Questa è la mia prima storia spero vi piaccia ❤️😘
Era un giorno di sole e decisi di andare al parco. Volevo stare lontana da tutto e tutti, la confusione che regnava a casa mia era troppa e non sarei riuscita a rimanere un minuto in più. Mi accomodai su una panchina sotto una grande e folta quercia, presi le mie cuffie annodate e le collegai all'iphone impostando distrattamente la playlist; tirai fuori dalla borsa il libro ed entrai in un mondo parallelo, tutto il resto era noia. I problemi pian piano parevano dissolversi e iniziai a trovare la mia pace interiore. All'improvviso però qualcuno mi si avvicinò facendomi ritornare sul pianeta Terra. Era lui, una persona entrata nella mia vita coinvolgendomi come solo può fare la risata di un bambino. Se ne stava lì impalato, in tutto il suo splendore: alto, moro, occhi scuri e profondi; indossava un jeans attillato che gli cadeva perfettamente sui fianchi, un pullover e delle scarpe sportive. Gli feci posto senza rispondere alle domande che mi faceva; ero arrabbiata, confusa, volevo odiarlo ma non riuscivo a farlo, perché ogni fibra del mio stupido e goffo corpo lo amava. Era incontrollabile come potesse crescere l'amore che provavo nei suoi confronti, ogni giorno sempre di più nonostante tutto. Mi guardava in attesa di risposte, si sedette e io continuai a leggere sforzandomi a stento di trattenere le lacrime. Mi alzò il volto con le sue morbide e grandi mani, lo lasciai fare e scoppiai a piangere; solo Dio sapeva il dolore che provavo in quel momento e lui, mai fino ad all'ora, sembrava essersene accorto. Mi abbracciò e mi tiro a sé: "Sei bella anche quando piangi Kim". Lasciai che sul mio volto spuntasse un sorriso e poco dopo ci baciammo; fu il bacio più lungo, più dolce, più vero che avessi mai ricevuto forse perché proveniva dalle sue labbra,le uniche che volevo assaporare. Lo guardai e prima che potessi parlare disse "Ehi piccola, non piangere più okay ? Sono stato uno stronzo lo so, ora dovresti odiarmi e invece sei qui, sulle mie gambe a baciarmi e credimi questo per me vale più di ogni singola parola. Non riesco a capire, come fai?" che domande, pensai. Lui mi guardava perplesso e quasi senza forza dissi "Come faccio? Semplice Eddy, ci riesco perché ti amo." Mi invitò ad alzarmi e senza rispondere alla mia affermazione, così forte e allo stesso tempo così vera, mi prese la mano e insieme ci dirigemmo a casa sua. Per tutto il tragitto non mi lasciò la mano e quando eravamo quasi arrivati mi esortò a chiamare mia madre per dirle che non avrei pranzato a casa; così feci e dopo varie raccomandazioni e sia chiaro, qualche bugia a fin di bene, mia mamma mi lasciò andare. Arrivati a casa mi apre la porta, mi prende il cappottino, la borsa e mi fa accomodare in cucina. "Oggi cucino io" disse Ed convinto di ciò che aveva appena detto; la mia faccia diceva tutto: era un misto tra preoccupazione, divertimento e sorpresa. "Tu? Sai cucinare anche, ora ?! L'ultima volta che ci hai provato, volevi cuocere la pasta senza l'acqua",lui con un mezzo sorrisetto contrattaccò: "Che stronza che sei! Ti farò ricredere, le persone cambiano..." Divenni subito più cupa e senza fare alcun riferimento alla cucina risposi. "Lo spero davvero". Si voltò continuando a cucinare, lo guardavo mentre si destreggiava tra pentole, piatti e arnesi vari; sarei stata ore a guardarlo ma dovevo pur fare qualcosa,
"Eddy dov'è la tovaglia?""Nel cassetto bianco di fianco alla credenza"
"E le posate?" e continuammo così per alcuni minuti, finché non trovai tutto l'occorrente e lo raggiunsi per mettere il tutto in tavola.
Era stato tutto squisito e dopo aver lavato i piatti e messo in ordine andammo in camera sua, mi sedetti sul suo letto e lo incitai a sedersi accanto a me, volevo parlare, dovevo fare chiarezza con lui e con me stessa.
Eddy mi seguì e preoccupato mi disse "cosa succede?".
Gli presi le mani e guardandolo negli occhi, gli parlai con il cuore in mano,
"ascolta Ed, mi sto fidando di nuovo e sai per me quanto è difficile. Io ti amo e solo Dio sa quanto; non ferirmi di nuovo, ti prego non farlo."
Lui mi fissava senza proferire parola e io scoppiai in lacrime abbassando il volto.
Baciò ogni mia singola lacrima, poi ad un tratto si fermò, mi guardava fisso; i suoi occhi, i suoi lineamenti perfetti, i suoi capelli...
"Kim, avrò cura di te! Lo so che è difficile credermi, ma fallo ti prego! Il mio comportamento da oggi in poi cambierà; lei per me non contava niente è stata solo una sbandata e io un cretino!"
Era arrabbiato con sé stesso, ma io non potei fare altro che piangere, perché i brutti ricordi, le brutte sensazioni stavano ritornando: l'immagine di loro due nel bagno di quel locale che si baciavano appassionatamente senza fermarsi, le mani di quella sgualdrina sulla sua schiena mi facevano rabbrividire. Non volevo, non dovevo permetterlo, non potevo permettere a quei maledetti ricordi di rovinare il primo instate di felicità di quegli ultimi sei lunghi mesi della mia vita. Edward si accorse che stavo male e sapeva anche che fosse colpa sua, si scaraventò su di me e iniziò a baciarmi e mentre lo faceva mi chiedeva scusa; scusa per ogni lacrima versata, scusa per tutte le notti passate in bianco, scusa per tutto il dolore che mi aveva causato.SEQUEL: ||ELISABETH JOHNSON||
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When I Was Happy
RomanceVincitrice concorso storie •2017• ||"Kim ti prego aprimi! Allora cosa c'e scritto sul test? Kim? Amore? Perché non mi rispondi?" Continuava a chiamarmi ma io non avevo la forza di rispondergli, ma avvertendo la disperazione che vi era nelle sue par...