Sei solo ed esclusivamente mia

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Giugno era quasi finito e per Edward era arrivato il grande giorno, quello dell'esame più importante di tutta la sessione estiva del secondo anno. Era agitato e da svariati giorni aveva dei dolori al petto.
Mi diceva di non preoccuparmi e di restare tranquilla, ma non ci riuscivo, avevo paura.
"Amore in bocca al lupo".
Lo baciai, lui accarezzo la manina di Elly ed entrò nell'aula.
I minuti sembravano non passare; il tempo sembrava essersi fermato.
Eccolo!, pensai appena lo vidi.
Mi alzai di colpo e lo abbracciai; finalmente aveva cambiato colorito.
"Allora, dai parla, com'è andata?", gli domandai ansiosa; volevo sapere tutto nei minimi dettagli.
"Ce l'ho fatta! Un altro 30!" rispose felice. Qualcosa o qualcuno però, mi diceva che non stava del tutto bene e che avesse ancora quei dolori, gli dissi anche di andare dal medico per i controlli ma niente, lui non ascoltava nessuno.
"Ti fa male ancora? " gli domandai mentre facevo bere Elisabeth.
"No-No-No e ancora No! Hai intenzione di chiedermelo ancora? Smettila mi stai assillando, basta!", lo disse senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Presi la bambina in braccio e iniziai ad avviarmi verso l'uscita, lasciando Eddy dietro di me, da solo.
Si avvicinò a me tentandomi di baciare, mi scostai.
"Kim, ma cosa fai?" mi chiese.
"Per favore, smettila, lasciami in pace, non voglio risponderti, anzi, forse è meglio anche per te se non lo faccio!"
Ero soltanto preoccupata per lui, perché mi trattava in quel modo?
Mia mamma passò a prenderci poiché l'auto di Edward si era rotta.
Quando entrammo in macchina, il silenzio era sovrano, nemmeno mia madre proferì parola.
"Vai a casa?", chiesi ad Eddy.
"Dipende, se mi tieni ancora il broncio, preferisco andare a casa...solo, abbandonato e innamorato di una ragazza un po' acida che non mi rivolge più la parola" piagnucolò.
Si voltò verso di me e mi mandò un bacio, facendo si che un sorriso apparisse sul mio volto.
"Va bene, ho capito, si va a casa",concluse mia madre, ridendo di noi e secondo lei, dei nostri -futili discorsi-.
Poi all'improvviso riprese a parlare, "anzi, no! Voi avete bisogno di parlare, quando litigate, davvero non vi sopporto. Vi lascio all'incrocio, camminare vi farà bene. E tu, non cercare di contraddirmi, ci penso io alla principessa" aveva capito tutto, voleva farci fare pace e contestarla sarebbe stato davvero inutile. Eddy appena scesi dall'auto, cercò la mia mano. Camminammo per un po', fino ad arrivare nel posto dove tutto era ricominciato, nel parco, sulla panchina sotto la grande quercia.
"Perdonami, ti capisco davvero, però non voglio pensare a questo maledetto dolore che mi sta rendendo la vita impossibile. Ogni qualvolta che mi agito, che faccio attività fisica... sento come se stessi per morire. Ma la cosa che fa più male sai qual è? Non è il dolore, no Kim, quello poi passa, ma la paura di perdere te, di perdere mia figlia, siete ancora così fragili e piccole.
Il pensiero che un giorno possa lasciarvi sole mi lacera il cuore, faccio di tutto per allontanare questi dannati pensieri ma non ci riesco; vederti fumare mi uccide dentro, sapere che quella maledetta sigaretta è stato uno dei motivi del mio problema al cuore mi distrugge. La rabbia è tanta, non devi rimanerci male quando ti dico di non fumare, perché nonostante la promessa che ci siamo fatti quel pomeriggio dopo aver fatto l'amore , stai continuando a farlo,lo so, ti ho vista l'altro giorno all'uscita da scuola.
Però Sei bellissima Kim, quel pomeriggio , avrei voluto potesse non finire mai, sei la cosa più bella che io abbia mai avuto, Elly...Elly mi ha cambiato la vita, è un dono della natura." Edward piangeva come un bambino che di notte ha paura del buio. Aveva paura, ma di cosa? I dolori al petto li aveva da quando si era operato, erano le conseguenze che avrebbe dovuto portarsi dietro a vita, in seguito all'operazione. Non riuscivo a capire perché mi avesse detto tutte quelle cose senza un filo logico; era tutto così strano, tutto così confuso. Perché ora? Perché a noi?
"Parlami, ti prego" implorava, ma non ci riuscivo. Mi baciò ogni lacrima che fuoriusciva dai miei occhi, come solo lui sa fare. Tutte quelle parole messe insieme, più che uno sfogo, sembravano un addio.
"Diamine, è proprio per questo motivo che non ti dico determinate cose".
Ero fragile, aveva ragione, senza di lui ero come un albero senza i rami, un album senza foto, Giulietta senza Romeo. Una bambina, ecco cos'ero e l'unica cosa che volevo, era crescere con lui.

When I Was HappyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora