Elisabeth Johnson

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Il quinto mese era arrivato e la pancia cominciava a farsi notare e anche parecchio, ma non sapevo ancora il sesso del bambino ma da lì a qualche ora lo avremmo saputo.
Giulia, Eddy , mia madre, mio padre, i genitori di Ed e addirittura mia nonna Elisabeth: c'erano tutti per quell'ecografia. I miei genitori, Giulia e mia nonna Elly speravano fosse una bambina, mentre la restante parte un maschietto.
"Buonasera dottoressa".
"Ciao bella, entrate pure, hai portato i rinforzi questa sera?" disse sorridendo, sconvolta per tutte le persone che c'erano insieme a me.
"Ebbene si!" ero curiosa, non ce la facevo più; dovevo saperlo.
"Il feto pesa 315 grammi ed è lungo 24 cm, queste sono le manine, queste qui sono le gambine" la dottoressa la portava per le lunghe; si burlava di me.
"Insomma dottoressa?" dissi ansiosa e tutti si unirono in una grande risata, mentre io e Edward ci tenevamo per mano.
"Allora, prima vi faccio sentire il cuoricino e subito dopo vi dirò il sesso" disse mentre era impegnata con dei tasti sul macchinario delle ecografie.
TUM,TUM,TUM,TUM,TUM,TUM,TUM,TUM, era mio figlio o mia figlia, stavo per dare vita ad un'altra vita, solo lì realizzammo veramente che saremmo diventati genitori e che le cose sarebbero cambiate, la gioia e forse anche un po' di dolore, inondò i nostri occhi di lacrime; ovvio nessuno sarebbe contenta di rimanere incinta a 16 anni e nemmeno alcun genitore può sperare questo per un proprio figlio, però in quel momento era quello che ci stava facendo commuovere.
"Allora? Lo volete sapere o no?"
"Siiii"urlammo tutti in coro.
"È e sarà una splendida bambina"
Eddy mi baciò, tutti si abbracciarono, mia nonna mi strinse così forte che potei sentirle il cuore che le batteva all'impazzata; Giulia mi baciò la mano, eravamo tutti felici. Una volta usciti dallo studio medico presi la nonna sotto braccio e feci conoscerle Ed; le piaceva, lo si capiva da come lo guardava. Lui era imbarazzato come non mai, sapeva che mia nonna era una persona importantissima per me, alla quale confidavo ogni mio singolo pensiero e immaginava che lei sapesse tutto di lui.
Io e Ed prima di ritornare a casa andammo al parco, il nostro rifugio segreto, la nostra seconda casa.
Ci sedemmo sulla solita panchina dove tutto era ricominciato, con le solite cuffie, i soliti libri, le solite persone, solo che quella volta eravamo in tre: io, Ed e NOSTRA FIGLIA.
Ebbene si, nostra figlia, che cosa strana dirlo.
Appoggiai la testa sulla sua spalla come quel giorno e gli dissi
"Ed, sei pronto?"lui mi guardò e alzò gli occhi al cielo.
"No, a dire il vero no. Kim non si è mai pronti per queste cose, almeno io... e tu?"
"No, Ed, per niente! Ho una paura tremenda su ciò che dicono i nostri genitori" sospirai, quasi sconfitta. "...siamo dei bambini e non riusciremo a crescere un figlio; non andrai più all'università, io non riuscirò a diplomarmi. Credi sia vero?" chiesi speranzosa in una risposta negativa.
"Non lo so Kim, non lo so! Nessuno di noi prevede il futuro, lo scopriremo solo vivendo, un giorno di tre mesi fa dicesti che dovevamo vivere il presente e io lo sto facendo; l'unica cosa che vorrei veramente però è che anche tu lo facessi" concluse Ed asciugandosi le lacrime che gli scendevano su quel volto perfetto; era così tenero quando piangeva, sembrava così indifeso, così impaurito.
"Lo farò se tu ci sarai."
"Io ci sarò sempre Kim" mi afferrò delicatamente per le mani e mi abbracciò mettendo le sue mani sul mio grembo.
"Tra pochi giorni è il tuo compleanno" disse sorridente.
"Eh si, 17anni!"
"Sei contenta?"
"Si" affermai con dolcezza avvicinandomi alla sua bocca.
"Ti amo" Cosa mi provocano le sue labbra? Cosa mi provoca lui? Mi aveva fatta soffrire tanto, ma ormai ero insidiata nel suo amore.
Ero pazzamente innamorata di lui, come se non fosse accaduto niente, dieci mesi che ero ritornata a sorridere e tra altri 4 saremmo diventati genitori. Che strano fenomeno che è l'amore, capace di sconvolgerti la vita in un attimo, un secondo di distrazione e ti ritrovi caduto nella trappola, la trappola più bella del mondo.

Tra pochi giorni sarebbe stato il mio compleanno e sapevo già che stessero complottando qualcosa alle mie spalle, Ed non sapeva raccontare bugie.
"Amore qual è il tuo colore preferito?", mi chiese al telefono il giorno prima del mio compleanno.
"Ehm... perché? Mi piacciono tutti i colori" risposi ridendo.
"Perché ridi?"
"Niente, niente, le mie amiche mi hanno inviato un video divertente" mentii spudoratamente ma non volevo rovinargli l'entusiasmo.
Quella giornata fu veramente orribile, nausee, mal di schiena, mal di testa, non ne potevo più, avevo persino le gambe gonfie. Eddy passò a salutarmi dopo essere andato a lavoro, lo avevano assunto come cameriere in una pizzeria nelle vicinanze. Mi portò una pizza a forma di cuore, salutò i miei e mi baciò la fronte, era bello anche con la divisa da cameriere.
"Sei bella anche in pigiama" disse sbadigliando, era esausto, aveva le occhiaie.
"Fanculo Ed, questo lavoro ti sta facendo perdere la vista."
Come poteva dire una cosa del genere? Ero in pigiama, con i capelli arruffati, dolorante, con 5 kg in più... Scherziamo?
"Kim, ci vedo benissimo" si sdraiò accanto a me tagliandomi una fetta di pizza, poi continuò a parlare,
"Domani è il tuo compleanno"
"Si si, se mi sento meglio usciamo, andiamo in qualche bar", dissi speranzosa per le mie condizioni di salute.
"Per me va bene, però ora devo andare via, è tardi" affermò dispiaciuto.
"No, dai rimani", volevo che restasse con me quella sera, come tutte le altre, non volevo lasciarlo.
"Dai piccola, rimango qualche altro minuto, poi però torno a casa, i tuoi non mi lasceranno dormire qui" disse baciandomi la fronte.
"...va bene " sbuffai rannicchiandomi accanto a lui.
Le sue mani cominciarono a palpare i miei seni e dei brividi pervasero il mio corpo.
Mi sedetti a cavalcioni su di lui facendo toccare le nostre intimità. Lui con delicatezza fece scendere le sue mani sulla mia intimità; cominciò a giocarci ed io a provarci gusto. Dopo una manciata di minuti venni fra le sue mani. Uno splendido regalo di compleanno.
Restammo abbracciati sul mio letto a guardare un film in tv, notai che fissava sempre il telefono, dove all'improvviso comparve un notifica con il nome "Giulia", che gli diceva "saprò mantenere il segreto, dove sei? Quando vieni?"
Chi cavolo era? Volevo morire, le lacrime stavano quasi per scendere, non poteva succedere di nuovo.
"Chi cazzo è questa ?" Edward diventò rosso, era agitato, non sapeva cosa dire.
"Un'amica!" Un'amica? Mi sta prendendo in giro vero?
"Un'amica alle 23:45 di notte, ti chiede dove sei? Quando vieni ? E' per questo motivo che volevi andare via, vero? Che segreto devi mantenere?".
Ero furiosa, questa volta aveva superato davvero ogni limite, non eravamo più io e lui, c'era una bambina di mezzo.
"Amore, è un'amica, per favore calmati, non fare così! "
Piangevo a dirotto, lui tentò di abbracciarmi, giustificarsi ma lo scostai. Era alquanto agitato.
"Mi dici chi è questa? Che segreto deve mantenere? Anzi no, vaffanculo esci immediatamente dalla mia stanza, grazie per il regalo di compleanno, sei una vergogna"
Pochi minuti dal mio compleanno e stavo litigando con Eddy.
Lui era nervoso e continuava a dire che fosse un'amica e mentre ero intenta a farlo uscire dalla mia stanza, chiamò la mia migliore amica.
"Pronto Kim"
"Dimmi Giulia" risposi fredda.
"Cosa è successo?" chiese preoccupata.
"C'è uno stronzo in camera mia, che a pochi minuti dal mio compleanno, messaggia con una troia."
Giulia rideva nervosa ma cos'hanno tutti?
"Ma dai, sarà un'amica" disse Giulia, continuando a ridere.
"Anche tu? State scherzando?"
Ero basita da ciò che stavo ascoltando.
"Dai lascialo perdere" affermò con tono protettivo. No No No fermi tutti, Giulia che protegge Ed.... è un'incubo, pensai.
"Per me, può anche andare a farsi fottere, basta! Giulia dove sei ? È come se tu fossi in strada...."
"Kim auguri, buon compleanno!" disse felice, mi voltai e Ed non c'era.
"Grazie tesoro" anche se non prestai molta attenzione, ero occupata a capire dove fosse andato il pezzo di merda.
Entrò mia madre in camera, mi abbracciò e si commosse.
"Auguri piccola mia"
"Grazie mamma, grazie di tutto" volevo essere felice, ma Ed quella sera mi fece piangere, aveva rovinato il mio compleanno e non potevo perdonarlo. Dovevo tutelare me e la bambina, ma le lacrime non cessavano di scendere.
"Kim....amore..... topa.... amore esci.... Kim?" Sentivo delle voci provenire da fuori, aprii gli infissi e mi affacciai, c'era Ed che reggeva un telo con su scritto "Inutile cercare le persone migliori, le incontri per caso e noi abbiamo incontrato te, ti amiamo", poi c'era Giulia che cercava di accendere l'ultima candelina che occorreva per formare la scritta "buon compleanno" e infine c'era mio padre con una torta spettacolare.
In quel momento scoppiai in lacrime, di felicità, ovviamente.
Eddy stava messaggiando con Giulia, la mia migliore amica e io come una cretina l'ho trattato male, questa volta hanno saputo mentirmi veramente bene.
Salirono tutti sopra, li abbracciai e mangiammo la torta, mi scusai con Ed e chiesi il permesso ai miei genitori per poterlo far dormire a casa nostra, ma già era tutto accordato, infatti  aveva anche il cambio in borsa per restare da me.
Il giorno seguente, mi ritrovai completamente addosso a Ed. 'Poverino' pensai. La mia stanza era in perfette condizioni, sul comodino c'erano due cornetti, due cappuccini da parte dei miei genitori e un mazzo di rose di tutti i colori da parte di Ed, lo baciai e lui aprì gli occhi ricambiando il bacio,
"Ti piacciono?" chiese ancora assonnato e mettendomi a sedere affermai felice.
"Tantissimo! Grazie e ancora scusa per ieri" .
Appoggiò il suo viso sulla mia pancia riempiendola di baci, poco dopo ci alzammo e facemmo colazione insieme ai miei genitori e ringraziai tutti per le sorprese della sera precedente.
Tutte le mie compagne di classe, insieme ai professori avevano montato un video, nel quale mi facevano gli auguri di buon compleanno; era bellissimo, mi commossi perché nonostante tutto loro mi erano vicine.
A pranzo vennero tutti, anche Anastacia e Elliot, i genitori di Ed.
Mia nonna Elly mi regalò un rossetto di una nota marca, di un colore introvabile che desideravo da tanto tempo e dei body per la piccola sulle tonalità del rosa. I miei genitori la culla che avevo intenzione di prendere.
I genitori di Ed una borsa da mamma, quelle enormi dove mettere tutto l'occorrente per la bambina; era bellissima, rosa cipria e blu con la lampo ricoperta di swarovski e infine Giulia, un album con tutte le nostre foto da quando eravamo bambine fin ad allora, accompagnate da frasi commoventi e poi un cesto pieno zeppo di salviette imbevute, pannolini, talco, cremine varie e un cuccio adorabile a forma di cuore.
Il primo ciuccio, che sensazione strana.
Abbracciai sinceramente tutti, ero davvero felice e non per i regali, ma per la conferma che fossi circondata da persone che mi volevano veramente bene e nonostante avessi deluso i miei genitori, loro erano lì e dovevo fare in modo di rimediare a tutti i miei errori. Quasi a fine serata però Ed tirò fuori una scatolina rossa, era un anello di oro bianco tempestato di brillantini, luccicava tantissimo.
"Amore, questo è per te".
"E-E-Edward io non ho parole! Avrai speso tantissimo e tutto per colpa mia..."
non lasciò che finissi la frase.
"Ehi ehi frena, non preoccuparti,i soldi non sono un problema, lo sai, ti piace?" chiese tranquillizzandomi.
"Amore mio, è bellissimo..."
Ci baciammo e tutti applaudirono al nostro amore.
"...Insomma avete scelto il nome per questa principessina?"chiese Anastacia.
"No a dire il vero, no!" rispose Ed voltandosi verso di me.
Effettivamente non ci avevamo pensato, anche se io un nome ce l'avevo già; l'ho sempre avuto: Elisabeth come mia nonna, ho sempre desiderato di voler chiamare mia figlia così. Anche la mia prima bambola aveva questo nome.
"In effetti c'è ancora qualche mese; ci penseremo".
Quando tutti se ne andarono accompagnai Ed alla porta, ci salutammo, ci baciammo e ad un tratto lui mi domandò
"Kim, come vorresti che si chiamasse nostra figlia?"
"Elisabeth" affermai con sicurezza, con la speranza che gli piacesse.
"Come tua nonna?" mi chiese per conferma.
"Si, vorrei chiamarla come lei. Tu cosa ne pensi?"
"Mi piace, si , molto... Elisabeth; Elisabeth Johnson".

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