Capitolo I: la pergamena del mistero

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A New Tower la notte avvolgeva tutto in un oblio oscuro.
La luna piena regnava immensa mostrando tutta la sua lu-
cente bellezza, poche luci erano ancora accese nelle case. Il la-
voro era finito, tutti erano stanchi. Il sonno totale avvolge-
va tutto, le case ammassate si affacciavano sulle innumerevoli
stradine percorse da equini e carri. L'odore del pane appena
sfornato rendeva tutto più piacevole. Case sopra case, tetti di
legno che affiancavano altri tetti, paglia a terra e orme di zoc-
coli, piccole finestrelle e la reggia.
Quell'immensa dimora al centro della cittadina. Era sempli-
cemente stupenda. I muri grigi arricchiti di grandi pietre la ren-
devano ancora più bella. Era di forma circolare, con il tetto di
legno ed era molto alta, lungo tutto il perimetro la Reggia ospi-
tava balconi dai quali la vista era stupenda. Era molto larga e
una volta al suo interno un lungo corridoio circolare ospitava
miriadi di camere. La forma circolare si notava appena dall'in-
terno. A New Tower l'attrazione principale, però, era la grossa
e magnifica torre situata al centro del piazzale della reggia. La
dimora del re la circondava come se la volesse abbracciare, ar-
rivava solo a metà della torre, ma la reggia restava sempre ma-
gnifica. Sulla torre, bordata da merletti e ricca di feritoie, una
guardia controllava tutto attenta. Sotto di essa la collina, poco
più sotto le case ammucchiate una al fianco dell'altra. Si potevano vedere, dai merletti della torre, le grosse strade nelle quali
venivano allestite le fiere, infine c'erano le mura alte e possenti.
Oltre a esse altre guardie armate di lancia. Il regno era estrema-
mente controllato. Al di là delle mura si poteva vedere poco,
c'era la via percorsa dai viandanti, che però venivano cacciati
dalle guardie, il resto era un immenso bosco.
Sotto la fitta coltre di alberi l'ombra e la notte regnavano na-
scondendo tutto. Si poteva scorgere solo lo stretto fiume che
scintillava di mille colori nella notte. Si trovava sul lato est del-
le mura, circondava la cittadina per un lungo tratto, poi si bi-
forcava. La parte di destra entrava nella città attraverso un pic-
colo foro nelle mura portando il suo scintillio in tutta la città
fino ad arrivare davanti ad una locanda. L'altro ramo del fiu-
me scompariva sotto le ombre del bosco, giungendo in luoghi
lontani e inesplorati.
«Jack!» la voce potente del re risuonò per tutto il corridoio fi-
no ad arrivare alle orecchie del giovane messaggero. Jack era
un ragazzo al servizio del re. Veniva soprannominato «Migno-
lino» per via del suo corpicino magro. Aveva dei capelli castani
che ricadevano sul suo volto in modo disordinato, ma era sem-
pre gentile e premuroso con tutti. Jack si voltò di scatto sen-
tendo il suo nome. Osservò intorno. Gli occhi dei vecchi so-
vrani dipinti sugli innumerevoli quadri posizionati sulla lunga
parete lo fissavano seri.
Si sentì il sangue gelare. Drizzò la schiena. «Sì... signore!»
balbettò, inchinandosi fino a toccare terra. Davanti a lui, il re
in tutta la sua potente maestosità.
Portava un lungo mantello rosso acceso che ricadeva sul pa-
vimento piastrellato del corridoio. Il suo volto severo e deter-
minato era contornato da capelli grigi e non più folti come lo
erano una volta, i suoi occhi azzurri sembravano poter penetrare fino all'anima di quel povero servitore. Teneva le labbra
serrate in una piccola linea rossa poco visibile sul suo volto
consumato dalla crudeltà e dal tempo.
Tra le sue grosse mani reali teneva stretta una pergamena. Il
servitore, ancora chino, si chiese cosa potesse nascondere quel
foglio, dall'espressione del sovrano poteva dedurre che fosse
molto importante. Il sovrano assaporò la fatica che il messag-
gero compieva nel restare chinato così a lungo. Sorrise mali-
ziosamente.
«Ora ti puoi alzare!» tuonò poi, rendendosi conto che per
il messaggero era impegnativo restare chinato per molto tem-
po. Jack si ricompose velocemente stiracchiando la schiena do-
lente. Il re lo scrutò per istanti lenti con il suo volto crudele.
