La MANO di Hayden Seek

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Andava avanti e indietro da almeno mezz'ora. Nel piccolo camerino ingombro, Hayden Seek, si sentiva soffocare. Tutte le stanze del teatro di West Adams erano interrate, illuminate da luce artificiale e come unica fonte di ossigeno avevano piccole bocche di lupo. Il ragazzo camminava schivando appendini colmi di abiti di scena; girando intorno a un grande e inutile divano polveroso in velluto bordeaux e, di tanto in tanto, cercava di rimanere seduto per più di pochi secondi sulla sedia di un mobiletto da toeletta, completo di specchio, che solitamente veniva utilizzato per il trucco. Ma Hayden Seek non aveva bisogno di truccarsi... Ah, sì. Il giovane ed esile ragazzo, carnagione pallida e capelli castani perfettamente ingellati da un lato, si chiamava proprio Hayden Seek, e siccome il suo nome suonava esattamente come Hide and Seek (nascondino) era vissuto fino a quel momento perseguitato dallo scherno di compagni di scuola e amici. Fortunatamente il giovane non aveva mai trovato saggio ribellarsi e venire alle mani, aveva deciso fosse più pratico isolarsi e, esattamente come veniva apostrofato, nascondersi.

«Vieni a giocare a nascondino, Nascondino?» Ecco quello che si sentiva dire quando era più giovane. Si era isolato al punto da voler essere qualcun altro, ed era stato per questo che si era iscritto al corso di teatro.

Ora attendeva impaziente che qualcuno lo chiamasse per l'audizione: era una città piccola quella in cui viveva, non erano tanti i posti disponibili per quel corso che pareva essere molto ambito.

D'un tratto, proprio quando pensava di togliersi il pesante maglione e asciugarsi il sudore della fronte, sobbalzò nel sentire una voce nel corridoio.

«Hayden... Hayden Seek... Ci sei o ti sei nascosto?»

Ecco! Persino lì, persino tra persone adulte il suo nome suscitava battutine. Ma quella sarebbe stata l'ultima volta; Hayden avrebbe dimostrato a tutti di poter essere qualcun altro e tutti avrebbero dimenticato quel suo ridicolo nome.

«Sono qui!» urlò dunque il giovane, stringendo i pugni per darsi coraggio e parlare più forte.

«Tra pochi minuti è il tuo turno... Preparati in corridoio!» La voce annoiata della donna sparì in lontananza. Forse la signora grassottella, era così che Hayden la immaginava, era salita per le scale per seguire le prove sul palcoscenico. Ecco un'altra cosa che il ragazzo faceva per distrarsi: disegnava con la mente volti e corporatura delle persone delle quali sentiva le voci da dove era nascosto. Una volta, il primo giorno di scuola, si era imboscato in uno sgabuzzino del corridoio del piano terra, dopo che certi bambini lo avevano preso in giro. Era rimasto chiuso lì dentro sin dopo il suono della campanella che segnava l'inizio delle lezioni e aveva udito il vociare della bidella, stava sgridando un giovane che correva, così Hayden aveva preso a immaginare la figura della donna e, una volta a casa, aveva scarabocchiato un suo ritratto. Il giorno dopo aveva scoperto che ci era andato tanto vicino, che la bidella avrebbe potuto pensare che il ragazzo l'avesse ritratta osservandola lavorare.

The Addams family and the tales of HalloweenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora