Incontro

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Desideravo incontrare Maria e nonostante avessi il suo numero dalle superiori per mandarle un messaggio, no non volevo incontrarla in modo così patetico, desideravo qualcosa di unico, qualcosa come se fosse la prima volta. Ma così non è successo nel tempo avvenire, sono passate diverse settimane da quando ho incontrato Maria, ho provato più e più volte a prendere la metro allo stesso orario e soprattutto in quel particolare giorno della settimana, ma nulla, Maria era scomparsa di nuovo come foglie al vento. Così perso il mio obbiettivo le mie giornate scorrevano in modo silenzioso e apatico, mi impegnavo al lavoro perché non potevo impegnarmi in nient'altro. La pizzeria mi stressava, ma non tanto per il lavoro in nero, mal pagato e con il masto che sfruttava le mie spalle per macinare soldi, ciò che davvero mi faceva penare era il fatto che a questa monotonia giornaliera i clienti che entravano in pizzeria non mostravano nulla d'interessante. Ma tralasciando questo mi sono deciso di passare avanti, la presenza nella mia mente di Maria mi faceva più male che bene, l'infatuazione da profumo paradisiaco era diventato un gas tossico che mi stava asfissiando. "Tommaso pausa finita, va a lavorare"
Ed è così che mi tocca un altro turno da pezza. "Va a vedere che vogliono al tavolo 12". Vado vado penso ogni volta.
Mi avvicino al tavolo e trovo questa signora bassa e paffuta sulla cinquantina, insieme a quelli che credo siano i suoi due figli piccolini, che fa "Scusi giovane, mai per comando, sono possibili due sfizzerie mentre aspettiamo a pizza? So già passati un quarto d'ora e stiamo un po' affamati, capì? Non correre mi raccomando, altrimenti ti fai male"
I toni sono piuttosto allegri nonostante il suo viso aggrottato.
"Maaaa, voglio le patatine" fece il figlio più grandicello. "Pure io" aggiunse l'altro
"Allora ci porti tre porzioni di patatine con un po' di ketchup e maionese?"
Segno sul blocchetto la comanda e mi dileguo con un "Subito".
Non faccio in tempo a portare la consegna in cucina che già arrivano altri clienti con altri ordini, così mi fiondo subito.
"Tommá! Tavolo sette"
Vidi in lontananza il tavolo sette dove si stavano sedendo un gruppo di tre ragazze della mia età che sembravano molto carine. Mi avvicino al loro tavolo appena si sono sedute completamente e hanno preso il menù tra le mani.
Mi rivolgo prima alle due di fronte a me, sembravano davvero carine e ci tenevo a far colpo, ignorando per un attimo l'altra che dalle spalle non sembrava granché.
"Allora cosa porto alle signorine?"
Dico con estrema sicurezza
"Stiamo ancora decidendo, tu cosa ci consigli? Disse la ragazza dai capelli biondi e lisci.
"Oggi il cuoco prepara una margherita con i fiocchi, mi ha confidato che ne vuole sfornare altre quaranta entro la chiusura"
"Uh!" Esordisce la mora vicino "Non ci preparati tu la pizza?" Contornato da un sorrisino malizioso. Che imbarazzo, sudo e sento all'improvviso un colpo di freddo provenire dal petto. Che dire? Che dire?!
"Queste mani al momento sono occupate a prendere gli ordini di queste belle ragazze appetitate"
Appetitate?! Che mi salta in mente?! Non è nemmeno una parola. Che imbarazzo, mi stavo sciogliendo, così per uscire da quella situazione chiedo, ridacchiando di fronte alle due, alla terza ragazza cosa desiderava.
"Allora io prendo..." Una pizza bianca con rucola, scaglie di parmigiano e prosciutto crudo, pensai immediatamente in quel momento associato a quella voce così familiare che stava per annunciare il suo ordine "...Una pizza bianca con rucola, scaglie di parmigiano e prosciutto crudo"
Voltai lo sguardo e la vidi. Maria.
