In una mattina autunnale in cui la nebbia era stracarica di umidità, il Vice Questore Giovanna Regaldi era china su un cadavere.
Non le quadrava, la posizione del corpo non era compatibile con un suicidio, eppure un testimone affermava di avere visto l'uomo salire sul balcone dell'attico e lanciarsi nel vuoto.
In attesa del medico legale, Giovanna si era avvicinata al morto con la massima cautela, notando che il luogo dell'impatto era perpendicolare al punto di caduta.
Non era un suicidio, ci avrebbe scommesso il distintivo.
Sentendo puzza di toscanello, si alzò e si voltò, irata.
«Ispettore Colasanti, si crede di essere il Tenente Colombo? Spenga quel sigaro, sta inquinando la scena del crimine!»
L'ispettore era arrivato insieme al medico legale, l'anziano Gerolamo Tagliaossa, e a un ragazzotto in tuta bianca. Il nome sulla targhetta era Colombini.
«E lui? Sarebbe tutto quello che la Scientifica può offrirci?»
Il giovane poliziotto non si mostrò offeso, aveva rispetto per l'autorità del Vice Questore, e iniziò a lavorare per rilevare eventuali prove.
«Dottoressa», disse Colasanti, «Il ragazzo è giovane, è vero, ma dicono sia il più brillante della squadra. Si fidi, sa il fatto suo.»
Colombini non parlò fino al termine del suo esame nell'area attorno al cadavere, mentre il medico legale lo analizzava superficialmente.
«Ci sono evidenti lesioni da precipitazione. Posso percepire lesioni scheletriche compatibili con una caduta accidentale: la frattura a mappamondo del cranio e quella ad anello attorno al forame occipitale. Direi che sia precipitato a piombo. Ne saprò di più dopo l'autopsia, ma escluderei il suicidio.»
"Lo sapevo già, vecchio imbecille. Dammi nuovi elementi", pensò Giovanna, ma tenne il commento per sé.
Stava osservando Colombini che, dopo aver registrato l'impronta di una scarpa con la suola a carrarmato, numero 45-46, espresse timidamente un dubbio sull'esame del corpo appena terminato.
«Dottore, mi permetta. Potremmo girarlo? Ho trovato alcune macchioline di sangue poco compatibili con la frattura del cranio, distanti dal corpo.»
Capovolgendo il morto si videro chiaramente due fori, uno tondo, presumibilmente da arma da fuoco e una ferita da taglio, forse da pugnale.
Pennacchi modificò la sua tesi: «Ebbene, quest'uomo non è caduto accidentalmente, ma è stato gettato, forse da morto. Vi farò avere il rapporto dell'autopsia non appena possibile. Colombini, mi compiaccio della sua intuizione. Ovviamente dovremo anche effettuare un esame balistico, nell'ipotesi che il proiettile sia ancora nel soggetto. Buona giornata, torno in obitorio.»
Giovanna si guardò attorno, dov'era il testimone?
Perché non l'avevano trattenuto? Una schiera di poliziotti e si erano persi la persona informata dei fatti. Incapaci.
Quello non era un insospettabile testimone, probabilmente era l'omicida. O un complice. E si era dato alla fuga.
Guardò Colasanti e sbuffò.
«Cercate di rintracciare il "testimone". Ho la sensazione che sappia molto di più di quanto abbia detto in precedenza. Lo voglio in Questura entro oggi pomeriggio.»
Allacciò il soprabito e si avviò all'auto di servizio, era iniziata un'altra giornata di merda.
![](https://img.wattpad.com/cover/289180291-288-k913834.jpg)