Chiunque lo fissava a lungo provava sensazioni di paura. Nes-
suno avrebbe mai osato sfidarlo, nessuno se non la figlia Ro-
se. Le fiaccole avvolgevano tutto in un'atmosfera tetra. Il fuo-
co illuminava dei tratti del corridoio lungo e ricco di miriadi di
quadri e di stanze. Quel luogo incuteva timore. La notte lo av-
volgeva nelle tenebre e non lo lasciava più. Solo il giorno per-
metteva alla reggia di tornare incantevole.
«Domani all'alba dai questo annuncio, è molto importante»
così dicendo, porse al ragazzo una pergamena. Jack fece una
smorfia. Un semplice annuncio da comunicare al popolo, uno
come tanti altri già dati. Avrebbe preferito dei cambiamenti,
ma gli ordini erano ordini. Non disse una parola.
«Voglio che specifichi che solo i più ricchi sono ben accetti!»
ordinò il re prima di sparire nelle tenebre di quel luogo. Jack
si chiese cosa significassero le parole del sovrano, non gli in-
teressava molto eppure restava il ragazzo curioso di sempre.
Si diresse nella sua soffitta per leggere il contenuto della per-
gamena. Salì le scale stando attento a non procurare il mini-
mo rumore, continuava a guardarsi intorno. La reggia gli in-
cuteva timore, molto timore. Seguiva i movimenti delle ombre per accertarsi che nessuno lo seguisse, osservava con la coda
dell'occhio il muoversi delle fiamme. Si chiese ancora una vol-
ta perché il re avesse dato così tanta importanza a quel pezzo
di carta.
La porta di legno grezzo emise un cigolio. Jack entrò di sop-
piatto nella sua camera. Gli altri servitori non c'erano. Avreb-
be avuto tutto il tempo di leggere il foglio. Si guardò intorno.
Vide la piccola candela posizionata su uno sgabello rotto, i cin-
que paglierecci e la luce della luna che penetrava dalla piccola
finestrella posizionata sulla parete grigia. Le stelle rilucevano di
colori magnifici. Jack si sedette sul suo pagliericcio per inizia-
re a leggere la pergamena quando il sonno lo travolse. Le sue
palpebre si chiusero, si sforzò per restare sveglio. Ogni sfor-
zo era invano. Si addormentò cullato dalla solitudine di quel-
la stanza. La pergamena rimase poggiata a terra nascondendo
il suo segreto.
La porta della soffitta si aprì una seconda volta disturbando
il sonno di Jack. Entrò un piccolo gatto arancione dagli occhi
verdi seguito da tre ragazze. La prima, la più giovane, portava
un grembiule sporco di farina proprio come il suo volto sor-
ridente ricco di lentiggini. I suoi capelli erano biondi ed i suoi
occhi neri. La seconda, portava dei semplici pantaloni spor-
chi di cenere, i suoi capelli neri erano spettinati e le ricadevano
sulle spalle. Le sue guance erano rosse come mele. Il suo vol-
to era sporco, ma non poteva nascondere il sorriso acceso del-
la ragazza nei confronti di Jack. La terza, la maggiore delle tre,
era stupenda. Teneva i capelli castani stretti in un'acconciatu-
ra arricchita di piccoli boccioli rossi, qualche ciocca le ricade-
va sul volto candido. I suoi occhi scuri e astuti rilucevano di gioia e gentilezza. Sul suo volto un sorriso soave che emana-
va gentilezza in tutta la sala. Portava un bellissimo copri spalle
color oro arricchito di piume e un lungo vestito blu notte. Tra
le sue mani teneva stretta una pentola fumante, l'odore del ci-
bo riempì la stanza.
«Mignolino svegliati!» la più piccola delle tre strattonò il cor-
po del ragazzo che cercò di divincolarsi dalla presa.
«Lasciatemi dormire!» mugugnò.
«Fratello, non vuoi mangiare una buonissima zuppa?» chie-
se invitante la ragazza dal volto sporco di farina.
«La principessa Rose De Belle ci ha portato un buonissimo
omaggio!» spiegò la ragazza sporca di cenere.
Jack si alzò di scatto. «Io...» balbettò cacciando il sonno dai
suoi pensieri. Il ragazzo stropicciò gli occhi. Davanti a lui la
principessa, la sorella minore e la ragazza che faceva le pulizie.
Sorrise a tutte e tre assonnato, ma in particolare alla ragazza
dal volto sporco di cenere.
«Tieni, Mary» disse la principessa Rose porgendo una ciot-
tola colma di zuppa alla ragazzina che passava la maggior par-
te del tempo in cucina.
«Vi ringrazio» cantilenò lei.
«Vi prego, non datemi del lei, io sono un'amica oltre che la
principessa e dovreste saperlo considerato che, oltre a Jack, vi
ho visto nascere a tutte e due!» rispose lei. La ragazza dal vol-
to sporco di cenere si sedette accanto a Jack, i due si scambia-
rono un sorriso.
«Hai lavorato molto, Amy?» le chiese lui sorseggiando la
zuppa.
«E tu quanti annunci hai dato?» chiese lei. Il gatto emise un
miagolio, la principessa gli porse un pezzetto di pane appe-
na sfornato. Il gatto dagli occhi verdi mangiò tutto in un solo
istante restando soddisfatto.
«Io ora vorrei dormire, il re mi ha ordinato di tornare in magazzino prima dell'alba... Un po' di sonno però non me lo ne-
ga nessuno» raccontò Mary andandosi a sedere sul suo paglie-
riccio.
«Sei sempre la solita dormigliona!» scherzò Amy ripulendo-
si il volto.
«Io ora andrei, buona notte!» li salutò la principessa con tutta
la grazia che potesse avere. Rose era di certo la ragazza più bel-
la di New Tower, tutti i nobili avrebbero voluto sposarla. Lei,
al contrario, non si sarebbe mai sposata con nessuno. Adorava
la sua vita così com'era, amava portare cibo caldo ai suoi amici
della servitù e le piaceva passare ore sul suo bellissimo caval-
lo bianco. Lei voleva restare così com'era. La sua vita le piace-
va così, nessuno l'avrebbe mai cambiata. Non voleva cambiare
per qualcun altro, né per i famigliari e né per un ragazzo qua-
lunque. Lei si sarebbe sposata con la persona che l'avrebbe fat-
ta sorridere, con la persona che avrebbe colmato quello spazio
vuoto che ancora regnava nel suo cuore. Nemmeno il principe
più bello e più ricco di sempre avrebbe conquistato il suo cuo-
re. Lei sarebbe rimasta così, la ragazza che tutti avrebbero vo-
luto prendere come sposa, ma che non si sarebbe mai lasciata
ammaliare dalle loro monete d'oro, ma solo dal loro cuore. Sa-
lutò i suoi unici amici dirigendosi verso la porta quando vide
la pergamena. Si chiese cosa fosse, la raccolse da terra per leg-
gerne il suo contenuto. I suoi amici la osservarono muti, ogni
azione della principessa era molto importante.
«Cari nobili del regno, gentili e ricchi signori, con mia gran-
de gioia voglio annunciarvi che tra tre lune alla reggia si ter-
rà un ballo. Tutti i nobili del regno sono accolti alla festa. Siate
gentili e conquisterete il cuore della principessa Rose De Bel-
le. La ragazza sceglierà uno di voi come marito. Un uomo che
resterà accanto alla principessa per sempre. A seguire i nomi
degli invitati...»
La pergamena continuava. Venivano elencati fiumi di nomi. Erano persone che Rose nemmeno conosceva. Suo padre
non le poteva fare una cosa del genere, non le poteva strap-
pare la libertà che fino a quel giorno l'aveva accompagnata.
Non poteva scegliere per lei. Suo padre le aveva rovinato la vi-
ta già una volta, non le parlava mai... Non poteva permetter-
si. Aveva solo sedici anni, lei sarebbe rimasta una principessa
per sempre. Non voleva diventare regina, non voleva scegliere
suo marito tra persone che nemmeno conosceva. Quel matri-
monio di convenienza non lo voleva fare. Non avrebbe accet-
tato nemmeno uno degli invitati come re di New Tower. Non
aveva mai permesso a nessun nobile con la vista offuscata dal-
la sua ricchezza di amarla, e ora per un capriccio di suo padre
lei doveva sposarsi?
Rose piaceva a tutti, era la ragazza più bella, ricca. Tutti la
osservavano instancabilmente. Lei aveva sempre sostenuto
quegli sguardi. Non si era mai innamorata, a nessuno di quel-
li avrebbe donato il suo amore eterno. Era determinata e cer-
ta che sarebbe rimasta per sempre la ragazza più bella di New
Tower. Non avrebbe mai pensato di dover sposare qualcuno.
