Capitolo 1

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IL CAPPOTTO

Ormai sono trentadue anni che le mie giornate passano ammirando paesaggi spettacolari, consumo i miei pranzi dove capita e spesso passo la notte sotto le stelle. Il camion che guido è mio e vado su e giù a consegnare merce. Vedo che a cento metri troverò un'area di servizio, il mio stomaco che brontola mi convince a fare una sosta per farlo tacere. Dopo aver posteggiato scendo e il mio culo ringrazia, dopo sedici ore di viaggio ci voleva una sgranchita. Primo step, bagno, altrimenti la mia vescica esploderà. Poi finalmente mi siedo ad uno dei tavoli in legno e una cameriera dalla faccia annoiata mi porta del caffè e prende il mio ordine. Non è molto affollato, infatti il mio hamburger con patatine arriva presto. Mentre mangio noto un ragazzo che mi guarda da fuori, più che guardare me guarda il panino, magari ha fame, ma prima che possa fargli cenno di entrare si accorge del mio sguardo e scappa via.Pago il conto e chiedo una fetta di torta da portare via, che viene subito impacchettata. Mi rimetto in viaggio e dopo neanche cinque minuti vedo qualcuno camminare sul ciglio della strada, rallento un po' e mi rendo conto che è il ragazzo di prima, cosi suono e mi fermo. Lui continua a camminare, così lo chiamo, ma non da segno di aver sentito, così lo richiamo e stavolta si gira. Gli offro un passaggio ma non risponde, possibile che non parli la mia lingua? Ma prima si è girato. Poi lo vedo dirigersi verso il camion, aprire lo sportello e salire a bordo. Be', questo si che è parlare. Risalgo anche io e mi rimetto in moto. Il ragazzo non parla, così gli chiedo dove è diretto, ma non risponde. Ok, penso tra me che quando vorrà scendere me lo dirà. Cammino ormai da un po', piove a dirotto ma ormai sono quasi arrivato alla mia meta, poco dopo intravedo le luci della città a cui sono diretto.Dico al ragazzo che sono quasi arrivato e finalmente sento la sua voce che mi dice che lui abita proprio lì, che era solo scappato dopo una lite con i suoi. Gli offro la torta, deve aver fame, la mangia volentieri. Una volta arrivati lui ha ancora della strada da fare, così gli offro il mio cappotto per ripararsi, lui non vuole perché non sa come restituirlo, ma non ha importanza, allora mi chiede di passare da casa sua prima di ripartire per riprenderlo e mi da l'indirizzo. Il giorno dopo decido di andarci per davvero, più che per il cappotto per assicurarmi che sia arrivato sano e salvo.La porta si apre e mi appare un signore anziano, credo sui settant'anni a cui spiego quello che è successo il giorno prima, ma più vado avanti più sul suo viso appare un tale stupore che mi fanno dubitare che la casa sia quella giusta. Chiedo se è tutto ok e mi risponde che suo figlio è morto vent'anni prima, che devo essermi sbagliato, ma io insisto, l'indirizzo è giusto. Cosi lui mi porta in un piccolo cimitero li vicino, e mi indica la tomba del figlio, ci avviciniamo e vedo poggiato sulla lapide il mio cappotto. Sono esterrefatto, lo dico al vecchio che mi guarda con sguardo perso, io invece non riesco a staccare gli occhi dalla foto sulla lapide, è proprio lui, ma come è possibile? Prendo il cappotto e riaccompagnato a casa il vecchio mi incammino verso il camion, la mia testa è un frullatore al momento, non riesco a capacitarmi su cosa sia successo. Indosso il cappotto, il fresco inizia a farsi sentire, infilo le mani nelle tasche e sento qualcosa. Lo tiro fuori, è un foglio di carta piegato in due, non ricordavo fosse li e lo apro per vedere cosa sia, rimango di sasso.

"NESSUNO SI ERA MAI FERMATO IN TUTTO QUESTO TEMPO, GRAZIE PER AVERMI PORTATO A CASA E PER LA TORTA"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 21, 2021 ⏰

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