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Una cosa che non bisogna mai essere fatta, è oltraggiare una giovane ragazza che prova a vivere la propria vita.

Nella mia mente mi sono sempre ripetuta "ho solo
una vita e devo godermela", l'unico problema però è che non ho ancora mai avuto il coraggio di farlo.

Sono sempre stata trattenuta, un po' da me stessa ed un po' da chi mi circonda; ho sempre fatto retromarcia e mi sono ritrovata a sottostare a chi mi circonda.

Passeggio per la strada con il buio che circonda il mio corpo rilassato; l'aria fresca che carezza il mio viso, esso rilassa il mio animo ormai nella via della strada per la dispersione.

Guardo l'orologio notando che il ritorno a casa si sta avvicinano; dovrei passare la soglia della porta tra 10 minuti ma non oggi, la mia voglia di tornare ad essere rinchiusa in quella casa non mi rilassa, soprattutto sapendo che domani mattina mi aspetta una cosa importante.
Voglio trovarmi rilassata e non agitata.

«scusi signorina, potrebbe darmi qualche moneta per favore» volto il capo verso la voce ruvida come il cemento.
I miei occhi incontrano quelli di un signore anziano, con la pelle striminzita e pallida.
Porta dei vestiti sporchi e strappati probabilmente molto vecchi ed utilizzati.

Capisco subito che si tratta di un senza tetto e questa cosa mi ferisce molto.
Porto una mano dentro la tasca della mia giacca di lana nera quando nella mia mente brilla un'idea migliore.
«certo, rimanga qui qualche minuto, le vado a prendere una cosa» affermo affrettando il mio passo.

Nel buio delle strade mi dirigo verso il supermercato più vicino per far più in fretta possibile; non voglio far aspettare tanto quel povero uomo che ha dovuto provare la pena della povertà.

Entro in un piccolo negozio che da subito emana calore.
«Salve» affermo con tutta l'educazione del mondo al cassiere a cui ero passata di fianco.
«Salve, le serve aiuto?» mi domanda il cassiere dalla maglia rossa ed i capelli biondi; un biondo candido che si abbina benissimo con i suoi occhi color cristallo.

«no grazie» gli dico sorridendo e sorpassandolo; non voglio far aspettare quell'uomo che si trova fuori al fresco.
Giro per qualche secondo tra gli scaffali per orientarmi all'interno del supermercato.

I miei occhi passano su ogni prodotto pensando a cosa quell'uomo potrebbe volere ma alla fine opto per qualcosa di semplice.
Adocchio delle piccole focacce che per mia sfortuna sono nella parte più alta dello scaffale.

Mi alzo con le punte dei piedi e sento persino le scarpe piegarsi e per questo mi mando a quel paese da sola; ho sempre avuto un'ossessione compulsiva per le mie scarpe bianche tanto da non averle mai sporcate in questi due anni.

«cavolo» affermo non sapendo come raggiungerle e sinceramente mi vergogno a chiedere al commesso perciò... l'unica opzione che mi rimane è scalare lo
scaffale.

Poso entrambi i piedi sopra alla prima mensola del grande scaffale di metallo; sento la punta delle mie dite toccare la superficie calda del sacchetto di carta che porta al suo interno le piccole focacce.

Mi allungo un po' per impugnare quel dannato sacchetto, ma qualcosa nella mia vita deve sempre andare storto ed il mio sedere finisce dritto dritto a terra.

«Aia!» affermo non appena sento il dolore lancinante che il mio sedere ha dovuto subire; non capisco il motivo, provo a far buoni gesti e il destino ricambia così.

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