In pochi secondi mi ritrovai stonfa. Il temporale era arrivato prima del previsto e io avevo ancora un po' di strada prima di arrivare a casa.
Una macchina mi si accostò, il finestrino si aprì e il viso del ragazzo che voleva le radici di zenzero spuntò sorridente.
"sali, dai!" mi disse.
Certo sarei sicuramente salita.
"figurati, non serve! " risposi riprendendo a camminare, la bici a mano
"ti bagnerai tutta!" insistette lui procedendo affianco a me.
Mi girai verso di lui e osservai la sua macchina.
Era un Pick up americano, grosso, rosso ingombrante e tremendamente figo.
Io amavo quelle macchine.
In ogni caso scossi la testa
"sono già bagnata. "
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, chiuse il finestrino e proseguì per la sua strada.
Tirai un sospiro di sollievo e soffocati la delusione.
Il mio maledetto orgoglio.
Continuai a camminare a passo spedito, evitando di guardarmi attorno .
Mi sentii strappare la bicicletta dalle mani, alzai lo sguardo e mi ritrovai a osserva sbalordita e confusa mr Pick up che metteva in parte la bici.
Mi afferrò poi per la vita, senza lasciarmi il tempo di parlare, mi caricò sulle spalle e in pochi passi raggiunse la sua auto accostata sul ciglio della strada con le quattro frecce.
"adesso prendo la bici" mi disse tranquillo mentre mi gettava letteralmente nel sedile passeggero.
Lo osservai paralizzata mentre caricava la mia bicicletta e quando rientrò in macchina esclamai "ma chi cazzo credi di essere? "
Lui si girò verso di me, un mezzo sorriso stampato in faccia e una luce che brillava negli occhi scuri "sono il tuo salvagente, piccola. "

Ok, non andò proprio così.
Il temporale scoppiò appena varcai la soglia di casa e Mr. Pick up Probabilmente stava ancora cercando le radici di zenzero nel reparto frutta.
Una ricerca vana dal momento che avevo preso l'ultimo pacchetto.
Sistemai velocemente quanto avevo comprato e scappai in camera, prima che mia mamma mi trovasse qualcosa da fare .
Inforcai la mia chitarra, ok tecnicamente è di mia sorella maggiore... Dettagli.
Suonai Luke Bryan fino all'ora di cena e dopo aver mangiato e pulito la cucina tornai nel mio rifugio sicuro a leggere un buon libro.

Quando mia sorella salí le scale, spensi la luce e iniziai a fingere di dormire, in modo che non mi parlasse.
Quando sentii che si era addormentata, mi rilassai definitivamente.

Lui si accarezzò la guancia, come sorpreso da questa mia reazione.

Poi sorrise malizioso e mi disse "senti un po', non ti sembra un po' poco questo bacio dopo che ti ho dedicato una canzone? "
"Accontentati" risposi sollevando le sopracciglia.

Allora iniziò a farmi il solletico dicendo "no cara mia, io voglio qualcosa di più"
Continuavo a ridere come una matta e a contorcermi mentre lui cercava di baciarmi. Ma non sarebbe stato così facile.
"Eddai, sta ferma e fammi contento"
Scossi la testa e cercai di scappare.
Ma in qualche maniera mi ritrovai distesa sul letto con le braccia bloccate dalle sue mai.
"Presa"

Nessuno di noi due rideva più. Ci fissavamo negli occhi e io aspettavo solo di essere baciata anche se non l' avrei mai ammesso.

Lui avvicinò la testa alla mia.
Il suo respiro adesso sapeva da vaniglia. Mi morsi le labbra nervosa.
Mi baciò sulla guancia, avvicinandosi sempre di più all'angolo della mia bocca.
Non aspettavo altro che raggiungesse l'obbiettivo. Ma lui sembrava non avere fretta.
Si spostò leggermente e mi sussurrò "lo vuoi un bacio? "
Io scossi la testa per orgoglio più che altro, non volevo che me lo chiedesse: doveva farlo e basta.

Alché lui mi lasciò andare dicendo "ok"
Mi dissi che ero una stupida e che non avrei dovuto lasciarmelo scappare. Ma non riuscivo a muovermi.
Lui si avvicinò alla finestra e disse "devo andare"
Era la mia ultima occasione.
Respirai a fondo.
"devo andare" ripeté secco, percependo la mia indecisione .
Si era risentito per il mio rifiuto.
Istintivamente risposi "ok, vai pure"
Maledetta la mia linguaccia.
Lui prese e uscì senza voltarsi indietro.

Il mio orgoglio faceva danni anche nei miei sogni.

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