"Da bere..."
"Una coca da far sbolliciare" aggiungo io.
"Allora è tutto, anche per voi va bene una margherita?"
Le due ragazze rimasero colpite e fecero un cenno con la testa. A comanda segnata andai a rilasciare tutto il mio imbarazzo nella cucina.
Per tutto il tempo ho cercato di evitare quel tavolo e i loro sguardi, le bevande le ho fatte portare a Simone, il mio collega, finché non è arrivato il momento di portare a loro le pizze, di nuovo il tavolo sette. Quando mi presento lì con tutte e tre le pizze la ragazza mora fa "E allora? Questo sbolliciare? Che significa? Ahahah! Maria ci ha detto che ce lo spiegaherai tu, dato che solo voi due sapete cosa significa"
Dall'imbarazzo sudavo freddissimo, così ho dato la risposta più sincera nel tempo più breve
"Significa senza bolle, sfiatata, non ha un vero senso, è una cosa scema ahahah"
Non avevo il coraggio di guardare Maria negli occhi, così dopo aver chiesto se desideravano altro mi sono dileguato immediatamente.
Così parte della serata è passata in un baleno, non ho incrociato troppo i loro sguardi e appena ne ho avuto l'opportunità sono uscito fuori, nel retro, a prendere un po' d'aria. Ripensando al fatto che ho incontrato Maria di nuovo e non sono stato capace di fare nulla se non coprirmi di imbarazzo, vorrei morire in questo momento.
"Quella volta dicesti che non era una cosa stupida e che non avresti mai riso"
Mi voltai, era Maria.
"Eh?"
"Quella volta, in classe, quando mi chiedesti perché non bevevo la coca e la lasciavo aperta, ti ricordi?"
Già, ora l'ho ricordavo, lei era seduta al suo banco, era andata a prendere una pizzetta al bar con una coca che lasciava sempre aperta e non beveva mai subito, così un giorno preso dalla curiosità di quel gesto le domandai perché l'apriva quando non voleva berla e lei mi disse che avrei riso se me l'avesse svelato. Non ricordo in realtà cosa le ho detto quella volta, ma so che quando mi svelò il segreto lo trovai piuttosto carino e singolare.
"Non hai mantenuto la parola, di quel giorno"
Ora non sapevo che dire.
"Io, non lo so, mi è venuto spontaneo, ero imbarazzo, io..."
Maria mi ignorò e cacciò di conseguenza un pacchetto di sigarette dalla borsetta, tirò una sigaretta fuori dal pacchetto, la sigaretta era tutta ammaccata, ma si riusciva chiaramente a leggere su di essa la scritta "Conosci il dolore" sulla parte bianca. Maria odiava il fumo e chi fumava, perché però non mi sembrava strano il fatto che avesse un pacchetto di sigarette con sé?
Non l'accese, la teneva solamente sulla bocca, mentre pendeva dalle labbra io attendevo il gesto naturale di tutti quelli che si piantano una sigaretta in bocca. Non sapevo che fare, Maria guardava in alto, con lo sguardo perso in chissà quale pensiero, pensavo che vederla così sembrava abbastanza dolce in quel momento. Non sapevo cosa fare, ma sapevo ciò che volevo, passare di nuovo il tempo insieme a lei, anche se avevo già il suo numero volevo chiederglielo, anzi, desideravo che questo fosse di nuovo un inizio per entrambi, al di là di ciò che avrebbe detto o pensato lei. Così ho agito e ho cancellato il suo numero. Alzai lo sguardo e anche Maria teneva il cellulare con una mano mentre faceva qualcosa su di esso, non sapevo come chiederle il nuovo. Lei si voltò all'improvviso e con la sigaretta che si manteneva appena dalla sue labbra mi chiese "Tu l'hai cancellato? Il mio numero intendo, perché io l'ho appena fatto con il tuo"
Non sapevo cosa dire, così pescai le prime parole che mi vennero in mente
"Sì, anch'io l'ho appena cancellato"

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