Eppure gli ordini di suo padre li conosceva fin troppo bene.
Sapeva che non l'avrebbe fatta protestare, comprendeva che
se lei avesse detto anche solo una parola su quell' argomento
l'avrebbe fatta sposare con il primo passante. A lei non sareb-
be rimasta nemmeno la possibilità di scegliere tra quegli stupi-
di nobili invitati al ballo, non voleva perdere anche quell'uni-
co brandello di libertà che le era stato dato. Non avrebbe mai
scelto la strada per il suo futuro. Il suo cuore già troppo fragi-
le e ferito, pianse e lei non poté fare nulla.
Il suo volto mutò all'improvviso, si sentì in trappola.
Quell'insieme di parole l'aveva stravolta, non si voleva sposa-
re, ma cosa avrebbe potuto fare per impedire che il ballo e il
matrimonio accadessero? Nulla, doveva solo accettare le rego-
le che suo padre le dava. Non ci poteva fare nulla. «Rose, ti senti bene?» le chiese Mary. La ragazza non rispo-
se subito, i suoi occhi erano fissi sulla pergamena. Venne chia-
mata una seconda volta dai suoi amici. Era totalmente stravol-
ta e stanca, era triste e arrabbiata, era felice di essere bella e allo
stesso tempo odiava il fatto di essere la più bella, era del tutto
infuriata. Avrebbe voluto prendere suo padre a calci per tutta
la reggia, scacciò i pensieri di vendetta dalla sua mente. Si ras-
sicurò, mancavano tre lune. Aveva ancora diversi giorni di vita
normale, aveva ancora i suoi amici. Era la cosa che più le im-
portava. Era l'unica cosa che le restava.
«Io... sto benissimo» mentì, fingendosi felice. Si avvicinò al-
lo sgabello lasciando un'altra candela. Le accese entrambe por-
gendo la pergamena a Jack.
«Vi auguro una buona notte.»
Si salutarono, Rose uscì dalla stanza sbattendo la porta. La
ragazza se ne andò dalla soffitta lasciandosi alle spalle i suoi
amici. Le fiammelle del candelabro che utilizzava per farsi lu-
ce tremavano al vento. Una lacrima le rigò il viso cupo, la not-
te inghiottì i suoi pensieri lasciando Rose sola con l'unica con-
solazione di avere tre lune di libertà. Le ultime della sua vita.
Procedeva in tutta fretta verso la sua stanza, la notte intorno
a lei era persistente, solo la luce del candelabro riusciva a di-
struggere quel buio profondo. Rose scorse qualcuno alle sue
spalle, si voltò. Vide il padre aggirarsi per il corridoio. Soffiò, le
fiammelle del suo candelabro si spensero. Seguì la luce procu-
rata dalla fiaccola del padre. Procedeva veloce orientandosi tra
il dedalo di corridoi che conosceva bene. Il padre camminava
fino ad arrivare ai suoi appartamenti. Rose si avvicinò di sop-
piatto, non poteva parlare del ballo, ma poteva far comprende-
re al padre tutta la rabbia che provava.
«Voltati!» lo chiamò.
La sua voce soave e ricca di grazia echeggiò per tutto il cor-
ridoio. Il padre osservò la figlia nascosta sotto la notte per
qualche istante, senza capire chi fosse. La ragazza spense la
fiaccola del padre che la stava osservando con i suoi occhi di
ghiaccio. Per quanto si sforzasse, il re non riuscì a comprende-
re chi si nascondesse sotto il buio di quella notte. Rose sospi-
rò, raccolse tutto il coraggio che aveva. Ripensò a quanta rab-
bia provava nei confronti del padre, si fissò la mano che poco
prima aveva sfiorato la pergamena. La alzò. Senza pensarci due
volte mollò uno schiaffo al padre che rimase stupito dal com-
portamento di quella persona ignota davanti a lui. Rose si era
sfogata, il vento le mosse i capelli. Sorrise orgogliosa. Poi si
pentì. Pensò che ora suo padre non le avrebbe più lasciato la
minima libertà. Immaginò a quante punizioni le avrebbe potu-
to dare il padre. Si immaginò rinchiusa a vita nella Reggia in-
sieme all'uomo che l'avrebbe sposata. Si morse le labbra rosse
correndo via. I suoi passi erano indecisi, il suo cuore batteva
all'impazzata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2021 ⏰

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