white bakery-parte 1

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la mattinata incomincia con un pugno contro la sveglia, ed il suo interminabile "bip bip". stesa, comoda e al caldo, ma chi me lo fa fare di alzarmi proprio ora? proprio adesso che ho trovato la posizione comoda.
odio le mattine di inverno,ma allo stesso tempo le amo.
la scuola rende l'inverno stressante: le giacche, le sciarpe, gli stivali. insomma, non ti puoi godere nemmeno una giornata addobbata dai fiocchi di neve. non puoi assaporare l'odore del gelo, e non poter cogliere quel leggerlo brivido di serenità, tra un guanto e una guancia rossa della gente che ti guarda.
dal mio condominio si vede tutto, è bello stare al 6 piano, e soprattutto, è bello avere l'ascensore.
ma comunque, oggi è una di quelle giornate piovose, nella quale bisogna vestirsi a cipolla per far si che la mattina non faccia freddo e il pomeriggio non faccia caldo: che odio. è un periodo dell'anno orribile.
in tutto ciò, mi ritrovo sul tavolo con il mio caffelatte e la fetta biscottata con la marmellata e il burro.
non mi va di andare a scuola, tanto per cambiare. nella mia classe sono tutti antipatici.

oltre al rumore della sveglia, odio anche quello del citofono.
"chi è?"
"è tardi cogliona scendi."

un un secondo il mio sguardo si sposta sull'orologio, e nuovamente sui vestiti accatastati sul letto.
una felpa sopra al pigiama, e il primo paio di scarpe che trovo. rigorosamente con calzini diversi.

fuori dalla porta.
"ho dimenticato le chiavi"
rientro, prendo le chiavi.
fuori dalla porta.
"il telefono, cazzo"
rientro, prendo il telefono.
fuori dalla porta.
"le cuffiette"
"vabbè"

prenoto l'ascensore. non so come io possa ancora dare affidamento a una scatola di metallo, arrugginita, che crea un cigolio fastidioso.

non faccio in tempo ad uscire dall' ascensore che Sophia, la mia migliore amica, mi prende dal braccio per strattonarmi e per "darmi una mossa"
"datti una mossa"
"ti odio, per colpa tua mi sono vestita pure male"

trascorro circa 5 minuti con il braccio rosso e stritolato da quella bestia di satana.
sembravano essere passate ore, ma in realtà in quel piccolo lasso ti tempo ero già a scuola.
"dai Jean non fare la tragica"
"Sophia, mi hai stretto il braccio per più di 5 minuti"
"si ma, non farne una tragedia."

nella scuola ci conosciamo un po' tutti. forse ci stiamo anche sulle palle, ma sappiamo il nome, l'età, e la via di casa, di tutto gli studenti.
i primini infatti si trovano sempre in difficoltà, perché si sentono messi da parte, e si vergognano a chiedere qualsiasi cosa.
queste cose però, le si imparano con il tempo. ti invitano ai festini, le cene di classe, i gruppi studio, e via cosi. poi le voci girano e tutti sanno tutto di tutti.
e alla fine non è nemmeno una cosa tanto bella. girano voci anche inventate su ognuno. un esempio è il mio: dicono che sono satanista, solo perché ho messo una croce al contrario, per errore.
la gente ne è veramente convinta.
"Jean a che pensi?"
"nah nulla"

ritorno persa nei miei pensieri insulsi.
stiamo camminando per andare in
classe.
rivedo una fotocopia negli occhi di tutti quelli che mi sfiorano, letteralmente.
tranne lui.
aspetta.
TRANNE LUI.
ma LUI CUI?
mi fermo con gli occhi sbarrato e mi giro più e più volte, ma era come...scomparso?
"Jean?! tutto ok?"
"no, non è tutto ok. non lo hai visto quel ragazzo?"
"siamo in questa scuola da 3 anni, li conosciamo tutti, cosa ti sorprende?"

l'ho,visto,veramente,ne sono certa. era diverso, non lo avevo mai visto prima. è uno nuovo, o magari solo un primino, ma lo avrei gia visto svariate volte in città. lui a un'aria nuova, ma allo stesso tempo un'area familiare.

"ne ho visto una nuovo, non so chi sia"
"Jean, rilassati, oggi sei strana, ma che ti prende."

Sophia mi sta rompendo i coglioni. ogni mio comportamento lo ritiene strano oggi. non sono io quella diversa, ma lei. forse.
continuo per il corridoio, scrutando profondamente tutti, dal primo all'ultimo. mi piace guardare negli occhi la gente per vedere le loro reazioni.
a volte c'è chi mi guarda male, ed altre volte chi è imbarazzato al tanto di abbassare la testa. i miei preferiti sono quelli che sorridono, quelli che mi fanno l'occhiolino e quelli che ricambiano il mio stesso sguardo.

prima ora, primo suicido: verifica di matematica a sorpresa. tutti spaventati, ma per me era ok. ammetto che a scuola sono abbastanza brava. magari non ci vado sempre con molta voglia, ma comunque cerco sempre di impegnarmi un minimo.
per Sophia la situazione è un po' diversa.
ama la scuola: stare con i compagni, scherzare, ridere, e fare gossip ad ogni situazione, ma a scuola va male. non si impegna mai, ed è stata già bocciata un anno: è cosi che siamo finite in classe insieme.

la giornata di scuola è stata anche abbastanza scorrevole. abbiamo perso 2 ore per parlare delle regole antincendio e bla bla. ma seriamente? ste cose le facciamo dalle elementari.

uscite da scuola, io e Sophia andiamo sempre da White Bakary.
per pranzo io prendo sempre il mio Chicken Caesar con insalata, pollo, grana e altro, mentre lei prende il Lox: simile al mio, ma invece che il pollo, il salmone affumicato, ed in più l'avocado, il mango e un'altra salsa.
Il tutto è anche abbastanza econom-
È lui. ECCOLO.

Sussuro.
"Sophia!"
...
"Sophia, girati!"
"dimmi, cosa c'è"
"è lui, il ragazzo di oggi, quello seduto al tavolo"
"uhm, è nuovo, in effetti non l'ho mai visto."
"te lo avevo detto"
anche qui ci conosciamo tutti, non è un paesino molto frequentato in realtà.

abbiamo finito di mangiare, e Sophia continua a fare la scema per attirare la sua attenzione, ma che vuole, è pure fidanzata.
"dai Sophia, vuoi tradire Ale?"
"che dici scema"
e poi ce ne siamo andate, dimenticandoci di tutto.
finché non mi ritrovo davanti al portone della porta di casa.
"ciao Jean"
"a domani Sophia"

un vuoto mi assale e mi sorge il dubbio di aver dimenticato qualcosa. e forse non è un dubbio, ma proprio una certezza.
la sensazione di aver perso un'occasione.
la sensazione di aver perso qualcosa di importante.
ma io non ho niente di più importante di Sophia, e lei sta bene.

Eppure guardo le mie mani, e mi sembra di avere un peso in meno.

ho perso il telefono.

u still feel like homeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora