ti va di salire?

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Sorridi quando piove, sei triste quando c'è il sole
Devi smetterla di piangere fuori stagione
Dai proviamo e poi vediamo che succede
Per ogni mia parte che ti vuole, c'è un'altra che retrocede

Toronto, 20 dicembre, ore 19:47

Duncan's Pov
La scena per strada era surreale, di certo le persone che stavano passando ci prendevano per matti: due ragazzi di 21 anni, lui fradicio per la neve e lei zuppa di caffè, che si urlavano addosso da una decina abbondante di minuti.

-senti principessa, facciamo una cosa: che ne dici se per farmi perdonare ti offro una birra fresca e la possibilità di asciugarti e cambiarti?- so che non avrebbe mai accettato, ma tentar non nuoce.
In fondo, stiamo congelando entrambi, siamo stanchi e vogliamo semplicemente andarcene in un posto caldo dove poterci mettere dei vestiti asciutti.

-scusami, dove troveresti dei vestiti asciutti nel tuo bar di fiducia pieno di avanzi di galera?- mi risponde a tono incrociando le braccia sotto il seno e guardandomi con aria di sfida ed un sopracciglio alzato.
Ora si che posso iniziare a divertirmi.

-nessuno ha mai parlato di andare a bere la birra in un bar, mia cara: il mio frigo è pieno di birre.- rispondo con calma, mettendomi nella sua identica posizione, con le braccia conserte davanti al petto e guardandola con il mento alto.
Lei cerca di replicare immediatamente, ma la interrompo prima che possa aprire bocca: voglio darle delle buone motivazioni per farla venire a casa mia.

-...dai, Courtney, pensaci bene: mi ricordo dove abiti e sicuramente ci metti molto tempo ad arrivare a casa, specialmente perché so che non usi la macchina, ma preferisci prendere la metro. Vuoi davvero andare in metropolitana conciata in quel modo?- la squadro e con lo sguardo le indico la macchia di caffè sui suoi vestiti. Lei si ammutolisce e sembra, per la prima volta, riflettere su ciò che stavo dicendo: colpita, ora devo solo segnare il colpo decisivo per farla cedere.

- ed il caso vuole che io sia andato a vivere da solo, proprio a pochi isolati da dove siamo ora. Quindi, a livello di tempistica, sicuramente conviene andare nella casa più vicina, ovvero la mia. Potresti farti una doccia calda e cambiarti i vestiti e ci ricavi anche una birra gratis, se vuoi anche due.- ho cercato di essere il più convincente possibile ed effettivamente, sembra stia funzionando la mia tattica.
Courtney è in silenzio, davanti a me, sembra pensierosa: posso immaginare la lista mentale dei pro e dei contro che sta stilando in questo momento nel suo immaginario.

-e va bene, ci sto.- risponde dopo un silenzio che sembrava interminabile.

-hai ragione, casa mia è molto lontana da qui, ho fame, sto congelando e voglio assolutamente togliermi questi vestiti che odorano di caffè- detto questo si ricompose dopo un breve momento di debolezza.

-allora, vogliamo andare o no?- mi guarda con la testa alta e non stacca per un momento i suoi occhi onice dai miei color ghiaccio e, per una frazione di secondo, il mio cuore inciampa, mi manca il fiato. Insomma, come quando scendi le scale e ti accorgi di aver saltato un gradino, ma tu sei convinto di no e ti spaventi. Ecco, una sensazione tipo quella.
Non la so descrivere, ma questa ragazza mi fa impazzire.

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Toronto, casa Nelson
Ore 19:59

Duncan's Pov
Dopo una breve corsa sotto la neve, finalmente arriviamo a casa mia: appena apro la porta d'ingresso decido di non girarmi a guardare la faccia di Courtney, che, sicuramente, sarà schifata dal disordine in giro.

-fa come se fossi nella tua reggia, principessa.- dico dirigendomi verso la mia camera da letto.

-sarà difficile fare come se fossi a casa mia, dato che questa casa è un porcile! Ma la cosa non mi soprende, anzi, mi stupisce che la tua casa sia ancora intatta e non sia già andata a fuoco.- mi risponde con la sua aria da arrogante perfezionista.
Non rispondo a questa frecciatina: meglio lasciar correre, per ora.

-a parte il disordine e la puzza che ci sono in questa casa, dov'è il bagno? Devo darmi una rinfrescata e poi, se non erro, mi avevi promesso dei vestiti puliti.- dice restando in piedi davanti alla porta, con le braccia conserte ed il suo solito tono da comandante.

-il bagno è in fondo a destra..- dico svogliato mentre esco dalla mia camera con indosso solamente i pantaloni della tuta: noto che per un momento Courtney rimane a fissarmi, probabilmente incuriosita dalle mie braccia piene di tatuaggi.

-...e, si, i vestiti puliti li ho, però dovrai accontentarti delle mie felpe. Ma, se vuoi, puoi anche toglierti i vestiti e non rimetterti su nulla, non sarò di certo io a fermarti.- concludo andando verso la cucina per prendere la mia tanto desiderata birra. E, ancora una volta, ho vinto io: 2 a 0, cara la mia principessina.

-SEI UN PERVERTITO! Io me ne vdo, non so nemmeno perchè ho deciso di seguirti in questa tua topaia. Divertiti con la tua birra ed i tuoi porno, troglodita.- sembra davvero irritata, devo ammettere che un po' mi mancava farla incazzare così.
Fa per andare verso la porta, ma il rumore  forte di una folata di vento proveniente dalla finestra chiusa le fa cambiare idea. Subito si volta ed osserva fuori dalla finestra del salotto, ed io seguo la direzione del suo sguardo: fuori aveva iniziato a nevicare sempre più forte, sembrava stesse per arrivare una bufera.
Mi appoggio al bancone della penisola della cucina e guardo il profilo di Courtney soddisfatto: finalmente la fortuna girava nel verso giusto.

-oh, dicevi? Volevi forse tornare a casa a piedi? Prego, fa pure, nessuno ti obbliga a restare.- le dico con calma, consapevole di avere in pugno la situazione.
Courtney rimane in silenzio, immobile davanti alla finestra: qualcosa non va, solitamente avrebbe risposto a tono alle mie battute.
Quindi, prima di sedermi sul divano, decido di andare in camera per prendere una felpa abbastanza larga e pesante. Quando torno, Courtney è sul divano, con i gomiti posati sulle gambe ed il volto sorretto dalle mani, sembra pensierosa e leggermente triste.

-tieni, è la più grande che ho. Ti darei anche un paio di pantaloni, ma ho paura che ti vadano davvero troppo larghi, inoltre, penso che questa ti arriverà alle ginocchia, per cui non c'è nulla di cui preoccuparsi.- le dico porgendole la felpa gentilmente: mi sembra strana, troppo silenziosa per una sapientina come Courtney.
Lei sembra risvegliarsi da uno stato di  trance momentanea e, dopo avermi ringraziato a voce molto bassa, si dirige verso il bagno, chiudendo poi a chiave la porta della stanza.

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Courtney torna dopo 15 minuti buoni, io sono seduto sul divano con la mia birra in mano ed il telefono nell'altra, mentre fuori si sta scatenando il finimondo: da quando ha cominciato a nevicare, avrà fatto 80 cm buoni di neve e non sembra voler smettere.
Quando arriva in salotto la trovo diversa rispetto a poco prima: poso lo sguardo prima sulle sue lunghe gambe scoperte, fino ad arrivare all'orlo della felpa, che le arriva a metà coscia. Osservo poi il suo volto: ha i capelli raccolti in uno chignon disordinato, noto che si è struccata e ciò permette alla mia attenzione di spostarsi verso le grandi occhiaie sotto i suoi occhi.
Sembra parecchio stanca, stressata e assonnata: sicuramente si sarà sovraccaricata di impegni e lavoro, non lasciando spazio al sonno.
Poi fisso i miei occhi nei suoi e noto che i suoi occhioni onice da cerbiatta sono arrossati e lucidi.
Ma, nonostante tutte quelle che potrebbero sembrare imperfezioni, è bellissima.

La squadro un'ultima volta, facendo passare i miei occhi color ghiaccio dalle caviglie ai capelli.
Poi esordisco con il verdetto finale
-tu hai bisogno di più di una sola birra.-


𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 è 𝑚𝑎𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑜//𝐷𝐶Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora