Fortuna o maledizione.

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Ricordo che quel giorno mi alzai come sempre con l'aiuto della sveglia, puntata la sera prima sul cellulare per andare al lavoro. Mi preparai di tutto punto, come mia consuetudine, per poi prendere lo zaino e le chiavi della mia macchina pronto per uscire di casa. Ovviamente non sarei mai uscito senza prima dare un grosso bacio alla creaturina che mi guardava con due occhi color cristallo. 

"Ciao piccolo" dissi salutando Kyros che era spalmato sulla testata del divano. Un bellissimo micione dal pelo bianco tranne per le orecchie, la punta delle zampine e della coda che sono completamente color rosso fuoco "tua sorella dove si è nascosta adesso?"

"Miao!!" sentii la sua vocina da sopra una sedia alle mie spalle nascosta sotto al tavolo. "Eccoti Evelyn" dissi accarezzandola sotto il mento. La sorella, a differenza del fratello, aveva il manto di color grigio, rosso e bianco ma gli occhi ugualmente di color cristallo puro. Mentre mi perdevo via un'altra voce si palesò in sala salutandoci.

"Buongiorno amorini"

Ed ecco Siry, in tutto il suo splendore, che si era appena svegliata con i capelli rigorosamente arruffati e con una mano che si cercava di stropicciare l'occhio sinistro.

"Buongiorno" le disse baciandola sulla fronte "Scappo al lavoro ci vediamo stasera."

Uscii dal nostro monolocale e salendo in macchina mi diressi, come tutti i giorni, a lavoro. Insomma una giornata come tutte le altre con la solita routine quotidiana e con la tranquillità che oramai faceva parte della mia vita, almeno così pensai quel mattino salendo sulla mia auto color blu notte. La giornata la trascorsi normalmente, il lavoro era come sempre frenetico e stressante allo stesso tempo. La pausa pranzo la passai mangiando un' insalata di pollo con un contorno leggero di pomodoro e carote grattugiate.

Una volta finita la pausa subito di rientro a lavoro per il turno serale fino alle 23:30 che si concluse con il solito richiamo del titolare per complimentarsi del servizio svolto, faccio il direttore di sala in un ristorante elegante in centro città in cui la clientela faceva sfoggio dei propri veicoli costosi che, io al sol pensiero, avrei dovuto fare due mutui e ipotecarmi anche l'anima. Quando ci salutammo tutti per ritornare nelle nostre amate case io presi il mio solito libro che amavo intitolato -SHIVER- storia di un amore tra una ragazza e un lupo. Ripresi a leggerlo dal punto dove lo avevo lasciato la mattina stessa e mi incamminai verso il parcheggio in cui avevo lasciato la mia auto senza prestare molta attenzione al mondo che mi circondava, per mia fortuna e , in questo caso, per mia sfortuna. Senza rendermene conto mi ritrovai in un vicolo cieco seguendo una strada che mi aveva indicato un cartello con su scritto -DEVIAZIONE PER LAVORI IN CORSO-

Una volta che alzai gli occhi dal libro imprecai vedendo palesarsi di fronte a me una parete che bloccava la strada. Se non fosse stata così alta l'avrei scavalcata facilmente, purtroppo per me era più alta di me per più di 2 metri e mezzo e si che non sono poi così tanto basso, i miei 170cm li ho tutti. Mi voltai lasciandomi la parete che chiudeva il vicolo alle mie spalle incamminandomi verso l'uscita del vicolo stesso, almeno quella era la mia idea perché la strada mi fu bloccata da un gruppetto di persone che mi fissavano con uno strano sorriso dipinto sul volto.

"Ciao amico" disse uno di loro portandosi sempre di più vicino a me con un passo lento ma deciso "non è che potresti aiutarci? Ci basta solo qualche moneta" continuò guardandomi dritto negli occhi.

"Mi dispiace ragazzi, ma purtroppo non ho soldi con me" risposi ricambiando lo stesso sguardo fermo e deciso "Adesso scusatemi ma devo correre a casa perché domani è la mia giornata con mio figlio" conclusi con la speranza di fargli capire che quel ragazzo che avevano davanti non era un ragazzino semplice come potrebbe sembrare dalla sua statura e fisicità ma bensì un uomo di 33anni e che non ero così ingenuo come potrebbero pensare loro. Il mio piano fallì clamorosamente quando vidi che anche gli altri tre ragazzi si avvicinarono a quello che a parer mio doveva essere il capo gruppo.

"Ne sei sicuro?"  disse uno alla sua destra. Era alto poco più del capo gruppo ma con uno sguardo perso nel vuoto, quasi assente al tempo stesso.

"Sicuro!" risposi secco chiudendo altrettanto seccamente il libro che avevo tra le mani facendolo trasalire per via di quella mia reazione improvvisa. Non era la prima volta che avevo a che fare con esemplari del genere visto che nel paese in cui nacqui quella scena era, nella mia vita adolescenziale, una routine mensile se non addirittura settimanale.

Riposai il libro nella borsa con tranquillità e preoccupazione, più che altro per il libro. Avevo più paura della reazione  di Elysa, la mia ex non che madre di mio figlio Rick, se avesse scoperto che il suo amato libro prestatomi si fosse rovinato che di quei tizi davanti ai miei occhi. Sorrisi al pensiero di una sua sbraitata e rimisi lo zaino al suo posto nelle mie spalle.

Credo che quel mio sorriso fece scaturire in loro un segnale di sfida perchè iniziarono a spintonarmi.

"Sentiamo e se non ti facessimo andare più via di qui?" disse un terzo esemplare prendendomi per il cappotto tirandomi a se "Magari riusciamo a trovarti noi qualcosa di valore addosso" completò la frase facendomi stramazzare a terra con un tonfo sordo. Mi mancava il fiato. Respiravo a fatica dato che lo stronzo mi diede un destro nello stomaco subito sotto al plesso solare. Sentii che mi sfilarono lo zaino trattenendomi a terra con un piede appoggiato sopra la schiena. "Vediamo cosa abbiamo qui" cominciarono a rovistare e a svuotarlo elencandone il contenuto.

"Un paio di cuffie, un astuccio con penne varie, un quaderno...oh un portafoglio" concluse lasciando cadere lo zaino a terra con dentro il famoso libro e qualche cianfrusaglia di poco conto.

"Ehi Cart ha veramente un figlio guarda!" sentii che sfilava la foto del piccolo dal portafoglio e subito sentii le orecchie avvampare di rabbia.

"Senti un pò" stavolta era il capo gruppo che mi parlava abbassandosi fino a toccare con le ginocchia per terra per potermi guardare dritto negli occhi "e se prendessimo tuo figlio? Potremmo tenerlo fino a che tu e tua moglie non troviate i soldi per noi. Cosa ne pensi?" ridacchiò.

"Penso che se ti prendo ti strappo la faccia a mani nude lurido bast.." non finì la frase perchè fui bloccato da un calcio in faccia. Sentivo il sapore metallico e amaro del sangue che scendeva dal naso e sentivo che mi si era spaccato un labbro. Dentro di me la rabbia montava sempre di più. Mi riempiva le orecchie, il collo e la faccia di fuoco bollente. Un fuoco che non brucia ma che ti corrode dall'interno.

-Tirati su!- pensai -non lasciargli toccare il piccolo- continuai a incoraggiarmi -Sei un coglione o cosa? Svegliati, urla, grida, alzati insomma fai qualcosa non lasciarli andar via con la faccia tronfia e la sua foto tra le dita-

Mi balenò lo sguardo di Rick che mi guardava con le lacrime che gli rigavano le guance che tanto amavo. Non potevo tollerarlo, era insopportabile.

THUM, THU-THUM, THUM-THUM!!!

"ALZATI" sentì una voce nella mia testa "SOLLEVATI, I NASCOSTI SONO IN PERICOLO E ANCHE TUO FIGLIO"

Fui percorso da spasmi e tremori in tutti i muscoli facendoli balzare, allungare, stracciare all'unisono.

"Ehi stronzi!!"

Stavolta era la mia voce a parlare ai tizi che si erano allontanati lasciandomi alle loro spalle sdraiato per terra. Adesso ero di fronte a loro in piedi e con un ghigno sul volto. Un ghigno di chi sapeva già che da li non se ne sarebbero andati più da nessuna parte.

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