bienvenidos a lo espectaculo de la vida

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8 abril 2020
Madrid, España.

L'aria era stantia, in quel buco. Il suono irregolare del mio respiro incrociato a quello del professore creavano un rumore animalesco, simile a un rantolo.

Il dolore era tale da farmi quasi svenire, ma le continue rassicurazioni di Sergio insieme a quelle di Marsiglia mi davano conforto.

E grinta.

<<ci siamo quasi Alicia, l'ultima spinta.>> era più o meno la stessa frase che mi ripetevano da mezz'ora, ma io ero così debole e fradicia di sudore da evitare qualsiasi battibecco.

Mentre stavamo in quel buco buio, sporco e sudicio, pensavo a te.

Pensavo a te, German, a quanto avresti riso vedendo questo idiota improvvisarsi ostetrica, a come mi avresti tenuto la mano, sussurrandomi che andava tutto bene, che da lì a una manciata di minuti sarebbe nata la nostra bambina, nostra figlia.

Invece, al mio lato destro c'erano due imbecilli paralizzati dalla paura, guardandomi come se non avessero mai visto una donna partorire.

E al mio lato sinistro, un vuoto lasciato dalla tua assenza.

Quanto avevo bisogno di te in quel momento, German.

<<Alicia.. è nata.>>

Quelle due parole mi fecero alzare gli occhi verso Sergio, che mi guardava con la fronte imperlata di sudore.

E solo in quell'istante mi accorsi dell'esserino tra le sue mani.

Allungai immediatamente le braccia, d'istinto.

Volevo toccarla, volevo sentire la sua pelle contro la mia, volevo vedere i suoi occhi, volevo stringerla forte tra le mie braccia, volevo donarle tutto l'amore di cui ero capace.

<<dammela.>> sussurrai con un filo di voce, accumulando le poche forze rimaste.

Sergio mi osservò a lungo, indugiando, con la bambina in braccio.

Aveva un'espressione strana in volto.

D'improvviso la porta si spalancò, e una decina di uomini armati entrarono nel bunker.

Non scorderò mai l'ansia, la paura e il terrore che provai in quel momento, attorcigliandosi come serpenti nelle budella e risvegliando in me sensazioni nascoste.

<<eccola. Prendetela.>> ordinò Sergio.

Tutto si fermò, in un battito di ciglia.

Il pianto disperato della mia bambina incominciò a divulgarsi nella stanza, percependo ciò che stava succedendo e ciò che sarebbe accaduto.

Il suo corpicino si dimenava nelle grandi mani di Sergio, girando la minuscola testolina verso di me.

E appena incrociai i suoi occhi, avvertii quello che avevo sepolto da troppo, troppo tempo.

L'instinto materno.

Mi innamorai subito di lei, non riuscendo a credere che io, proprio io, la torturatrice pazza e psicopatica ricercata da tutta la Spagna fosse riuscita a creare qualcosa di così meraviglioso.

Ma quell'attimo durò poco, perché due omoni vestiti da militari la presero dalle mani di Sergio, che mi rivolse uno sguardo di scuse.

<<mi dispiace, Alicia. Non avevo scelta.>>

Un sapore amaro mi riempì la bocca, mischiato ai conati di vomito che stavo per avere.

<<no... no, no, no.>> ripetevo, ancora sdraiata sul materasso sudicio.

all i want. 《Victoria Sierra》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora